video suggerito
video suggerito
Manovra 2026

Pensioni, l’adeguamento dell’età con l’aspettativa di vita sarà bloccato in manovra, ma non per tutti

L’ aumento automatico di tre mesi di lavoro in più richiesti per andare in pensione di vecchiaia, che scatterebbe nel 2027, sarà congelato nella prossima manovra. Ma non per tutti. Ecco le ipotesi allo studio del governo.
A cura di Annalisa Cangemi
6 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

In vista della prossima legge di Bilancio il governo aveva assicurato di voler bloccare l'aumento automatico di tre mesi dell'età pensionabile. Il piano dichiarato sarebbe quello di sterilizzare per un biennio l'aumento automatico previsto dal 2027: l'età per il pensionamento di vecchiaia rimarrebbe ferma a 67 anni, fino al 2029, non ci sarebbe dunque l'aumento di tre mesi previsto. Ora, secondo quanto spiega oggi il Messaggero, la misura è a rischio: l'aumento automatico di tre mesi di lavoro in più prima di andare in pensione di vecchiaia, che scatterebbe nel 2027, sarà congelato nella prossima manovra, ma non per tutti.

Della questione si parla da mesi, cioè da quando stime dell'Istat hanno accertato un miglioramento della speranza di vita. Ma la conseguenza è che, con l'attuale sistema pensionistico, se le persone in media vivono di più, significa che si alzano i requisiti (età e di anni di contributi versati) richiesti per poter lasciare il lavoro.

Oggi per la pensione di vecchiaia ci vogliono 67 anni di età, mentre per la pensione anticipata ci vogliono 42 anni e 10 mesi di contributi versati (un anno in meno per le donne). Da inizio 2027 dovrebbe scattare uno aumento di tre mesi: 67 anni e tre mesi per la vecchiaia, 43 anni e un mese per l'anticipata (sempre un anno in meno per le donne).

Congelamento dell’aumento dei requisiti per andare in pensione: le ipotesi del governo

Il costo per bloccare l'aumento è molto alto e il governo, che non ne ha fatto cenno nel Documento programmatico di finanza pubblica (Dpfp), sta lavorando ad alcune norme per contenere l'impatto economico. Secondo il Messaggero nei tavoli tecnici che stanno affrontando il dossier si vagliano almeno due soluzioni. L'ipotesi principale – riporta il quotidiano – prevede che la sospensione dell'aumento dei tre mesi dell'età di pensionamento scatti soltanto per chi nel 2027 avrà già compiuto 64 anni. Per loro lo scalino dei tre mesi non ci sarebbe più. Questo significa, per esempio, che se un lavoratore ha 62 anni, pur avendo lavorato per 42 anni e 10 mesi si vedrà applicato l'aumento dei tre mesi. Il taglio della platea dei beneficiari sarebbe consistente. Secondo le prime stime il costo di questa misura scenderebbe da 1 miliardo l'anno a 300 milioni.

Ci sarebbe anche un'altra strada sul tavolo – scrive il quotidiano – che sarebbe stata proposta dalla Ragioneria generale. Far scattare per il 2027 almeno un mese di aumento dell'età di pensionamento. Cosa che potrebbe avvenire sia direttamente, sia passando per l'introduzione di una finestra mobile, vale a dire il periodo che passa tra il momento in cui si matura il diritto alla pensione e il momento in cui poi effettivamente si può lasciare il lavoro.

Il quotidiano ricorda che la Ragioneria "aveva posto anche un altro tema rilevante sul congelamento dell'adeguamento dell'età di pensionamento all'aspettativa di vita". In questo caso il nodo è quello dei coefficienti di trasformazione, cioè del moltiplicatore che consente il calcolo della pensione in base ai contributi versati, che è un secondo meccanismo di stabilizzazione che serve a controbilanciare l'aumento dell'aspettativa di vita. Il quotidiano riporta anche una stima: la Ragioneria – spiega – ha calcolato che se l'adeguamento all'aspettativa di vita fosse cancellato senza intervenire sui coefficienti, le pensioni si ridurrebbero di circa il 9 per cento.

6 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views