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Manovra 2026

Pensioni, la Lega contro il governo: vuole bloccare l’età pensionabile e rinnovare Quota 103 e Opzione donna

Dagli emendamenti della Lega alla legge di bilancio 2026 emerge una bocciatura quasi totale nei confronti del governo Meloni, per quanto riguarda le pensioni. Tra le richieste del Carroccio: lo stop dell’età pensionabile, la proroga di Quota 103 e Opzione donna, un nuovo meccanismo per usare il Tfr per lasciare il lavoro in anticipo. Anche FI chiede di rinnovare Opzione donna e Quota 103, più cauto FdI.
A cura di Luca Pons
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La mossa della Lega sulla manovra 2026 è arrivata. Anche se il Carroccio ha presentato molti meno emendamenti di Forza Italia, le proposte per quanto riguarda le pensioni sono decisamente più radicali, e si discostano completamente dalla linea tracciata dal governo (e dal ministro dell'Economia, il leghista Giancarlo Giorgetti). Tra le proposte di modifica della Lega c'è il blocco dell'età pensionabile, ma anche il rinnovo di Quota 103 e Opzione donna per un altro anno – un'idea condivisa con Forza Italia – e l'introduzione di un nuovo meccanismo che permetta ai lavoratori di usare il proprio Tfr per andare in pensione prima.

Ci si aspettava che dai leghisti sarebbero arrivate le proposte più nette, specialmente in tema di pensioni. D'altra parte, il superamento della legge Fornero è stato per anni uno dei cavalli di battaglia di Matteo Salvini, e questa legge di bilancio lo allontana ancora di più.

Bloccare l'aumento dell'età pensionabile con i soldi delle banche

Così, tra i 399 emendamenti depositati dai leghisti, spunta quello a firma Murelli, Dreosto e Testor che propone di cambiare radicalmente l'articolo 43, per fargli dire che "l'incremento dei requisiti di accesso al sistema pensionistico" che sarebbe stato previsto nel 2027 e nel 2028 "non si applica".

È una misura che va in direzione opposta rispetto all'esecutivo, che si era impegnato a ‘mitigare' l'aumento dell'età pensionabile facendo occhio però ai conti pubblici. L'aumento avrebbe dovuto essere di tre mesi dal 2027, invece il governo Meloni l'ha fissato a un mese nel 2027 e altri due nel 2028.

Il motivo principale è che bloccare l'età pensionabile costa parecchio, oltre ad avere possibili effetti negativi con il sistema pensionistico attuale. Come propone di pagarlo, la Lega? Raddoppiando l'aumento dell'Irap imposto alle banche. Una misura che porterebbe a incassare circa 3,4 miliardi di euro nei prossimi tre anni, secondo i tecnici del Carroccio.

Lega e FI vogliono rinnovare Quota 103 e Opzione donna

Fermare l'età pensionabile è la proposta più radicale della Lega, ma su altre misure i partiti della maggioranza potrebbero aprire a un compromesso. Ad esempio, sia i salviniani che Forza Italia chiedono di rinnovare Quota 103 e Opzione donna per un altro anno.

Entrambe le misure di pensionamento anticipato, per come il governo Meloni le ha modificate negli ultimi anni, sono diventate estremamente selettive. Interessano poche migliaia (o poche centinaia, nel caso di Opzione donna) di contribuenti all'anno. Ma si tratta comunque delle principali forme di anticipo pensionistico rimaste. Cancellarle, per il centrodestra, significherebbe lasciare quasi unicamente la legge Fornero come possibilità per il pensionamento.

Per questo, due emendamenti di Lega e FI sono quasi identici e chiedono di prolungare Quota 103 – in pensione con 62 anni di età e 41 di contributi, con ricalcolo contributivo e finestra d'attesa di diversi mesi – anche nel 2026. Costerebbe tra i 90 e 100 milioni: non poi molto, per una misura che il Carroccio considera di bandiera. La stessa cosa succede per Opzione donna, che costerebbe anche meno: sia leghisti che forzisti chiedono di non cancellarla, almeno per un anno.

Su Opzione donna l'emendamento di Fratelli d'Italia è invece una via di mezzo. Si propone di lasciare aperta la misura solo a chi ha maturato i requisiti al 31 dicembre 2024, senza prolungare la scadenza di un anno. Ma si cambiano leggermente i requisiti: oltre a donne con grave invalidità civile e cargiver, potranno accedervi le donne disoccupate perché hanno perso il lavoro (per licenziamento, dimissioni per giusta causa o risoluzione o scadenza del contratto), se nei tre anni prima di perdere il lavoro hanno lavorato per almeno diciotto mesi da dipendenti. Un altro requisito piuttosto cervellotico da raggiungere, che sostituisce il precedente (donne licenziate o dipendenti di aziende in crisi).

Usare il Tfr per andare in pensione in anticipo

Infine, la Lega avanza una proposta di cui si era molto parlato nelle settimane in cui il governo preparava la manovra: l'uso del Tfr per raggiungere i requisiti minimi per la pensione. Dopo le varie anticipazioni, evidentemente il governo Meloni ha scelto di escludere questa misura dalla manovra.

Ma ora il Carroccio ci riprova. La norma permetterebbe a chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995, quindi è interamente in regime contributivo, di aggiungere il proprio Tfr o Tfs alla somma dei contributi accumulati.

Oggi questi lavoratori devono avere almeno 20 anni di contributi e almeno 64 anni di età per lasciare il lavoro con la pensione anticipata. Ma soprattutto, il loro assegno pensionistico deve essere pari ad almeno tre volte l'assegno sociale, ovvero pari a circa 1.600 euro lordi. La Lega propone che, se i contributi non bastano per raggiungere la cifra necessaria, il lavoratore o la lavoratrice possa scegliere di metterci anche i soldi del Tfr.

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