Pensioni, il chiarimento Inps sulle nuove aliquote di rendimento: quando si applicano e per quali categorie

Per i dipendenti degli enti locali, della sanità, gli insegnanti e gli ufficiali giudiziari che andranno in pensione anticipata tra i 65 e i 67 anni, non scatta la deroga sulle aliquote di rendimento per la parte retributiva della pensione, modificate con la legge di Bilancio del 2024.
Lo fa sapere l'Inps, ricordando che con la legge di Bilancio per il 2025 à stata adeguata l'età per la risoluzione obbligatoria del rapporto di lavoro, una volta raggiunti i requisiti per la pensione anticipata, al requisito anagrafico previsto per la pensione di vecchiaia, passando quindi da 65 a 67 anni.
In pratica l'istituto di previdenza, con il messaggio n. 2491 del 25 agosto 2025 ha fornito chiarimenti sul contenuto della circolare n. 53 del 5 marzo, che riguarda le novità introdotte dalla manovra 2025 sulla pensioni. Queste nuove norme riguardano gli iscritti a quattro gestioni storiche del pubblico impiego confluite nell'Inps, che hanno regole specifiche per il calcolo della pensione e per cui sono cambiate le aliquote di rendimento, ovvero quei parametri che trasformano in pensione una quota della retribuzione annua (quota retributiva).
Quali casse pensionistiche speciali sono interessate
Le quattro categorie di pensionati interessate sono:
- Cpdel, la cassa per le pensioni ai dipendenti degli enti locali;
- Cps, la cassa per le pensioni ai sanitari;
- Cpi, la cassa per le pensioni agli insegnanti di asilo e di scuole elementari parificate;
- Cpug, la cassa per le pensioni agli ufficiali giudiziari, agli aiutanti ufficiali giudiziari e ai coadiutori.
In genere l’aliquota storica di rendimento era circa 2% per ogni anno di contributi, fino a un massimo di 40 anni. Con la Legge di Bilancio 2024, per i contributi maturati entro il 31 dicembre 1995 (fino a 15 anni), è stata introdotta una nuova aliquota più favorevole del 2,5% annuo, mentre per il resto della contribuzione si mantiene il sistema storico del 2%.
Con la legge 30 dicembre 2023, n. 213, le aliquote di rendimento sono state aggiornate, ma la loro applicazione resta obbligatoria per chi esce dal lavoro tra i 65 e i 67 anni, mentre restano escluse solo le pensioni di vecchiaia conseguite dopo il raggiungimento del limite ordinamentale (cioè l'età prevista dagli ordinamenti per la cessazione obbligatoria dal servizio). A partire da quest'anno l’età ordinamentale di uscita dal lavoro coincide con quella della pensione di vecchiaia, e cioè 67 anni per il biennio 2025/2026, ed è stata introdotta la possibilità per le pubbliche amministrazioni di trattenere il personale fino a 70 anni, se c'è accordo con il lavoratore.
Cosa dice l'Inps nell'ultimo messaggio del 25 agosto
Spiega l'Inps nel messaggio del 25 agosto:
La deroga all'applicazione delle nuove aliquote di rendimento di cui alla legge 30 dicembre 2023, n. 213 (di seguito, legge di Bilancio 2024), si legge, non trova applicazione nei casi di risoluzione del rapporto di lavoro per dimissioni intervenute a partire dall'anno 2025 in presenza di un'età anagrafica pari o superiore a 65 anni ma inferiore a 67″.
L'Inps ricorda che la legge di Bilancio 2025 "ha innalzato, a decorrere dall'anno 2025, il limite ordinamentale rapportandolo al requisito anagrafico per il raggiungimento della pensione di vecchiaia (per il biennio 2025/2026 pari a 67 anni di età). Il comma 165 ha introdotto la facoltà, per le pubbliche Amministrazioni di trattenere in servizio oltre il limite ordinamentale ed entro il compimento del settantesimo anno di età il personale dipendente di cui ritengono necessario avvalersi, previa disponibilità dell'interessato".
Tenuto conto che l'articolo 1, comma 161, secondo periodo, della legge di Bilancio 2024 prevede che le nuove aliquote di rendimento non trovano applicazione nei casi di cessazione dal servizio per raggiungimento dei limiti di età o di servizio previsti dagli ordinamenti di appartenenza, l'Inps chiarisce che, "per effetto delle modifiche ai limiti ordinamentali, detta disciplina derogatoria trova applicazione per le pensioni di vecchiaia liquidate a carico della Cpdel, della Cps della Cpi e della Cpug a seguito di risoluzione obbligatoria del rapporto di lavoro alle dipendenze di una pubblica Amministrazione".
Quando si applicano le nuove aliquote di rendimento
Le nuove aliquote si applicano quando il lavoratore decide di dimettersi prima dei 67 anni, ad esempio a 65 o 66. Mentre le stesse aliquote introdotte nel 2024 non si applicano nei seguenti casi:
- pensionamenti di vecchiaia per limiti ordinamentali (67 anni)
- dipendenti di datori di lavoro che hanno perso la natura pubblica ma sono rimasti iscritti alla Cpdel
- pensioni di vecchiaia in cumulo se il rapporto di lavoro si conclude per raggiunti limiti di età
- dimissioni dopo il superamento dei limiti di età durante il trattenimento in servizio
Crollano le uscite flessibili dal lavoro
Gli ultimi dati Inps sulle pensioni, e in particolare sulle uscite flessibili dal lavoro, dicono che i numeri di questi ultimi sono crollati nel 2024. Durante l'anno scorso le uscite flessibili dal lavoro sono state 36.983, sostanzialmente dimezzate rispetto alle 69.315 del 2023.
Secondo quanto emerge dal Rendiconto sociale dell'Inps il calo è legato alla drastica diminuzione di Quota 103 dovuto prevalentemente al ricalcolo interamente contributivo con le pensioni liquidate con questa misura, che sono passate da 23.249 a 1.154, e a quello di Opzione donna con il passaggio da 12.763 uscite nel 2023 a 4.794.
Le uscite con l'Ape sociale sono state nel 2024 17.742 a fronte delle 19.529 del 2023 mentre i pensionamenti dei precoci nel periodo sono state 11.044 a fronte delle 11.918 del 2023. I lavoratori andati in pensione con la misura prevista per gli usuranti sono stati 2.249, in aumento rispetto ai 1.856 del del 2023.
Nel 2021 le uscite flessibili nel complesso erano state 161.192, grazie soprattutto alle 112.982 pensioni con Quota 100 nel terzo e ultimo anno previsto per la misura introdotta per un triennio dal Governo Gialloverde nel 2019 . Nel 2024 sono state liquidate anche 13.174 pensioni con Quota 103 senza ricalcolo con il metodo contributivo sulla base della normativa precedente (a persone che avevano raggiunto i requisiti prima dell'introduzione del ricalcolo).
Cosa vuole fare il governo Meloni con le pensioni nel 2025
Visti numeri, Quota 103, che permette di andare in pensione a 62 anni con 41 anni di contributi, sembra stia per andare in soffitta, stando anche alle ultime dichiarazioni del sottosegretario leghista Claudio Durigon, mentre Opzione donna, nelle intenzione del governo, potrebbe essere rafforzato. La Lega punta piuttosto sulla proposta di usare il Tfr come rendita per andare in pensione a 64 anni: l'idea è quella di allargare la possibilità di andare in pensione anticipatamente a 64 anni con 25 di contributi, un calane previsto per chi sta nel sistema contributivo, a tutti i lavoratori, anche a coloro che hanno contributi precedenti al 1996.
In ogni caso bisognerà fare i conti con le risorse disponibili, e le proposte dovranno essere attentamente valutate dalla Ragioneria, visto che soltanto la sospensione dei tre mesi di aumento dell’età richiederebbe circa un miliardo di euro di copertura: sempre Durigon ha dichiarato che ci sarebbe l'ok del ministro Giorgetti per sterilizzare per un biennio l'aumento automatico previsto dal 2027, e dovrebbe esserci nella prossima manovra il decreto per congelare l'aumento dei requisiti pensionistici. Questo significa che l'età per il pensionamento di vecchiaia rimarrà ferma a 67 anni, esattamente come è adesso, fino al 2029.
Molto probabilmente sarà confermato anche il bonus Giorgetti, cioè l'incentivo che premia i lavoratori dipendenti del pubblico e del privato, che maturano i requisiti per la pensione anticipata ma scelgono di rimanere al lavoro, ricevendo in busta paga una quota aggiuntiva pari ai contributi Inps, totalmente esentasse e non soggetta a Irpef.