Pensioni, saltano riscatto laurea e finestre mobili dopo lo scontro in maggioranza sulla manovra

Il governo ha fatto marcia indietro sulla stretta al riscatto della laurea per le pensioni anticipate che avrebbe portato ad un allungamento, fino a 30 mesi nel 2035, della maturazione dei requisiti per il prepensionamento. La norma in un primo momento era stata soppressa dal maxi-emendamento del Mef mentre si attendevano modifiche sulla misura che riguarda l'ampliamento fino ai sei mesi delle finestre per ottenere la pensione anticipata. I correttivi erano arrivati dopo il caos scoppiato all'interno della stessa maggioranza, con la Lega in prima linea a chiedere la cancellazione immediata delle due misure in materia previdenziale, cioè appunto l'estensione delle finestre mobili e le penalizzazioni sul riscatto della laurea, ai fini del prepensionamento.
Durante la notte, dopo due giorni di polemiche, la decisione è stata quella di stralciare buona parte della riformulazione proposta dal governo contenente sostegni alle imprese per un valore di 3,5 miliardi. Le misure in questione dovrebbero confluire in un Dl che dovrebbe approdare in uno dei prossimi due Cdm attesi entro il 2025. Come dicevamo, sulla diminuzione del peso del riscatto della laurea il governo era intervenuto ieri sopprimendo il testo, trovando una copertura all'interno dei fondi nello stato di previsione del Mef destinati alle infrastrutture. Sul secondo punto, quello dell'allungamento delle finestre mobili, no. Così quando l'esecutivo, su richiesta di chiarimento delle opposizioni, ha annunciato in commissione che non sarebbero arrivati nuovi testi per eliminare tutte le norme sulla previdenza, la Lega ha annunciato il voto contrario all'intero pacchetto da 3,5 miliardi.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, impegnata al vertice Ue, non avrebbe avuto contatti con i ministri e non sarebbe stata informata dello scontro sulle pensioni: "No, non ho avuto modo, come immaginerete, essendo uscita alle ore 4 del mattino, di parlare di niente che riguarda i temi italiani, quindi mi perdonerete se su questo non sono in grado di dare delle risposte".
Cos'è successo e perché la maggioranza è andata in tilt sulle pensioni
In un primo momento però, la norma sul riscatto della laurea sembrava solamente ridimensionata e non interamente soppressa. Il ministro Giorgetti infatti, aveva fatto intendere di averla mantenuta per tutti i riscatti successivi all'entrata in vigore della legge di bilancio, cioè il 2026, eliminandone invece l'effetto retroattivo: "Per il futuro uno potrà riscattare, ma saprà che quello che versa aumenterà la pensione che riceverà, ma non inciderà rispetto alla data di pensionamento".
A dar prova delle divisioni all'interno della maggioranza, il senatore in Commissione bilancio, Claudio Borghi (peraltro collega di partito di Giorgetti) ha smentito questa versione: "È sbagliato, è proprio cancellata. È facile da leggere".
Il relatore leghista Borghi si era poi scagliato contro la nuova versione dell'emendamento: "È un passo in avanti che non ci siano i riscatti delle lauree, ma non ci sono le finestre. Chiediamo al governo una riformulazione differente"
Stralciata gran parte del maxiemendamento, opposizioni: "Maggioranza implosa"
Alla fine nella notte è arrivata la decisione della maggioranza di stralciare gran parte del maxiemendamento del governo su pensioni e imprese. Nel nuovo emendamento, che è stato depositato in commissione Bilancio, sopravvivono le misure sulla rimodulazione del Pnrr, sull'iperammortamento, nella stessa formulazione precedente e quindi con la proroga al 2028 e la stretta sugli investimenti green. Saltano invece tutte le misure sulle pensioni, contestate dalla Lega.
"Tutto il resto, invece, sarà trasfuso in nuovo decreto che sarà approvato la settimana prossima", ha spiegato ieri sera tardi il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, dopo un confronto con maggioranza e opposizioni. "Ci sarà uno stralcio, una riscrittura. E tutto il resto verrà trasfuso in un decreto", ha aggiunto Ciriani. E sulle pensioni: "Adesso vedremo, la Lega ha posto un problema sulle coperture previdenziali. Troveremo un’altra soluzione".
Secondo le opposizioni la maggioranza è implosa. Il capogruppo Pd in Commissione Daniele Manca ha commentato così: "Non ci sono più l'emendamento Giorgetti, né la Lega, né il governo". Mentre il presidente dei senatori M5s Stefano Patuanelli ha attaccato: "Non è successo un fatto nuovo, non è che abbiamo trovato una cosa che non era coperta, un errore materiale. Questa cosa salta per una questione politica interna alla maggioranza e alla Lega".
Per Raffaella Paita, capogruppo di Italia viva, "Giorgetti è venuto qui a manovra già chiusa con un'altra manovra da 3,5 miliardi, hanno chiesto sulla base di questo delle coperture e delle azioni. Il diktat della Lega, il suo partito, sulla previdenza, ha fatto sì che tutti gli obblighi che avevano preso con gli imprenditori non ci sono più. Non esiste più la maggioranza di governo. Se Giorgetti avesse un po' di dignità domattina se ne andrebbe".
Le riunioni sono andate avanti nel corso della notte ma è evidente che all'interno della maggioranza non si respira un clima sereno. Dopo una sospensione dei lavori e un vertice di maggioranza, gli alleati continuano a litigare sulle pensioni. I ripetuti passi in avanti e dietrofront hanno ricadute sull'iter della manovra, a meno di due settimane dall'esercizio provvisorio.