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Pensioni

Pensioni, chi può lasciare il lavoro in anticipo oggi e come potrebbero cambiare le cose nel 2024

Da Quota 103 a Opzione donna, le possibilità per andare in pensione anticipata cambieranno poco – probabilmente – l’anno prossimo. Nella manovra, infatti, si va verso una conferma della situazione attuale, con qualche modifica possibile a Opzione donna e un nuovo rinvio per Quota 41.
A cura di Luca Pons
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La riforma delle pensioni sarà uno dei punti principali su cui il governo Meloni si concentrerà nella prossima manovra. Oggi, il pensionamento anticipato prima dei 67 anni di età è quello di Quota 103, che probabilmente sarà rinnovata di un anno. C'è poi Opzione donna, che potrebbe essere confermata o modificata. Non ci sarà spazio, invece, per l'obiettivo Quota 41 che la Lega ha reso da tempo una sua bandiera elettorale.

Chi può usare Quota 103, i requisiti in caso di conferma nel 2024

Il rinnovo di Quota 103 anche per il 2024 è stato già accennato come possibilità da diversi esponenti del governo. Il motivo principale è semplice: costa poco. Infatti, la possibilità di andare in pensione con 62 anni di età e 41 anni di contributi coinvolgerebbe un gruppo relativamente ridotto di lavoratori: chi compirà 62 anni l'anno prossimo (classe 1962) e raggiungerà o ha già raggiunto anche il requisito di anzianità contributiva.

Dovrebbe quindi aver iniziato a lavorare al massimo nel 1983 e non avere nessun buco contributivo. Questa fascia di persone potrà andare in pensione senza riduzioni dell'assegno (se non per il fatto che è rimasti nel mondo del lavoro per meno tempo). Chi non rispetta questi requisiti dovrà attendere l'altra pensione anticipata, quella che si può ottenere con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, oppure con a 41 anni e 10 mesi du contributi per le donne.

Gli svantaggi di Quota 41

L'alternativa a cui vorrebbe arrivare la Lega di Matteo Salvini, che però dovrà rinunciarvi quasi certamente nel 2024, sarebbe Quota 41. In pensione con 41 anni di contributi, a prescindere dalla propria età. La stima dell'Inps è che la misura costerebbe tra i 4 e 9 miliardi di euro all'anno fino al 2029. Una cifra che in questo momento il governo non può pensare di mettere da parte, anche perché il ministro dell'Economia Giorgetti ha già chiarito che con il calo della natalità in corso non è pensabile una riforma ambiziosa del sistema previdenziale.

Oggi possono accedere a Quota 41 solo i lavoratori che hanno versato almeno 12 mesi di contributi prima dei 19 anni e che sono caregiver, hanno una disabilità superiore al 74% o hanno svolto mansioni gravose o usuranti. Una possibilità per allargarla – che però difficilmente sarà considerata quest'anno – sarebbe quella di proporre a chi sceglie Quota 41 di accettare un assegno più basso: calcolare la pensione con il metodo contributivo, invece che con quello retributivo. A quel punto però l'anticipo potrebbe diventare sconveniente, considerando che esiste già una pensione anticipata a 41 anni e 10 mesi per le donne e 42 anni e 10 mesi per le donne.

Come cambia Opzione donna

Resta poi il nodo Opzione donna. La misura rivolta alle lavoratrici esiste dal 2004 ed è sempre stata prorogata, ma nel 2023 è arrivata una decisa stretta sui requisiti. Oggi possono approfittarne solo le donne che sono caregiver, hanno una disabilità superiore al 74% o sono dipendenti (o licenziate) di un'azienda in crisi. In più, come negli anni scorsi, accedere a Opzione donna significa rinunciare a una parte importante dell'assegno, che viene ricalcolato con il metodo contributivo perdendo fino al 30%.

Per quanto riguarda l'età, bisogna avere almeno 60 anni (che diventano 59 con un figlio e 58 con due o più figli) e aver versato 35 anni di contributi. L'anno prossimo la misura potrebbe essere confermata identica, oppure potrebbero essere leggermente ampliati i paletti dell'età.

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