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Pensioni 2026: come cambiano importi e rivalutazioni, dagli assegni minimi agli scaglioni più alti

Dal 1° gennaio 2026 le pensioni saranno rivalutate del +1,6%, secondo le stime attuali. Sono previsti aumenti per tutte le fasce, con un trattamento minimo che sale a oltre 613 euro. Ecco come funzionano i calcoli e cosa aspettarsi davvero.
A cura di Francesca Moriero
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A partire dal 1° gennaio 2026, tutti i trattamenti pensionistici e assistenziali saranno aggiornati in base all'andamento del costo della vita. Questa operazione, nota come rivalutazione delle pensioni, serve ad adeguare gli importi percepiti mensilmente dai pensionati all’inflazione, per preservarne il potere d'acquisto. L'INPS sta infatti completando le attività di rivalutazione entro gennaio 2025, sulla base dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati; secondo quanto previsto nel Documento programmatico di finanza pubblica, la variazione per il 2026 sarà pari al +1,6%.

Ecco come funziona la rivalutazione, chi riguarda, quali sono le nuove soglie e quanto aumenteranno gli importi mese per mese.

Che cos'è la rivalutazione delle pensioni

Ogni anno, lo Stato aggiorna gli importi delle pensioni per compensare l'aumento dei prezzi (inflazione). Questo meccanismo è definito per legge e prende il nome di perequazione automatica. La rivalutazione si applica in percentuali diverse a seconda dell'importo mensile della pensione:

  • 100% della variazione per chi prende fino a 4 volte il trattamento minimo;
  • 90% per chi prende tra 4 e 5 volte il trattamento minimo;
  • 75% per chi percepisce oltre 5 volte il minimo.

Nel 2026, la variazione prevista dell'indice sarà +1,6%. Ecco come si traduce in termini pratici.

Che cos'è il trattamento minimo e di quanto sale

Il trattamento minimo è la soglia base mensile sotto la quale, per legge, non può scendere una pensione integrata al minimo. Nel 2025 era fissato a 603,40 euro, e con l'aumento dell'1,6% previsto, salirà nel 2026 a 613,05 euro. Questo valore non è solo un punto di riferimento per i pensionati con assegni più bassi, ma serve anche a calcolare i limiti di accesso a prestazioni collegate al reddito (come assegni sociali o integrazioni). Inoltre, i trattamenti minimi beneficeranno anche di un ulteriore incremento previsto dalla legge di Bilancio.

L'aumento straordinario delle pensioni minime

La legge di Bilancio 2025 ha prorogato anche per il 2026 anche un aumento straordinario delle pensioni minime. Questo incremento, previsto originariamente dalla legge di Bilancio 2023, sarà del +1,3% nel 2026 (era +2,2% nel 2025). Applicando questa maggiorazione al nuovo minimo rivalutato di 613,05 euro, si ottiene un importo finale di circa 621 euro mensili per le pensioni minime maggiorate.

Anche altre prestazioni sociali saranno adeguate:

  • L'assegno sociale salirà da 443,95 euro a 451,05 euro.
  • Gli assegni assistenziali da 538,69 euro a 547,30 euro.

Come si calcolano gli aumenti delle pensioni

L'adeguamento degli importi pensionistici si basa su un sistema a scaglioni. Questo vuol dire che non tutte le pensioni ricevono la rivalutazione piena del +1,6%, ma solo quelle più basse. In pratica, lo Stato applica l'intera percentuale dell’inflazione (nel nostro caso l’1,6%) solo alle pensioni fino a quattro volte il trattamento minimo, cioè fino a circa 2.452 euro lordi al mese. Se l’importo mensile è compreso tra 4 e 5 volte il minimo (quindi tra circa 2.452 e 3.065 euro), la rivalutazione si riduce al 90% della percentuale intera, quindi si applica l'1,44%. Per le pensioni oltre questa soglia, cioè superiori a circa 3.065 euro, si scende ancora, con una rivalutazione pari al 75% dell’1,6%, ovvero l’1,2%.

È importante sapere che il calcolo non viene fatto “in blocco” sull’intero importo della pensione, ma per fasce progressive. Significa che:

  • i primi 2.452 euro vengono rivalutati al 100% dell’1,6%;
  • la parte tra 2.452 e 3.065 euro al 90%;
  • e solo l’eccedenza oltre i 3.065 euro al 75%.

In questo modo, chi percepisce una pensione più alta riceve comunque un incremento, ma in proporzione minore rispetto a chi ha un assegno più basso.

Alcuni esempi

Ecco invece quanto cambieranno effettivamente gli importi mensili nel 2026.

Se nel 2025 una persona percepisce una pensione da mille euro, con la rivalutazione dell'1,6% l’importo salirà a circa 1.016 euro al mese, quindi con un aumento di 16 euro. Per una pensione di 1.500 euro, l'incremento sarà di circa 24 euro, portando l’assegno a 1.524 euro mensili. Salendo ancora, chi riceve duemila euro al mese, nel 2026 avrà un incremento di 32 euro, con un nuovo importo attorno ai 2.032 euro. Le cose cambiano un po' invece per chi percepisce più di 2.452 euro, perché – come spiegato – entra in gioco il meccanismo delle fasce. Ad esempio, una pensione da 2.500 euro crescerà di circa 39 euro e 90 centesimi, mentre una da 2.800 euroaumenterà di poco più di 44 euro.

Per una pensione di 3.100 euro, l’aumento previsto sarà invece di circa 45 euro, grazie all'applicazione dell’1,6%, dell’1,44% e dell’1,2% sulle varie porzioni dell’assegno. Queste cifre sono indicative ovviamente ma sono comunque molto vicine alla realtà: danno un'idea concreta di quanto inciderà la rivalutazione del 2026 sulle tasche dei pensionati.

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