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Pd, Elly Schlein vuole Stefano Bonaccini come presidente del partito

Sì è appena concluso l’incontro tra Elly Schlein e Stefano Bonaccini: dopo il confronto Schlein ha deciso di proporre all’Assemblea del Partito Democratico il nome di Stefano Bonaccini come presidente.
A cura di Annalisa Cangemi
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È bastato l'ennesimo colloquio tra i due per mettersi d'accordo: la neo segretaria Elly Schlein ha proposto a Bonaccini la presidenza del Partito Democratico. Il dialogo stavolta è stato a distanza, in videoconferenza, perché il governatore dell'Emilia-Romagna era a Bologna e Schlein a Roma, dove è rientrata dopo il funerale di Bruno Astorre a Colonna, paese a poco più di 30 km dalla capitale.

L'incontro è durato circa tre ore, e non è il primo tra i due. È stato un colloquio positivo svolto in un clima di piena collaborazione, fa sapere una nota del Pd. Sarà dunque quello del suo ex sfidante alle primarie il nome che la leader dem proporrà per la presidenza dell'Assemblea nazionale, che si riunirà per la prima volta domenica 12 marzo.

La seduta si svolgerà a Roma, al Centro congressi "La Nuvola": i lavori inizieranno alle ore 10.30 e saranno trasmessi in diretta streaming sul sito e sulla pagina Facebook di Radio Immagina, oltre che sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del Pd. La nuova Assemblea nazionale del Partito democratico, composta dagli oltre ai 600 membri eletti mediante liste collegate direttamente alle candidature a segretario nazionale alle primarie, dovrà anche formalizzare l'elezione di Elly Schlein a segretaria del partito, dopo un voto a maggioranza assoluta. Nel caso non ricevesse la fiducia si andrebbe a nuove elezioni per l'Assemblea e per il segretario.

L'Assemblea dovrà anche eleggere, a scrutinio segreto, il suo presidente, che è anche il presidente del partito: "Nel caso in cui nessun candidato abbia conseguito nella prima votazione un numero di voti almeno pari alla maggioranza dei componenti, si procede immediatamente a una seconda votazione, sempre a scrutinio segreto, di ballottaggio tra i due candidati più votati", si legge nello Statuto dei dem. Il presidente dell’Assemblea nazionale resta in carica per la durata del mandato dell'Assemblea, quindi per quattro anni, e ha il compito di convocare almeno una volta ogni sei mesi l'Assemblea.

La scelta è ricaduta su Stefano Bonaccini non casualmente: l'obiettivo di Schlein è quello di mantenere l'unità del partito, e quindi affidare l'incarico al suo ex avversario ai gazebo serve a concedere un ruolo di primo piano alla minoranza, evitando pericolosi malumori e spaccature.

La segretaria, secondo quanto ha riferito un parlamentare della sua area, fino a poco prima del colloquio sembrava ancora più orientata a proporre la vice-segreteria a Bonaccini, ma anche tra i suoi sostenitori sarebbe prevalsa la linea di offrire quel ruolo di garanzia che la minoranza da giorni aveva fatto capire di preferire.

Dopo la questione della presidenza restano altri nodi da sciogliere: c'è per esempio il problema dei capigruppo, e dell'eventuale allargamento della segreteria alla minoranza: non è ancora chiaro se Schlein vorrà tenere per sé sia il capogruppo della Camera sia quello del Senato, o se concederà almeno uno dei ruoli alla minoranza. Tra le ipotesi più accreditate c'è la riconferma di Debora Serracchiani alla Camera, oppure l'arrivo a Montecitorio di Simona Bonafè (entrambe di area bonacciniana). Mentre al Senato il capogruppo potrebbe essere Francesco Boccia, molto vicino alla neo segretaria

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