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Il Parlamento europeo vuole dimezzare le pensioni d’oro ai deputati per non farle pagare ai contribuenti

L’Ufficio di presidenza del Parlamento europeo si è riunito per risolvere la questione del regime pensionistico di lusso che pesa sulle casse dell’Ue. Il sistema è stato chiuso nel 2009, ma ci sono più di 900 beneficiari che prendono dai 2mila ai 7mila euro al mese. I fondi però si esauriranno presto.
A cura di Luca Pons
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Il Parlamento europeo è al lavoro per dimezzare le pensioni. Non si parla di tutti gli assegni, ma di quelli che spettano alle oltre 900 persone iscritte al regime pensionistico precedente rispetto a quello attuale. Il sistema, nato nel 1990, è stato bloccato nel 2009, impedendo nuove iscrizioni e lanciando un diverso modello previdenziale. Tuttavia, i pagamenti delle pensione accumulate nei precedenti vent'anni circa rischiano di pesare sulle casse europee.

Perché le pensioni costerebbero ai contribuenti Ue 310 milioni di euro

Senza una soluzione, i fondi stanziati per le pensioni "di lusso" si esaurirebbero nel 2025 e il buco da riempire per portarle avanti sarebbe di 310 milioni di euro. Infatti, al momento ci sono a disposizione circa 55 milioni di euro, mentre i pagamenti previsti ne richiederebbero 363. Il motivo è che il sistema, sulla carta, dovrebbe procedere con i pagamenti fino al 2074. In quel caso, il Parlamento per compensare la mancanza di fondi dovrebbe ricorrere al bilancio comunitario, che è finanziato dai contribuenti dell'Ue.

Secondo quanto riportato da Politico, nella giornata di ieri alti esponenti del Parlamento si sono riuniti per tracciare una soluzione. Tra chi riceve questa pensione – come detto, più di 900 persone – ci sono anche diversi ex europarlamentari che si sono schierati con la Brexit, e alcuni che attualmente ricoprono l'incarico di commissari dell'Unione europea e quindi ricevono già un lauto stipendio dall'Ue. C'è, ad esempio, anche l'Alto rappresentante dell'Ue per gli affari esteri Josep Borrell.

Come potrebbe cambiare il sistema

I beneficiari hanno un assegno mensile che va da circa 2mila euro a quasi 7mila euro. Gli interventi principali sarebbero la riduzione del 50% dei pagamenti ai beneficiari, l'aumento dell'età pensionabile da 65 a 67 anni e la de-indicizzazione degli assegni, che quindi non crescerebbero più con l'aumentare dell'inflazione. In più, si cercherebbe di invitare i pensionati ad accettare un'offerta una tantum – piuttosto ingente – per uscire definitivamente dal sistema pensionistico.

Con questi interventi, il fondo stanziato dovrebbe bastare per erogare le pensioni fino alla metà del 2027, e il buco da saldare dopo il suo esaurimento dovrebbe scendere da 310 milioni a 86 milioni di euro. In questo modo, non si dovrà prendere una decisione su cosa fare – smantellare il sistema pensionistico oppure finanziarlo con nuovi fondi dei contribuenti – fino a dopo le elezioni europee del 2024. Il timore è che, se si decidesse di eliminare il fondo, gli attuali beneficiari potrebbero fare causa, come avvenuto in passato. La vicepresidente del Parlamento Heidi Hautala, dei Verdi, ha dichiarato che il fondo avrebbe dovuto essere "chiuso anni fa", e che lasciarlo fallire "non dovrebbe essere fuori discussione, la questione potrebbe essere esaminata in tribunale".

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