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Caso Paragon

Paragon smentisce il Copasir, l’opposizione attacca il governo. Renzi: “Meloni vuole insabbiare scandalo”

Il caso Paragon è un “Watergate all’italiana”, commenta Renzi dopo che l’azienda produttrice del software usato per spiare Francesco Cancellato ha smentito la versione fornita dal Copasir sulla vicenda. “Inquientante, cosa vogliono nascondere agli italiani?”, chiede Angelo Bonelli, che depositerà una nuova interrogazione in Parlamento.
A cura di Giulia Casula
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AGGIORNAMENTO:

Il comunicato con cui Paragon ha smentito la versione fornita dal Copasir sullo spionaggio ai danni del direttore di Fanpage.it, Francesco Cancellato, riaccende la polemica sulla vicenda che resta ancora tutta da chiarire. "Il governo di Giorgia Meloni sta distruggendo lo stato di diritto in Italia. Gli esempi sono numerosi ma la vicenda Paragon è uno dei più gravi", commenta Matteo Renzi.

Lo spionaggio illegittimo di un giornalista "che aveva fatto uno scoop contro il partito della Premier pone all’attenzione dell’opinione pubblica italiana e internazionale una questione enorme che Giorgia Meloni e il suo fido sottosegretario Alfredo Mantovano stanno cercando di insabbiare in modo scandaloso", prosegue il leader di Italia Viva che chiede di portare la questione in Aula. "Chiederemo che si faccia chiarezza in Parlamento e non al Copasir su questo Watergate all’Italiana".

L'azienda israeliana ha sostanzialmente smentito il resoconto delle indagini del Copasir, in particolare il passaggio relativo allo spionaggio contro Fanpage. Sono due i punti contestati. Il primo riguarda la possibilità per Paragon di appurare chi ha spiato Cancellato e come. Su questo il Comitato ha concluso che la società di sicurezza informativa non "avrebbe accesso e non sarebbe a conoscenza dell’identità dei soggetti che vengono presi di mira dai clienti o dei dati che vengono registrati dal suo dispositivo". Tuttavia, oggi Paragon sostiene di aver offerto a governo e Parlamento italiani un modo per determinare se lo spyware fosse stato utilizzato contro Cancellato, ma che l'opzione è stata rifiutata. Quindi, contrariamente a quanto sostenuto finora, l'azienda produttrice di Graphite sarebbe stata in grado di accertare gli autori dello spionaggio.

Il secondo punto riguarda la decisione di rescindere i contratti tra Paragon e i servizi italiani. Decisione che il Copasir ha raccontato come il frutto di un comune accordo. "Successivamente alla sospensione, si è addivenuti alla decisione di rescindere comunque il contratto con Paragon", è la formula ambigua utilizzata nel rapporto e smentita da Paragon, che invece chiarisce di esser stata la società stessa a stracciare i contratti a causa dello scandalo.

"Dopo le gravi e inquietanti dichiarazioni di Paragon il governo non ha più alibi e deve riferire in Parlamento. Secondo quanto riportato da Fanpage, l’azienda israeliana si era resa disponibile a collaborare per chiarire chi, in Italia, avesse utilizzato il software Graphite e contro chi fosse stato impiegato", commenta Angelo Bonelli. "Ma il governo Meloni ha detto no. Ha scelto consapevolmente di non collaborare, impedendo che emergessero i nomi degli ‘spioni’ e delle vittime della sorveglianza. Perché?", si domanda il deputato di Avs. "Perché il governo ha deciso di opporsi a un’operazione di verità? Perché questo aspetto cruciale non compare nella relazione del Copasir? Che cosa si vuole nascondere agli italiani? Sono domande che inquietano profondamente, e che chiamano direttamente in causa la trasparenza delle istituzioni democratiche", incalza ancora. "È possibile sapere chi ha spiato i due giornalisti di Fanpage? E con quale giustificazione è stato monitorato il cappellano della Mediterranea, don Mattia Ferrari, simbolo dell’impegno umanitario nel Mediterraneo? Parliamo di sorveglianza ai danni di cittadini che esercitano il diritto all’informazione e alla solidarietà. È un fatto inaccettabile in una democrazia.”

"Siamo stati facili profeti, solo quattro giorni fa dicevo che sulla vicenda Paragon troppe cose ancora non andavano, troppi aspetti erano ancora opachi: è evidente ormai che qualcuno ancora nasconde qualcosa, e qualcuno addirittura mente. A questo punto siamo fiduciosi che sia la magistratura ad arrivare a sbrogliare i bandoli della matassa e a far luce fino in fondo. Il nostro Paese e le sue istituzioni non possono tollerare una simile situazione", gli fa eco Nicola Fratoianni di Avs.

Posizione simile quella di Sinistra italiana: "Ora è chiaro, e ce lo dice la stessa azienda produttrice del software: il governo avrebbe potuto sapere chi ha spiato il direttore di Fanpage Cancellato. Avrebbe potuto, ma non lo ha fatto. Una cosa gravissima che getta un'ombra oscura e inquietante sull'esecutivo. Un governo che non risponde su un controllo così invasivo e illegale, e non si prende la responsabilità di chiarire, è un governo di cui avere molta paura", è la dichiarazione del capogruppo dell'Alleanza Verdi e Sinistra Peppe De Cristofaro, presidente del gruppo Misto di Palazzo Madama.

"Perché il governo avrebbe rifiutato la collaborazione dell'azienda produttrice del software spia Graphite per individuare gli autori delle intercettazioni illegali, come riportato da Fanpage?" prosegue De Cristofaro. "Forse – continua – perché spiare giornalisti con strumenti di sorveglianza propri dei regimi autoritari è inaccettabile in qualsiasi Stato di diritto? Continuiamo a chiedere alla Meloni e al sottosegretario Mantovano di essere trasparenti perché in gioco ci sono le libertà, in questo caso una libertà fondamentale come la libertà di stampa. Un governo che non spiega il motivo per cui non ha voluto scoprire chi ha spiato alcuni suoi cittadini, non e' un governo democratico ma un governo autoritario. Nell'Italia della Meloni il caso Paragon e la vicenda Almasri hanno minato alle fondamenta lo stato di diritto e stanno facendo scivolare l'Italia in uno Stato autoritario e di sorveglianza. Avs chiede verità al Parlamento".

La vicenda Paragon "non è affatto chiusa, anzi: assume contorni sempre più preoccupanti", dice il deputato, che annuncia di voler depositare una nuova interrogazione parlamentare nelle prossime ore, "l'ennesima a cui il governo probabilmente non risponderà". Anche per  Carlo Bartoli, presidente nazionale dell'Ordine dei Giornalisti, la vicenda Paragon sta diventando "ancora più oscura e inquietante". La nota della società israeliana "smentisce clamorosamente quanto affermato ufficialmente dal Copasir: secondo tale versione il governo italiano avrebbe rifiutato la collaborazione di Paragon per individuare gli autori delle intercettazioni illegali. Se così fosse o il governo ha mentito al Copasir, o il Copasir ha scritto cose non aderenti ai fatti, oppure Paragon si è inventata una versione per discolparsi. A questo nuovo elemento, che aggiunge confusione e ambiguità, possiamo solo ribadire con forza la nostra richiesta di verità e trasparenza e sollecitare la magistratura a procedere rapidamente per accertare cause e autori di una clamorosa violazione della legge", conclude.

Le dichiarazioni dell’azienda israeliana Paragon "sono gravissime: il governo italiano aveva gli strumenti per risalire a chi ha spiato il giornalista, ma ha scelto di non farlo. È una denuncia che non possiamo far passare sotto silenzio", dichiara Sandro Gozi, europarlamentare di Renew. Questa vicenda "sta assumendo contorni sempre più simili al caso greco delle intercettazioni Predator, che ha coinvolto politici e giornalisti e ha travolto il governo Mitsotakis. Anche lì, mancate trasparenze, omissioni istituzionali e tentativi di insabbiamento hanno messo in discussione lo Stato di diritto", afferma.

"L’Unione europea – prosegue Gozi – non può restare a guardare. È in gioco la libertà di stampa e il principio che nessun governo possa usare (o coprire l’uso) di strumenti di sorveglianza contro i giornalisti. Serve una nuova inchiesta europea indipendente e serve che la Commissione prenda una posizione chiara e si attivi. Difendere la democrazia e lo stato di diritto comincia da qui". "Come Partito Democratico Europeo, siamo stati e continueremo a essere in prima linea in questa battaglia di libertà e giustizia: in Italia con Italia Viva – che ha denunciato da subito la gravità del caso – e in Grecia con il Movimento per la Democrazia, che si è opposto con coraggio al sistema di sorveglianza illegittimo del governo conservatore. Per noi la libertà dei media non è negoziabile", conclude.

Per Fnsi la situazion è "inquietante". "Confidiamo – prosegue  la Federazione nazionale della Stampa italiana – in una indagine estremamente rigorosa e senza sconti per accertare la verità e torniamo a chiedere alla procura della Repubblica di Roma, alla quale abbiamo presentato esposto-denuncia con il supporto legale dell'avvocato Giulio Vasaturo, di essere ricevuti al più presto, a conferma della nostra fiducia nei confronti della magistratura, che ora è chiamata a fare chiarezza, alla luce di queste gravi rivelazioni, anche sui rapporti fra Paragon e le autorità di governo e sulle reali circostanze che hanno provocato la risoluzione del contratto di utilizzo dello spyware", conclude.

Secondo il M5s, "Il governo Meloni sta palesemente cercando di nascondere la verità sul caso delle persone spiate nell'ambito delle proprie legittime attività, proprio come accaduto al giornalista Cancellato. L'ulteriore dimostrazione arriva dalla rescissione del contratto di Paragon, che registra la reticenza dell'Esecutivo e svela le sue menzogne. Come Movimento 5 Stelle vogliamo sapere la verità e non ci fermeremo fino a che non la otterremo", si legge in una nota Francesco Silvestri, deputato M5S.

Ruotolo (Pd): "Il caso va riaperto, governo risponda"

"Paragon si dice pronto ad aiutare l’Italia a capire chi ha spiato. Come risponderà il governo italiano? È pronto a scoprire chi ha spiato i suoi giornalisti?", sono le domande dell'europarlamentare Pd Sandro Ruotolo.  "La società israeliana conferma: dopo il caso Cancellato ha scollegato i sistemi e interrotto i contratti, perché il governo e il Parlamento non hanno accettato di verificare se il suo spyware fosse stato usato illegalmente contro un giornalista. E oggi aggiunge: siamo pronti a collaborare con un’indagine. Ma da Roma, ancora silenzio", prosegue.

Il Copasir, nella relazione del 5 giugno, "dice che non sono stati i nostri servizi segreti e che forse la notifica ricevuta da Meta era un errore. Ma le intercettazioni ci sono state. Fanpage ne ha subite più di una", ricorda. "E se non è stato lo Stato italiano, è stato uno Stato estero – o peggio, un attore privato – a spiare giornalisti italiani. Sarebbe ancora più grave", sottolinea. Allora, "chi mente, Paragon o il governo italiano?"

Nel frattempo, resta aperta anche la posizione di Ciro Pellegrino, altro giornalista di Fanpage spiato. "Aspettiamo aggiornamenti. Ma al Copasir diciamo subito una cosa chiara: il caso va riaperto, e questa volta le vittime vanno ascoltate". Il 30 maggio, come delegazione Socialista e Verdi del Parlamento europeo, "siamo stati a Roma. Abbiamo incontrato giornalisti, attivisti, autorità, società civile. Chi è stato spiato ci ha messo la faccia. Le istituzioni italiane no", attacca Ruotolo.

"E c’è un’altra questione di fondo: non possiamo affidare la privacy, i dati sensibili e i segreti dei cittadini italiani a società estere, come Paragon che è israeliana, con fondi americani.  Serve sovranità democratica, non esternalizzazione della sorveglianza", insiste. "Infine, “sicurezza nazionale” non può essere una formula magica per giustificare tutto. Intercettare chi salva vite in mare? Spiare giornalisti scomodi? No. Serve chiarezza. Non una copertura opaca per pratiche abusive. È questo il modello di democrazia che vogliamo? Noi continueremo a chiederlo in tutte le sedi: chi ha spiato? chi ha coperto? perché nessuno risponde?La stampa non si spia. Si difende", conclude il dem.

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