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Caso Paragon

Paragon, Parlamento Ue approva relazione su Stato di diritto e condanna uso spyware contro i giornalisti

Nella Relazione sullo Stato di diritto dell’Ue, approvata oggi all’Europarlamento, si condanna esplicitamente l’uso di spyware contro giornalisti e società civile. Alessandro Zan: “Ci sono anche riferimenti impliciti all’Italia: si parla della repressione delle proteste pacifiche con la nuova legge sicurezza, delle minacce alla libertà di stampa e dell’uso di spyware per colpire giornalisti e oppositori politici”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Francesco Cancellato e Ciro Pellegrino, direttore e capo della cronaca di Napoli a Fanpage
Francesco Cancellato e Ciro Pellegrino, direttore e capo della cronaca di Napoli a Fanpage
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Il Parlamento europeo, riunito in plenaria a Strasburgo, ha approvato oggi la Relazione sullo Stato di diritto nell'Ue, un testo di indirizzo di cui la Commissione il Consiglio terranno conto. Si tratta di un documento molto ambizioso, che rappresenta un sostanziale passo avanti nel posizionamento dell'Ue soprattutto sui temi dell'aborto (si chiede che venga inserito nella Carta dei diritti fondamentali dell'Ue), dei diritti Lgbtqia+ e anche sulla necessità di varare una legge europea contro i crimini d'odio. La Relazione è stata approvata dall'Eurocamera con 405 voti a favore, 210 contrari e 36 astensioni.

E mentre in Italia non ci sono ancora risposte da parte del governo italiani su chi abbia ordinato lo spionaggio ai danni del direttore Francesco Cancellato, e del capo cronaca Napoli a Fanpage.it, Ciro Pellegrino – per quest'ultimo pochi giorni fa Citizen Lab ha accertato che lo spionaggio è avvenuto tramite il sofware dell'azienda israeliana Paragon Solutions, Graphite, determinando la ripresa delle indagini da parte del Copasir – il Parlamento Ue alza la voce e condanna gli attacchi alla libertà di stampa e l'uso di spyware contro giornalisti e società civile.

Cosa c'è nella relazione sullo Stato diritto Ue: la condanna dello spionaggio contro i giornalisti

Nel report, in particolare nella parte relativa a Libertà e pluralismo dei media Parlamento: "esprime profonda preoccupazione per l'abuso di spyware e per la mancanza di garanzie sufficienti contro la sorveglianza illegale dei giornalisti", e "invita la Commissione ad attuare le raccomandazioni della commissione d'inchiesta PEGA del Parlamento europeo sul divieto di sorveglianza di matrice politica".

E ancora, si legge in un altro passaggio che il Parlamento:

esprime preoccupazione per i casi segnalati di utilizzo di tecnologie di sorveglianza da parte dei governi degli Stati membri nei confronti di giornalisti, attivisti, esponenti dell'opposizione e personale delle istituzioni dell'UE; ricorda che l'uso di spyware deve essere strettamente proporzionato e necessario ed esorta la Commissione a presentare senza indebito ritardo un piano di misure per prevenirne l'abuso, avvalendosi appieno di tutti i mezzi legislativi disponibili previsti dai trattati, come raccomandato dalla commissione PEGA;

Nella risoluzione si menzionano poi esplicitamente le persistenti violazioni dei valori dell'Ue da parte dell'Ungheria,  e si invita il Consiglio a sbloccare le procedure dell'articolo 7 del Trattato Ue contro Budapest rimaste in sospeso. Si legge infatti che il Parlamento:

condanna le pratiche discriminatorie sistemiche attuate in Ungheria, tra cui l'uso improprio dei fondi dell'UE a vantaggio di alleati politici, le violazioni delle norme dell'UE in materia di concorrenza e la concentrazione di imprese nelle mani di oligarchi legati al governo; deplora l'erogazione di fondi dell'UE al governo ungherese nonostante le persistenti carenze per quanto riguarda l'indipendenza della magistratura e i quadri anticorruzione; raccomanda di sospendere gli esborsi fino a quando non saranno soddisfatti tutti i parametri di riferimento relativi allo Stato di diritto; esorta la Commissione a garantire che i fondi dell'UE raggiungano la popolazione ungherese, anche attraverso meccanismi di finanziamento diretti e indiretti a favore di beneficiari indipendenti dal governo ungherese;

Il Parlamento ribadisce inoltre l'esigenza di sistemi giudiziari indipendenti ed efficaci, dotati di personale altamente qualificato, e sottolinea l'importanza di valutare le riforme in corso negli Stati membri; condanna le interferenze nelle indagini su casi di corruzione e l'uso improprio della giustizia a fini politici; richiama con forza l'attenzione sulla necessità di un'applicazione più rigorosa dei valori dell'Ue e delle decisioni della Corte di giustizia dell'Unione europea.

La relazione sottolinea poi il peggioramento della tutela delle minoranze e dei gruppi vulnerabili, con particolare attenzione alle persone Lgbtiq+. Condanna l'intenzione della Commissione di ritirare la proposta di direttiva sulla parità di trattamento e chiede la criminalizzazione dei discorsi d'odio a livello europeo.

Il Parlamento evidenzia gli sviluppi preoccupanti riguardanti il diritto di riunione, la rapida contrazione dello spazio civico, gli attacchi ai diritti delle persone Lgbtiq+, una debole applicazione delle norme anticorruzione, l'ascesa dell'estremismo, le minacce ai processi elettorali e l'uso della tecnologia per limitare i diritti democratici.

Le reazioni

"La Relazione votata oggi chiede di inserire il diritto all'aborto nella Carta dei diritti fondamentali Ue, di riconoscere il matrimonio egualitario e di tutelare il diritto all'autodeterminazione di genere per le persone trans e non binarie. Si afferma con forza che tutti i bambini e le bambine in Europa devono avere gli stessi diritti, indipendentemente da come sono nati e dalla composizione della loro famiglia, e che i genitori devono essere riconosciuti come tali in tutti gli Stati membri. Inoltre, la Relazione approvata chiede alla Commissione di agire contro i crimini d'odio basati sull'orientamento sessuale e l'identità di genere e di proporre finalmente una norma vincolante che metta al bando le cosiddette ‘terapie di conversione', una pratica barbara ancora legittimata in molti Paesi, compreso il nostro", ha spiegato Alessandro Zan, eurodeputato del Pd (S&D), vicepresidente della Commissione LIBE del Parlamento europeo, responsabile Diritti nella segreteria nazionale Pd. "

"Nel testo approvato ci sono anche riferimenti impliciti all'Italia: si parla della repressione delle proteste pacifiche con la nuova legge sicurezza, delle minacce alla libertà di stampa e dell'uso di spyware per colpire giornalisti e oppositori politici. Tutti segnali di una deriva autoritaria che l'Europa non intende più tollerare", ha detto l'eurodeputato dem.

Per il capodelegazione Pd al Parlamento europeo, Nicola Zingaretti, è "un ottimo segnale: approvata la Relazione annuale sullo Stato di diritto 2024, rispondendo alle richieste della Commissione europea con un documento forte, ambizioso e ricco di contenuti a difesa della democrazia. Quest'anno la Relazione approvata rafforza l'impegno per i diritti fondamentali, in particolare per la tutela della comunità LGBTQIA+, per la libertà di manifestazione e per la protezione dei giornalisti. Denuncia, inoltre, l'uso illecito di spyware contro i giornalisti, un pericolo reale per la libertà di stampa. Continuiamo a difendere, ogni giorno, i valori di un'Europa democratica. La nostra Europa".

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