Paragon, al Parlamento europeo nasce una Commissione d’inchiesta Ue sullo spyware

Oggi al Parlamento europeo è stata annunciata la creazione di una commissione d'inchiesta informale che si occuperà di monitorare le attività di spionaggio illegale come il caso Paragon, dove giornalisti e attivisti sono stati intercettati tramite uno spyware di produzione israeliana dato in dotazione a servizi segreti e intelligence. Nello specifico si tratterà di un "Gruppo di interesse sullo spyware" e sarà co-presieduto dall'eurdodeputato Pd Sandro Ruotolo, per il gruppo S&D, insieme a Saskia Bricmont (Verdi/ALE), Cifrova Ostranova (Renew) e Krzysztof Brejza (PPE),
"Siamo preoccupati per quello che sta avvenendo nel mondo e soprattutto in Europa, con questa deriva di spionaggio digitale, con gli spyware, con l'intrusione nella vita degli altri: degli oppositori politici, dei giornalisti, degli attivisti e della società civile", ha detto Ruotolo, parlando a margine dell'evento "Spionaggio dei giornalisti: l'Emfa sarà il punto di svolta?", al Parlamento europeo. "Per quanto riguarda l'European Media Freedom Act, siamo ormai a fine novembre e il regolamento è entrato in vigore l'8 agosto. Diciamo quindi alla Commissione e a tutti gli Stati membri che non stanno ottemperando al regolamento che sono già passati cinque mesi, e sapevano da due anni che dovevano portare avanti la riforma della governance delle aziende del servizio pubblico. Cosa aspettano?, ha aggiunto.
Presente all'evento anche il direttore di Fanpage, Francesco Cancellato, vittima di uno spionaggio su cui ancora restano parecchi interrogativi. Cancellato ha ricordato come vi sia ora un nuovo caso di persona spiata, una persona politicamente esposta: "un comunicatore politico come Francesco Nicodemo, che ha lavorato in numerose campagne elettorali dell'opposizione e ha accesso alle strategie politiche e comunicative dell'opposizione". Anche in questo caso si tratta di una persona che è stata spiata con Paragon. "Ma anche in questo caso la risposta è stata il silenzio – ha aggiunto – nemmeno un messaggio di solidarietà, nemmeno un comunicato del tipo ‘faremo piena luce sul caso'. Sembra che la volontà, ormai non più implicita ma palese, da parte di chi sta al governo sia quella di far sì che questo caso venga dimenticato il prima possibile, senza che siano individuate le responsabilità. E noi faremo di tutto affinché questo non accada", ha concluso.
In Europa crescono gli abusi di sorveglianza con spyware contro giornalisti, attivisti, oppositori politici e cittadini. "È un segnale grave, che riguarda la libertà di stampa e la tenuta democratica dei nostri Paesi", ha sottolineato Ruotolo, che è anche responsabile per l’informazione della segreteria nazionale del Pd. L'European Media Freedom Act è pienamente in vigore da agosto, "ma siamo a novembre e l’implementazione è ferma nella maggior parte degli Stati Membri. Solo Danimarca e Finlandia sono pienamente conformi", ha osservato. "La maggior parte dei Paesi avanza lentamente e, in alcuni casi, come Ungheria, Grecia e Slovacchia, la Commissione non riesce ad avere un dialogo costruttivo".
Anche in Italia si registrano ritardi nell'attuazione dell'Emfa. "In particolare sulla riforma della governance del servizio pubblico, in un contesto politico che propone modifiche in senso opposto rispetto a quanto richiesto dal regolamento europeo, aggravando ulteriormente il quadro generale. È il momento che la Commissione agisca con decisione e pretenda progressi reali anche attraverso procedure di infrazione. Non possiamo permettere che un regolamento così importante resti bloccato per mancanza di volontà politica", ha proseguito Ruotolo.
Un punto critico riguarda l’articolo 4, tema affrontato nella conferenza organizzata oggi al Parlamento europeo. L’articolo vieta l’uso dello spyware contro giornalisti e fonti, ma prevede come eccezione la “sicurezza nazionale”. "Un concetto troppo generico che può aprire la strada ad abusi. Le autorità potrebbero invocarlo anche in situazioni controverse, indebolendo così la protezione dei cronisti", ha osservato l'europarlamentare. "E l’Italia è il caso che più dovrebbe preoccuparci dove giornalisti, sono stati spiati con lo spyware Paragon-Graphite, ma ancora oggi non sappiamo da chi. Se non è stato il governo, chi è stato? Chi ha acquistato, usato o autorizzato quello spyware? E perché il governo continua a evitare queste domande? Senza risposte chiare e verificabili, l’eccezione della “sicurezza nazionale” diventa una zona grigia pericolosissima", rimarca.
Anche per questo Ruotolo si è fatto promotore del Gruppo di interesse europeo sullo spyware. "Da oggi abbiamo avviato la raccolta delle firme degli altri parlamentari che intendono aderire", ha affermato. "La protezione dei giornalisti non è una questione tecnica. È una condizione essenziale della democrazia. Finché un cronista potrà essere spiato o intimidito, l’Unione europea non sarà credibile. L’Emfa deve diventare uno strumento reale di tutela, non un impegno formale destinato a rimanere su carta", ha concluso.