Ok al ddl sul consenso informato obbligatorio: Valditara non spiega quali corsi si terranno nelle scuole

La Camera ieri ha approvato in prima lettura il ddl Valditara sul "consenso informato" a scuola: 151 voti a favore, 113 contrari e un astenuto. Il provvedimento interviene sull'educazione sessuale e affettiva a partire dalle scuole medie, introducendo, però, l'obbligo per gli studenti di avere l'autorizzazione scritta dei genitori per partecipare a qualsiasi attività che riguardi, anche indirettamente, la sessualità.
Il testo esclude del tutto la scuola dell'infanzia e la primaria e demanda alle scuole la scelta se proporre o meno percorsi educativi; chi non aderisce dovrà invece essere inserito in attività alternative, da organizzare "con le risorse disponibili", e cioè senza alcun finanziamento aggiuntivo.
Così com'è, quindi, la legge non rende obbligatoria l'educazione sessuale e affettiva nelle scuole; al contrario, impone una serie di vincoli rigidi agli istituti che scelgono di attivare percorsi su questi temi.
Il clima politico è teso: al termine della votazione, deputati e deputate di Pd, M5S, Avs, +Europa e Azione hanno organizzato un flash-mob davanti a Montecitorio, denunciando il passo indietro della maggioranza. La linea condivisa dalle opposizioni è chiara: senza obbligatorietà, senza fondi e con il vincolo del consenso familiare, l'educazione sessuo-affettiva rischia di diventare impraticabile. Non basta parlare di repressione, sostengono, se poi si smantella ogni strumento di prevenzione.
Sportiello (M5S) a Fanpage: "Così si introduce ostilità tra scuola e famiglia"
Gilda Sportiello, deputata M5S, parla a Fanpage.it di norma "ideologica e dannosa", perché introduce nella scuola uno strumento che modifica il rapporto educativo: secondo la deputata, il governo "instilla il sospetto che dentro le classi possano avvenire pratiche manipolatorie", alimentando la diffidenza tra famiglie e docenti. Una narrazione che ribalta il ruolo della scuola, trasformandola da luogo di tutela a ambiente potenzialmente pericoloso. Ma il punto più grave — spiega ancora a Fanpage.it— riguarda la prevenzione della violenza: "Serve educazione sessuo-affettiva strutturale a partire dall'infanzia. Noi andiamo nella direzione opposta: la vietiamo ai più piccoli, la rendiamo complicata per tutti gli altri. Così non costruiremo mai una vera cultura del consenso né un contrasto efficace alla violenza di genere e all'omolesbobitransfobia".
Sportiello insiste poi su un rischio sistemico: nelle famiglie in cui esistono già violenza e abusi, il consenso non verrà mai firmato. E proprio i bambini e le bambine più vulnerabili resteranno esclusi dagli unici percorsi che potrebbero offrire parole, strumenti e riferimenti sicuri.
Zone grigie e panchine ideologiche: quali corsi potranno entrare nelle scuole?
Un altro fronte riguarda chi potrà tenere questi corsi. Il testo approvato non prevede infatti criteri scientifici obbligatori né limiti chiari alle associazioni che potranno essere coinvolte. Sportiello racconta di aver presentato due emendamenti, che Fanpage.it ha potuto visionare: uno per vincolare i contenuti alle linee guida dell'OMS e alle evidenze scientifiche; l'altro per escludere esplicitamente associazioni che minano diritti, parità di genere e salute sessuale. Entrambi respinti, senza neppure una riformulazione: "Se non metti paletti chiari — spiega — rischi di far entrare in aula chi sostiene che l'aborto è un omicidio, che la contraccezione ‘rovina l'intimità', o che la castità è la soluzione a tutte le questioni. È già accaduto". Basta guardare ai progetti lanciati da Valditara nel 2023.
Proprio quell' anno, con il progetto "Educare alle relazioni" per le scuole secondarie di secondo grado, organizzato proprio dal ministro dell'istruzione e del merito, emersero preoccupazioni analoghe: le associazioni coinvolte non erano sottoposte a criteri scientifici vincolanti, e alcune appartenevano a sigle vicine al mondo pro‑vita, come Pro Vita & Famiglia e le sue affiliate. Il progetto prevedeva allora moduli facoltativi ed extracurriculari, subordinati al consenso dei genitori, e inizialmente doveva essere supervisionato da "garanti" nominati dal ministero, nomine poi revocate, lasciando il progetto senza organo di controllo. La mancanza di limiti chiari sui soggetti coinvolti e sui contenuti lasciava spazio insomma all'ingresso di associazioni ideologicamente orientate, con potenziale veicolazione di messaggi contrari ai diritti riproduttivi, alla parità di genere e alla salute sessuale.
Sullo stesso filone, nella giornata di ieri, in commissione, racconta ancora la deputata, la maggioranza ha presentato emendamenti che rivelano la direzione ideologica del provvedimento, come la proposta di spostare il consenso informato dal piano della sessualità a quello dell'identità di genere.
Una scuola più debole, non più tutelata
La critica delle opposizioni converge su un punto: questa norma rende la scuola più fragile. Non mette risorse, non forma i docenti, non garantisce percorsi minimi e crea invece condizioni che scoraggiano gli istituti dal proporre progetti. Ogni volta che un percorso viene attivato e una famiglia nega l'autorizzazione, la scuola è obbligata a predisporre attività alternative per gli studenti esclusi: un compito che richiede tempo, personale e spazi che spesso non ci sono. Il risultato, prevedibile, è un paese a macchia di leopardo: scuole che faranno educazione affettiva e scuole che non la proporranno mai. Ragazzi e ragazze che riceveranno strumenti, e altri che resteranno esposti alla pornografia mainstream, ai social, alla cultura dello stigma e del silenzio.
Il ddl passa ora al Senato. Ma il nodo politico, e culturale, resta aperto: una scuola che dovrebbe essere presidio di libertà e prevenzione si ritrova ingabbiata in un sistema che delega tutto alla famiglia, anche quando la famiglia non è un luogo sicuro. Ed è proprio lì che si decide il futuro dell'educazione alla libertà, al rispetto, all'autodeterminazione. Nella capacità, o nell'incapacità, di dare alle nuove generazioni gli strumenti per vivere le relazioni con consapevolezza, senza paura, senza violenza e senza vergogna.