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Referendum sulla giustizia 2026

Nordio dal palco di Atreju: “La separazione delle carriere non è punitiva, è una conseguenza tecnica necessaria”

Dal palco di Atreju, Carlo Nordio difende ancora una volta la riforma della giustizia e respinge come “miseria argomentativa” le critiche che evocano la P2. “Il pubblico ministero viene elevato di rango, nessun intento punitivo”, ribadisce il ministro.
A cura di Francesca Moriero
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Il Ministro della Giustizia Carlo Nordio e Silvia Albano MD in occasione dell’evento kermesse di Fratelli d’Italia FDI Atreju 2025
Il Ministro della Giustizia Carlo Nordio e Silvia Albano MD in occasione dell’evento kermesse di Fratelli d’Italia FDI Atreju 2025
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Sono già molte le personalità passate in questi giorni da Atreju, la festa dei giovani di Fratelli d'Italia diventata ormai un appuntamento politico nazionale. L'edizione di quest'anno, la ventiseiesima, si svolge fino al 14 dicembre nei giardini di Castel Sant'Angelo, nel cuore di Roma, immersa in un'atmosfera apertamente natalizia: un villaggio, un mercatino, una pista di pattinaggio. E poi, un grande palco su cui campeggia il titolo scelto per questa edizione, "Sei diventata forte – L'Italia a testa alta", un messaggio di rivendicazione dei risultati del governo che richiama da vicino lo storico slogan di Forza Italia. Tra gli ospiti attesi, e puntualmente presenti, anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio.

Il panel sulla riforma della giustizia

Intervenendo nel dibattito dedicato alla riforma della giustizia, Nordio ha difeso con decisione la proposta di separazione delle carriere, respingendo l'idea che si tratti di un intervento punitivo nei confronti delle toghe: "La separazione delle carriere non ha nulla di punitivo nei confronti della magistratura. È una conseguenza tecnica, secondo me necessitata, del modello accusatorio di ispirazione americana", ha affermato. Il Guardasigilli ha insistito sul fatto che la riforma, al contrario, rafforzi il ruolo del pubblico ministero: "La riforma eleva il pubblico ministero di rango, attribuendogli la stessa parità formale e sostanziale del giudice. Non c'è alcun intento punitivo, né tantomeno polemico". Nordio ha poi dichiarato: "Mi ha disgustato qualche polemica da parte di magistrati che sono arrivati alla miseria argomentativa che ha evocato la P2", definendo quel tipo di attacco "sorprendente" e frutto di slogan. E, con tono polemico, ha aggiunto: "Nel programma della P2 c'era la riduzione dei parlamentari, cosa fatta dal governo grillino, e nessuno ha detto che erano dei piduisti".

Nel perimetro della riforma, il ministro ha voluto poi precisare anche altri punti oggetto di contestazione: "Un'altra accusa è stata dire: questa riforma non accelererà i processi. Ma nessuno ha mai detto che lo avrebbe fatto. Stiamo facendo diverse riforme, tra cui l'assunzione di 1.600 magistrati. Una giustizia, prima di essere efficace, deve essere giusta". L'architrave dell'intervento costituzionale, per Nordio, sarebbe un principio molto chiaro: "I pubblici accusatori non possono dare i voti ai giudici, questo è il senso della riforma. Questa cosa non sta né in cielo né in terra".

Quanto alla consultazione popolare, il ministro ha anticipato che "la data del referendum sulla Giustizia dovrebbe essere in marzo", precisando però che la scelta definitiva "in questo momento non dipende da noi".

Le critiche

Nel confronto non sono mancate però posizioni contrarie. La giudice Silvia Albano, presidente di Magistratura Democratica, ha contestato alla radice l'impianto della riforma: secondo lei, la separazione delle carriere, infatti, c'è già, mentre il vero obiettivo del governo sarebbe invece "lo smembramento del Csm" e "la mortificazione dei componenti togati". Albano ha poi smontato la narrazione che dipinge la magistratura come monoliticamente orientata a sinistra: "Nelle elezioni interne vince sempre la corrente considerata più vicina alla destra".

Sul fronte politico, Debora Serracchiani ha poi avvertito che l'introduzione di due concorsi separati e il ricorso al sorteggio per il Csm rappresenterebbero un colpo diretto all'indipendenza della magistratura: "Se arriveremo a sorteggiare i magistrati, ci chiederanno di sorteggiare anche i politici. Sarebbe un no alla democrazia".

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