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Nel 2015 la Pubblica amministrazione ha “sprecato” 20 miliardi di euro

Stando all’ultimo rapporto Mef-Istat per l’anno 2015, la Centrale acquisti della pubblica amministrazione avrebbe gestito circa 6,6 miliardi di euro di spesa, più o meno il 17% rispetto agli 87 miliardi totali spesi ogni anno. Se tutta la spesa relativa agli enti locali venisse gestita attraverso la Consip, il risparmio ammonterebbe a 20 miliardi circa, allo stato attuale invece si ferma a soli 3,2 miliardi annui.
A cura di Charlotte Matteini
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Bollette, fotocopie, auto, computer. Gli sprechi pubblici sembrano non avere mai fine. Stando all'ultimo rapporto Mef-Istat per l'anno 2015, la Centrale acquisti della pubblica amministrazione avrebbe gestito circa 6,6 miliardi di euro di spesa, più o meno il 17% rispetto agli 87 miliardi totali spesi ogni anno da tutti gli enti pubblici italiani, ovvero gli 8000 Comuni, le 110 Province, le 20 Regioni, le migliaia di Asl, i Ministeri. Secondo i calcoli, la sola intermediazione di questi 6 miliardi e mezzo avrebbe generato risparmi per circa 3 miliardi di euro. Servendosi della centrale acquisti, in pratica, è possibile monitorare l'andamento dei prezzi e acquistare le varie forniture al miglior importo sul mercato, risparmiando. Di fatto, però, come detto, la centrale unica non riesce a intermediari tutti gli 87 miliardi di spesa e i risparmi, anziché ammontare a circa 20 miliardi di euro, stando alle proiezioni, si fermano a soli 3,2 miliardi.

E così, leggendo i risultati dell'ultimo rapporto Consip, si scoprono acquisti che avrebbero potuto essere evitati: stampanti in bianco e nero pagate 103 euro anziché 36 oppure computer liquidati a 403 euro a pezzo invece che 310. Oppure le fotocopie: le amministrazioni pubbliche, nel 2014, hanno speso in media 0,1158 euro per foglio riprodotto. In convenzione, invece, avrebbero pagato 0,0658 euro a copia, il 43% in meno circa. Cifre magari non stellari che però nel complesso contribuiscono a costruire una base di sprechi di denaro pubblico, sprechi eliminabili senza sforzi e che potrebbero facilmente portare risparmi per 20 miliardi di euro. Quasi una manovra finanziaria.

Il capitolo "automobili" sembra essere quello più delicato, leggendo la relazione. Le macchine acquistate non sono quasi mai di "fascia alta", nonostante questo, la differenza tra prezzo di listino e prezzo di acquisto è sensibile: in media le citycar acquistate dai comuni italiani vengono pagate 9.707 euro, tramite la Consip, invece, si potrebbero acquistare a 7.911 euro. Quasi 2.000 euro di differenza. Stesso discorso vale per le 4×4 e i furgoni: le prime vengono pagate 13.099 euro anziché 12.139 in convenzione, mentre per i secondi la cifra sborsata è pari a 15.945 euro, il prezzo con Consip sarebbe di 11.487. Quasi il 25% in più.

La bolletta dell'energia, altro capitolo di spesa piuttosto problematico: a conti fatti, le amministrazioni pubbliche che non usufruiscono dell'intermediazione della centrale unica degli acquisti per la pubblica amministrazione spendono circa il 35% in più rispetto a quelle che sottoscrivono contratti in convezione. I dati: il gas naturale viene pagato 0,746 euro a metro cubo contro lo 0,694 euro con il Consip, il gasolio invece 0,68 euro al litro, ovvero il 5,66% in più rispetto al prezzo in convezione. Anche per l'energia elettrica il discorso non cambia: il sovrapprezzo ammonta al 7% della cifra che potrebbe essere liquidata se il contratto fosse sottoscritto attraverso la centrale unica degli acquisti.

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