News su migranti e sbarchi in Italia

Naufragio nel Mediterraneo, morti due bambini, Sea Watch: “Lasciati annegare ai confini d’Europa”

Due bambini sono morti e una persona è dispersa dopo il naufragio di un barcone con oltre 90 persone a bordo al largo della Tunisia. Sea-Watch racconta ore di ritardi e omissioni nei soccorsi: “Le navi europee avrebbero potuto salvarli, ma hanno scelto di non farlo”.
A cura di Francesca Moriero
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Due bambini morti e una persona dispersa. È il bilancio drammatico della traversata di un barcone con oltre novanta migranti a bordo, avvenuta nelle acque internazionali al largo della Tunisia. L’imbarcazione, stremata dopo tre giorni in mare, si è capovolta durante un'operazione di soccorso del mercantile Port Fukuka. La maggior parte delle persone è stata tratta in salvo, ma per i due bambini non c’è stato nulla da fare. A denunciare l’accaduto è la Ong tedesca Sea-Watch, che ricostruisce due giorni di segnalazioni ignorate e accuse precise alle autorità italiane ed europee, colpevoli di non avere attivato un soccorso tempestivo nonostante la situazione fosse nota.

L'avvistamento del Seabird e l'allarme inascoltato

La vicenda inizia lunedì scorso, quando l'aereo di ricognizione Seabird di Sea-Watch individua un'imbarcazione in evidente difficoltà nell’area Sar tunisin; a bordo ci sono più di novanta persone, alcune prive di giubbotti di salvataggio, due delle quali già cadute in mare. L'equipaggio documenta la scena e invia immediatamente le coordinate alle autorità marittime, chiedendo un intervento urgente. Ma l'aiuto non arriva. Secondo la Ong, l'agenzia europea Frontex sorvola la zona soltanto sei ore dopo la segnalazione, conferma la presenza del natante e poi si allontana, senza organizzare alcuna operazione di salvataggio. Anche il giorno successivo, martedì mattina, il barcone è ancora alla deriva. "Le navi europee", denuncia Sea-Watch, "avrebbero potuto raggiungerli in circa tre ore, ma hanno scelto di non intervenire".

Il ribaltamento durante il tentativo di salvataggio

Martedì mattina entra in scena il mercantile Port Fukuka, una nave commerciale che transitava nelle vicinanze e decide di prestare soccorso, ma le operazioni, già difficili per le condizioni del mare e l’instabilità dell’imbarcazione, si trasformano in tragedia: il barcone infatti, si capovolge e tutti le persone finiscono in acqua. Quando vengono recuperate, due bambini sono già morti e un'altra persona risulta dispersa. Per Sea-Watch si tratta di "una tragedia annunciata" che avrebbe potuto essere evitata con un intervento tempestivo.

Superstiti ancora senza un porto sicuro

Al momento i sopravvissuti si trovano ancora a bordo del mercantile, in attesa che venga assegnato un porto sicuro. Sea-Watch accusa le autorità italiane di ostacolare lo sbarco in Italia e teme che la Guardia costiera libica possa intercettare la nave e riportare le persone nei centri di detenzione in Libia, dove, ricorda la Ong, le attendono torture e violenze sistematiche. A rendere più grave la situazione c’è però un altro elemento: la nave veloce Aurora di Sea-Watch, che avrebbe potuto raggiungere il barcone in quattro ore e mezza, è da giorni bloccata nel porto di Lampedusa per disposizione delle autorità italiane: "Un fermo amministrativo – spiegano – motivato da ragioni prive di fondamento".

Un sistema che produce morte

Per Sea-Watch, quanto accaduto non è un incidente isolato ma il risultato di precise scelte politiche: "Questo spettacolo vergognoso non si è ancora concluso",  denunciano, "ma le autorità italiane ed europee non sono intervenute. È un sistema che sta facendo esattamente ciò per cui è stato progettato: lasciare che le persone anneghino ai confini dell'Europa, silenziosamente e sistematicamente". La tragedia riapre le domande sulla gestione europea dei soccorsi in mare e sull’esternalizzazione delle frontiere verso Paesi come la Libia e la Tunisia. Nel Mediterraneo centrale, ricordano le Ong, si continua a morire mentre le navi umanitarie vengono fermate nei porti e le istituzioni europee si rimpallano le responsabilità.

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