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Napolitano: “Ricetta Macron è giusta, basta inseguire populismi di Lega e M5S contro l’Europa”

L’ex presidente Giorgio Napolitano attacca chi per mesi ha cercato di rincorrere i populismi di Lega e M5S: “La vittoria di Macron significa che le mistificazioni e i catastrofismi predicati dai movimenti populisti possono essere sconfitti senza far loro concessioni con posizioni ambigue nei confronti di una coerente e combattiva scelta europeista. Ma non pochi in Italia lo scoprono solo adesso, dopo aver cercato di far concorrenza a Lega e M5S con polemiche fuori misura nei confronti dell’Unione Europea e delle sue istituzioni”.
A cura di Charlotte Matteini
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L'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano attacca i politici che in queste ore stanno salendo sul carro del vincitore e incensando la vittoria di Emmanuel Macron, neo-presidente della Repubblica francese che il 7 maggio scorso ha battuto al ballottaggio la sfidante del Front National Marine Le Pen. In un'intervista concessa al Corriere della Sera, Napolitano punta il dito contro chi per anni ha inseguito i populismi proposto da Lega e Movimento 5 Stelle: "La vittoria di Macron significa che le mistificazioni e i catastrofismi predicati dai movimenti populisti possono essere sconfitti senza far loro concessioni con posizioni ambigue nei confronti di una coerente e combattiva scelta europeista. Ma non pochi in Italia lo scoprono solo adesso, dopo aver cercato di far concorrenza a Lega e M5S con polemiche fuori misura nei confronti dell’Unione Europea e delle sue istituzioni. E anche sulla stampa quotidiana ci sono state voci, nel corso della campagna elettorale in Francia, molto esitanti nel cogliere il valore del candidato in corsa verso la vittoria e piuttosto indulgenti verso le posizioni più negative e radicali nei confronti dell’Europa".

Da Parigi, però, arrivano anche altre indicazioni: un francese su quattro non è andato alle urne, mentre si registra un record di schede bianche. Indizi di un Paese comunque spaccato, in cui non sarà facile ricostruire una base comune di fiducia?
«Che dopo una competizione elettorale aspra, un grande Paese democratico risulti spaccato politicamente è naturale. Certo, profonde e gravi divisioni, ideali e sociali, sono emerse in Francia come in Inghilterra e in altri Paesi. I compiti di riconciliazione e di riforma espressi da Macron nel momento della vittoria, sono, come lui stesso ha detto, immensi. Ma la carica di speranza e di fiducia che il voto francese ha espresso motiva il sollievo e il compiacimento di questo momento, dopo che tante falsità, posizioni distruttive e promesse nazionalistiche e demagogiche si erano rovesciate contro l’Europa».

"Quella di Macron non è stata la vittoria di un uomo solo. È stata la vittoria in Francia dello spirito repubblicano e di un comune fondamento europeo. Sono stati premiati valori essenziali scarsamente difesi, contro il populismo anti-élite, anche dalla sinistra: la formazione culturale e tecnica, la competenza, l’apertura a energie giovani e a visioni riformiste non ancorate a vecchi schemi. Macron ha rappresentato questo: non è vero che non si sapeva da dove venisse. Il vecchio bipolarismo mostra chiaramente la corda. I partiti storici sono a un bivio, tra il rinnovarsi e il deperire. Comunque con Macron hanno vinto anche tanti militanti ed elettori socialisti francesi, e da ciò può scaturire una forte spinta rinnovatrice anche nel grande partito socialista in crisi", prosegue il senatore a vita.

"Con il voto di domenica l’Ue ha guadagnato non solo tempo ma forza per rinnovarsi, anche se nessuno ha mai pensato che bastasse la vittoria di Macron per uscire dalla crisi del processo di integrazione […] Un rilancio dell’asse franco-tedesco è certamente prevedibile. Ma non c’è alcuna ragione perché, dopo la vittoria di Macron, l’Italia — di cui egli ha ben valorizzato il ruolo — venga esclusa dal negoziato su progetti di correzione di determinate regole dell’Ue. Conosciamo i punti deboli che presentiamo come partner fondamentale dell’Unione, l’importante è che ci prepariamo, in particolare con la Francia di oggi, a concordare i contenuti e i toni del negoziato. Come il governo Gentiloni si sta impegnando a fare", conclude l'ex presidente della Repubblica.

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