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Napolitano: “Nessun rifiuto a deporre, ma per legge devo parlare dal Colle”

Il Presidente della Repubblica precisa di non aver mai rifiutato di deporre davanti ai pm che indagano sulla trattativa stato mafia, ma avverte che la testimonianza deve avvenire comunque al Quirinale.
A cura di A. P.
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Da parte del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non vi è stato alcun rifiuto a deporre davanti ai pm di Palermo che indagano sulle trattative tra Stato e mafia. Lo mette in chiaro il Quirinale in una nota in cui vengono fate alcune precisazioni e smentite le interpretazioni di stampa emerse dopo la lettera inviata il 31 ottobre scorso dal Colle al Presidente della Corte di Assise di Palermo. "Con la lettera che il Presidente della Repubblica ha inviato si è ritenuto doveroso offrire all'Organo giudicante elementi di fatto idonei a valutare più approfonditamente l'utilità della testimonianza del Capo dello Stato" spiegano infatti in un comunicato dal Quirinale, sottolineando che la stessa testimonianza  "è stata ammessa dalla Corte a norma dell'art. 190 del codice di procedura penale, solo in quanto non manifestamente superflua o irrilevante". "La lettera inviata, pertanto, non preannuncia alcuna determinazione del Presidente a questo riguardo. Neanche quella di ‘non andare a Palermo' (come impropriamente si è scritto) per rendere una testimonianza" si legge ancora nella nota il cui intento è quello di precisare "le interpretazioni non corrette riportate dalla stampa". Una testimonianza, quella di Napolitano, che come sottolineano dal Colle "comunque dovrebbe, per espresso disposto di legge, essere acquisita nel luogo in cui esercita le sue funzioni, ossia al Quirinale".

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