Music for Peace sugli aiuti a Gaza: “Oltre a zucchero e marmellata ora Israele vieta anche le felpe per bambini”

Oggi a Genova si è tenuta una nuova conferenza stampa di Music for Peace, e il dato più inquietante è emerso già nelle prime battute: tra le linee guida imposte dalle autorità israeliane per far passare gli aiuti a Gaza non ci sarebbero infatti "solo" i già noti divieti a marmellata, miele e biscotti – giudicati troppo "energetici" per donne e bambini – ma compare ora anche una nuova indicazione assurda e crudele: niente felpe per bambini nei pacchi di aiuti umanitari.
Un dettaglio che racconta meglio di qualunque analisi la distorsione del meccanismo di controllo sugli aiuti diretti a Gaza e l'arbitrarietà delle limitazioni applicate: si vieta il cibo ad alto contenuto calorico a chi è in piena emergenza alimentare e si vietano perfino i vestiti caldi espressamente ai più piccoli.
200 tonnellate di aiuti ferme da mesi e l'Italia che parla di corridoi
Il contrasto con la narrazione istituzionale appare netto. Alla Camera, solo poche settimane fa, il ministro degli Esteri Antonio Tajani aveva presentato il Piano di pace per Gaza raccontando un'Italia "concreta e generosa": bambini palestinesi curati negli ospedali italiani, studenti accolti nelle università, un piano da sessanta milioni di euro e i corridoi umanitari del progetto "Food for Gaza". Ma la realtà raccontata da Music for Peace è un'altra. Oltre 200 tonnellate di aiuti raccolte da cittadini e cittadine di tutta Italia, dalla Sicilia alla Valle D'Aosta, sono ancora ferme: prima bloccate a Genova, ora intrappolate in un labirinto burocratico tra Giordania, documenti cambiati all'ultimo, pre-clearance concesse e poi ritirate, richieste di rimuovere alimenti, chiusure improvvise dei valichi. "Quello che doveva richiedere tre ore sta richiedendo mesi", ha spiegato in collegamento dalla Giordania il presidente di Music for Peace, Stefano Rebora. "E ogni volta si ricomincia da capo".
"Food for Gaza funziona? Allora perché i nostri aiuti restano fermi?"
Rebora ha poi commentato le dichiarazioni del ministro Tajani: "Dice che il programma Food for Gaza funziona, che i camion entrano nella Striscia. Ma da dove? E perché non vengono messi a disposizione gli stessi mezzi per far passare le nostre 240 tonnellate?". Il confine tra Giordania e Cisgiordania non permette infatti il transito dei materiali, mentre i tre valichi verso Gaza aprono a singhiozzo; a fronte di 600 camion che dovrebbero entrare ogni giorno, ne passa poi appena il 10%. Nel frattempo, i magazzini giordani restano colmi di aiuti impossibili da consegnare.
La mozione in Regione e la risposta della maggioranza
In conferenza si è parlato anche della mozione presentata due giorni fa in Consiglio regionale della Liguria dalle opposizioni. Una richiesta minimale e cioè che la Regione si impegnasse a fare pressione sul Governo affinché sbloccasse le tonnellate di aiuti di Music for Peace. Una mozione già emendata, "ridotta all'osso proprio per renderla votabile anche dalla maggioranza", raccontano, che però è stata bocciata. E la motivazione è arrivata dall'assessore alla Sanità Nicolò, che ha sintetizzato il suo intervento così: "Il tema è superato".
Gaza sarebbe insomma un tema superato, mentre la crisi umanitaria prosegue, mentre gli aiuti restano bloccati, gli ingressi verso la Striscia sono al minimo storico (perché i passaggi di frontiera aprono a singhiozzo), mentre le ONG registrate non riescono a consegnare cibo e medicinali a causa dei veti israeliani.
"Vergogna, pagina nera del Consiglio regionale, ci si sporca le mani di sangue"
Il consigliere Stefano Giordano (M5S) ha definito la risposta "una vergogna che calpesta i diritti internazionali", "dovevamo portare un po' di luce ai bambini di Gaza, alle vittime più innocenti di tutte. Ci è stato risposto con superficialità e ironia. È inaccettabile". Il consigliere Gianni Pastorino ha parlato di "violenza psicologica istituzionale": "Hanno trattato la questione come una postilla burocratica. Come se le immagini e le testimonianze che arrivano da Gaza fossero finte". Armando Sanna (PD) ha denunciato l'assenza del presidente che si è allontanato prima di rispondere: "Non ha avuto il coraggio di dire qual è la linea politica della Regione. Ha lasciato tutto sulle spalle di un assessore. È stata una delle pagine più brutte che abbiamo vissuto in Consiglio". La consigliera Selena Candia (AVS) ha dichiarato poi che "gli aiuti sono ancora fermi e i bambini continuano a morire. Basta raccontare che va tutto bene. La pace non c'è: c'è un accordo Netanyahu-Trump che ha a che fare con sfruttamento e conquista, non con la fine della guerra".
Valentina Ghio: "La Farnesina non risponde. Nei magazzini ci sono montagne di aiuti fermi"
Tra i politici presenti, anche la parlamentare Pd Valentina Ghio, che ha ricordato che da mesi viene chiesto alla Farnesina un intervento concreto ma che la risposta è sempre la stessa, rimanda al programma "Food for Gaza", di cui però non vengono forniti dati, risultati né trasparenza. Nel frattempo, ha detto, nei magazzini giordani ed egiziani, come lei stessa ha potuto docuemtnare in una delle missioni parlamentari in loco, ci sono ancora montagne di aiuti bloccati: alimenti, farmaci chemioterapici, anestetici, farina. Tutto fermo.
E dopo il cessate il fuoco – ricordano in conferenza – 282 palestinesi sono stati uccisi dal fuoco israeliano. Oltre la metà, bambini.
Nel frattempo, mentre si parla di corridoi umanitari, i divieti reali restano questi: niente marmellata, niente miele, niente biscotti e adesso niente felpe da bambino. In una Gaza in cui mancano cibo, medicine, abiti e ripari, e dove – come ricordano i delegati – perfino gli aiuti stoccati nei magazzini internazionali non riescono a superare i valichi.