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Orsoni scarcerato, patteggia e torna sindaco. Come se niente fosse

Il mazzettificio del Mose coinvolge il sindaco di Venezia Orsoni. Il Partito Democratico non fa nulla per mettere la parola fine a questa imbarazzante vicenda. E Matteo Renzi ? Lui sta sereno. Anzi #staserenissimo.
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Il "Daspo" ai politici corrotti da "prendere a calci". Bellissime parole. E poi, quando ci si trova alla resa dei conti lo sa, Matteo Renzi, cosa succede? Succede che il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, eletto nel 2010 da indipendente col sostegno decisivo del Partito Democratico, coinvolto nel mazzettificio del Mose (egli sostiene di «non aver mai preso denaro»), finisce in carcere, accusato di finanziamento illecito. E poi però concorda un patteggiamento a 4 mesi di galera e multa da 15mila euro, viene scarcerato, convoca una conferenza stampa e annuncia che non si dimetterà da primo cittadino. Al presidente del Consiglio dopo il suo viaggio orientale corre l'obbligo di spiegare che senso ha parlare del Garante anticorruzione e di leggi ad hoc se poi alla resa dei conti il suo partito non è capace di togliere la spina ad una amministrazione così imbarazzante, così indelebilmente macchiata. Viene da chiedere se fosse accaduto al Sud, in quella che i cattivi conoscitori del Mezzogiorno e gli accaniti telespettatori di fiction definiscono "Gomorra" cosa sarebbe accaduto. E invece è accaduto a Venezia: va tutto bene. E Matteo questa volta #staserenissimo.

Aggiornamento 28 giugno 2014: 16 giorni dopo il Gup ha respinto il patteggiamento.

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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