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Monti: “Resto in politica a modo mio. Crescita scarsa colpa di sindacati e imprese”

Il premier uscente ha rilasciato un’intervista a Che Tempo che fa che andrà in onda questa sera su Rai3. Non sarà presidente né segretario, ma continuerà a seguire il ruolo di Scelta Civica teso a stimolare il percorso riformista auspicato. Poi accusa imprese e sindacati.
A cura di Redazione
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Mario Monti, ancora insignito della carica di premier, rilascia un'intervista a Fabio Fazio nella quale chiarisce quale sarà il suo ruolo politico nei mesi che verranno. Dopo essere sceso in campo con il nuovo partito Scelta Civica ed aver ottenuto un risultato non proprio esaltante, conferma ciò che aveva fatto intendere negli scorsi giorni, ovvero un'intenzione di rimanere personalmente al di fuori delle vicende di partito, abbandonare le possibilità di svolgere ruoli e ricoprire incarichi specifici nel partito, come potrebbero essere quelli di presidente o segretario. Cosa che d'altronde aveva già anticipato negli scorsi giorni affermando che sarebbe tornato a fare il senatore a vita.

Il mio non è un abbandono ma la continuazione di quello che è il mio modo di interessarmi della vita del Paese […] Ora Scelta civica si sta dotando di uno statuto. Io non sono mai stato il presidente e ho incoraggiato gli altri a pensare anche a ricercare qualcuno che occupi quel posto. Io non sarò né presidente né segretario”. La mia ttività sarà a sostegno di iniziative per le riforme, per l’Europa, contro il bipolarismo conflittuale. Orientamento che per ora segue solo Scelta civica.

Monti non ha mancato di sottolineare quale sia il suo parere in merito all'anomala situazione economica italiana di questo particolare frangente temporale, quello corrispondente ad una netta contraddizione tra i dati fiduciosi, per quanto timidamente, provenienti sul piano internazionale per il paese, e l'economia reale che invece pare versare in uno stato raramente riscontrato nei tempi addietro, quando i prospetti finanziari non erano di certo ottimisti: "Per quanto riguarda l’economia reale siamo ancora in emergenza. Al prossimo governo occorrerà una velocità di decisione e un consenso simili a quelli che hanno caratterizzato i primi sei mesi del governo che ho presieduto, se l’Italia non cresce ciò è dovuto a lacune della politica, ma moltissimo anche a sindacati e imprese". La tendenza, dunque, è quella osservata in campagna elettorale, tentare di scardinare un sistema immobilizzato da attori che non hanno avuto la capacità di rinnovarlo:

Il mondo del capitalismo non ha saputo ammodernarsi e il mondo dei sindacati ha responsabilità storiche nell’arretratezza […] Che sindacati e Confindustria prendano posizioni comuni. Ho dedicato buona parte del 2012 a ottenere questo.

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