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Mini Irpef al 10% e taglio delle tasse sul lavoro: cosa prevede il pacchetto fiscale del governo

Il governo sta valutando una tassa ridotta al 10% sugli aumenti contrattuali e sugli straordinari, per spingere il rinnovo dei contratti stagnanti e alleggerire la pressione fiscale sul lavoro. Tra le misure allo studio anche fringe benefit più ricchi, premi di risultato agevolati e nuove regole sul Tfr. Ecco cosa si sa finora.
A cura di Francesca Moriero
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Tra le misure più rilevanti allo studio del governo in vista della prossima legge di Bilancio, spicca l’introduzione della cosiddetta "mini Irpef": una tassazione ridotta al 10% sugli aumenti salariali derivanti dai rinnovi dei contratti collettivi. L’obiettivo sarebbe quello di rendere gli aumenti di stipendio più leggeri dal punto di vista fiscale, aiutando così i lavoratori a trattenere una parte maggiore del loro salario netto e allo stesso tempo spingere le parti sociali verso un’accelerazione dei rinnovi, spesso fermi da anni in molti comparti. Questa misura non sarebbe però pensata come un intervento isolato, ma rappresenterebbe il perno di una strategia ben più ampia: da un lato, infatti l'obiettivo è quello di rilanciare la contrattazione collettiva, dall’altro quello di contenere l’aumento del costo del lavoro per le imprese, distribuendo il beneficio fiscale solo sulla parte effettivamente incrementale dello stipendio.

Scatti automatici degli stipendi se i contratti restano bloccati

Ad affiancare la mini Irpef arriva anche un meccanismo di salvaguardia che prevederebbe l'adeguamento automatico degli stipendi all'inflazione, in caso di mancato rinnovo del contratto entro due anni dalla scadenza; in pratica, se dopo 24 mesi le trattative tra sindacati e datori di lavoro non portano a un nuovo accordo, i lavoratori non rimarranno fermi al vecchio salario, ma beneficeranno di un incremento legato all’indice Ipca, l’indicatore dell’inflazione depurato dai beni energetici importati. Questa clausola avrebbe un duplice scopo: evitare che i lavoratori perdano potere d’acquisto nei periodi di vacanza contrattuale e incentivare le parti a non rimandare troppo a lungo i tavoli negoziali.

Tasse ridotte su straordinari, lavoro notturno e festivo

In parallelo, il governo intende intervenire anche sulla tassazione del lavoro straordinario, festivo e notturno: la proposta sarebbe quella di applicare a queste ore una tassazione sostitutiva fissa, sempre al 10%, per rendere più conveniente sia per i lavoratori che per le imprese il ricorso a questi turni. Attualmente, infatti, le ore extra sono tassate come normale reddito da lavoro e finiscono spesso per avere un impatto limitato sul netto in busta, pur aumentando il carico fiscale complessivo. Lo scopo della misura sarebbe, anche questa, duplice: valorizzare economicamente il lavoro svolto in orari disagiati e alleggerire la pressione fiscale su chi offre una disponibilità maggiore rispetto al proprio orario standard.

Bonus aziendali più ricchi: salgono i limiti per premi e fringe benefit

Sempre nella logica di incentivare forme di retribuzione più flessibili ma vantaggiose dal punto di vista fiscale, il governo starebbe valutando anche l'ampliamento dei limiti per la tassazione agevolata di premi di risultato e fringe benefit. In particolare, per i premi legati alla produttività o ad accordi aziendali si prevederebbe un aumento del tetto massimo per l'aliquota agevolata al 10%, passando dagli attuali 3mila euro a 4mila euro annui. Per i fringe benefit, che comprendono vantaggi come buoni spesa, copertura di bollette o altre forme di welfare aziendale, il limite di esenzione fiscale potrebbe salire da 1.000 a 2mila euro per i lavoratori senza figli, e da 2mila a 4mila euro per chi ha figli a carico; anche in questo caso, l'intento sarebbe quello di aumentare il potere d’acquisto dei dipendenti senza gravare sulle imprese.

Previdenza integrativa: ritorna il silenzio-assenso sul Tfr

Un'altra misura, che riguarda più direttamente il futuro pensionistico dei lavoratori, sarebbe la possibile reintroduzione di un semestre di silenzio-assenso per la destinazione del Tfr alla previdenza complementare. Se approvata, questa norma prevedrebbe che, in assenza di una scelta esplicita da parte del lavoratore, il Tfr maturando venga automaticamente trasferito a un fondo pensione. L'obiettivo sarebbe sostanzialmente quello di rafforzare la previdenza integrativa, oggi ancora poco diffusa tra i lavoratori dipendenti, contribuendo a costruire una pensione più solida nel lungo termine. Anche questo intervento si inserisce in una visione organica che puntrebbe a valorizzare il lavoro non solo nel presente, ma anche in prospettiva futura.

Tutte le misure sono collegate tra loro in un piano unitario

Ciò che emerge con chiarezza è insomma che le misure in discussione non sono scollegate tra loro, ma parte di un disegno coerente che mira a sostenere i redditi da lavoro e rilanciare la contrattazione collettiva attraverso una serie di leve fiscali mirate. Ogni intervento, dalla mini Irpef agli sconti su straordinari e benefit, contribuirebbe a rafforzare un’idea di fondo: quella di premiare chi lavora di più, chi rinnova i contratti, chi migliora la produttività, incentivando le imprese senza penalizzarle dal punto di vista fiscale.

Resta però un nodo cruciale: quello delle coperture. Tutto questo pacchetto, infatti, ha un costo stimato in diversi miliardi di euro. Per rendere possibile l’attuazione delle misure, il governo starebbe quindi cercando risorse aggiuntive, soprattutto attraverso il contributo straordinario dalle banche, che dovrebbe essere definito nei prossimi giorni; senza una chiusura chiara su questo fronte, molte delle misure rischiano infatti di rimanere proposte sulla carta o di subire tagli e rinvii.

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