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Migranti, perché quello della nave Gregoretti può diventare un nuovo caso Diciotti

La nave Gregoretti della Guardia costiera è in attesa di ricevere l’autorizzazione per far sbarcare in Italia 140 migranti soccorsi nella giornata di ieri. Ma per ora Matteo Salvini ha negato la possibilità di approdare nei porti italiani in attesa di un piano di ridistribuzione nei Paesi Ue. Una vicenda che ricorda quella della nave Diciotti sotto vari punti di vista: ecco perché questo potrebbe essere un nuovo caso Diciotti.
A cura di Stefano Rizzuti
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Ricordate il caso Diciotti? Nell’agosto del 2018 la nave della Guardia costiera ha soccorso 177 migranti nel Mediterraneo ed è poi arrivata al porto di Catania. Dove, però, non ha potuto far sbarcare le persone a bordo per quasi dieci giorni, a causa della ferma opposizione del ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Che per quella vicenda fu indagato: il Tribunale dei ministri di Catania ha chiesto alla Giunta per le immunità del Senato l’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini per sequestro di persona. Autorizzazione poi negata dal Senato, con il voto anche del Movimento 5 Stelle. E se ora succedesse la stessa cosa con la nave Gregoretti? Intanto capiamo di cosa stiamo parlando: il caso è quello della nave Gregoretti della Guardia costiera che ha preso a bordo 140 migranti e attende indicazioni per avere un porto italiano in cui approdare. Finora il Viminale ha negato l’autorizzazione. Il rischio è che, nel caso in cui lo stallo si protragga a lungo, si venga a creare una nuova situazione come quella del caso Diciotti. Per capire meglio cosa potrebbe succedere e le analogie analizziamo entrambi i casi.

Il caso Diciotti

La nave Diciotti è un pattugliatore della Guardia costiera. Il 16 agosto del 2018 ha salvato al largo di Lampedusa 177 migranti. Poi il 20 agosto è arrivata al porto di Catania. Ma Salvini ha vietato lo sbarco in attesa di un accordo europeo sulla ridistribuzione dei migranti. Senza autorizzazione i migranti sono rimasti a bordo. La procura di Agrigento ha indagato Salvini, insieme al suo capo di gabinetto Matteo Piantedosi, per sequestro di persona. Il 23 agosto, dopo sette giorni, il governo ha consentito lo sbarco di 29 minori, mentre altri 17 migranti sono stati fatti evacuare per motivi di salute. Dopo nove giorni la trattativa si è sbloccata, grazie al Vaticano e a Irlanda e Albania che hanno deciso di accogliere i migranti che si trovavano sulla Diciotti.

Così lo sbarco è avvenuto nella notte tra il 25 e il 26 agosto. Intanto la procura di Agrigento ha passato gli atti alla procura di Palermo per trasferirli al Tribunale dei ministri: quello di Palermo ha poi passato tutto a Catania. La procura etnea ha chiesto l’archiviazione per Salvini, ma i giudici – a gennaio – hanno chiesto l’autorizzazione a procedere alla Giunta per le immunità del Senato. Che però non l’ha concesso, salvando così Salvini dal processo.

Il caso Gregoretti

La nave Gregoretti è una imbarcazione della Guardia costiera. Il suo obiettivo è quello di contrastare le attività illegali e di svolgere funzioni di vigilanza sull’attività di pesca. Ma può anche “svolgere attività di comando e controllo, ricerca e soccorso (SAR), polizia marittima, controllo dei flussi migratori”. Il suo equipaggio è formato da 31 persone. E come per la Diciotti è una nave della Guardia costiera, il che vuol dire che i migranti a bordo si trovano in territorio italiano. Il che fa prefigurare uno scenario pressoché identico a quello della Diciotti.

La Gregoretti ha preso a bordo 140 migranti soccorsi ieri. In particolare 50 erano sul peschereccio di Sciacca Accursio Giarratano, autorizzato alla pesca d’altura e che ha applicato il codice di navigazione e le leggi internazionali aiutando i 50 migranti alla deriva. Altri 91 migranti su un gommone sono stati soccorsi, dopo che un peschereccio tunisino li ha avvistati in serie difficoltà. Sono stati salvati dalla nave Monte Spereone, della Guardia di finanza. Poi sono stati trasferiti tutti insieme sulla Gregoretti.

Così come avvenuto nel caso Diciotti, Salvini ha negato l’approdo nel porto italiano, in questo caso quello di Lampedusa. Il governo ha interpellato la Commissione europea per chiedere di coordinare le operazioni di ricollocazione dei migranti e assicura che finché non ci sarà la disponibilità degli stati membri non farà scendere i migranti nel porto. Salvini, al contrario di quanto fa con le Ong, non ha chiesto all’imbarcazione di andare in Libia o in Tunisia. Ma comunque non ha consentito l’approdo in Italia.

Perché potrebbe essere un nuovo caso Diciotti

Le similitudini con il caso Diciotti sono molte. Anche stavolta si tratta di una nave italiana e, soprattutto, della Guardia costiera. Non più Ong, quindi. Anche stavolta il ministro dell’Interno ha negato l’approdo a delle persone che si trovano a bordo di una imbarcazione che è a tutti gli effetti territorio italiano. Così i migranti rimangono come se fossero ‘sequestrati’ a bordo della nave, senza poter scendere. E anche in questo caso Salvini nega lo sbarco in attesa della ridistribuzione dei migranti, un’operazione che – stando al regolamento di Dublino – avviene nel momento successivo rispetto allo sbarco e comunque solamente su base volontaria (dei singoli Paesi). Salvini, quindi, se la situazione non dovesse sbloccarsi in tempi rapidi, potrebbe rischiare di finire nuovamente indagato per sequestro di persona. E anche questa volta gli atti verrebbero trasmessi al Tribunale dei ministri che, alla fine, potrebbe inviare nuovamente la richiesta di autorizzazione a procedere al Senato, camera di appartenenza di Salvini. Anche se questa volta il ministro dell’Interno può avvalersi di un precedente che gli dovrebbe garantire, eventualmente, un’ancora di salvataggio come avvenuto già negli scorsi mesi grazie al M5s.

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