Migranti, la Mare Jonio torna nel Mediterraneo: “C’è bisogno di aiuto e umanità”

La Mare Jonio torna tra le acque del Mediterraneo. La nave della Ong Mediterranea Saving Humans è uscita ieri sera dal porto di Trapani, prendendo il largo verso nuove missioni di salvataggio. "Dopo aver soccorso centinaia di persone, dopo tanti mesi di ingiusto sequestro prima e di stop forzato dovuto all’emergenza Covid-19 poi, Mediterranea torna in mare, nel pieno rispetto di tutte le normative anti-covid, per monitorare e denunciare le violazioni dei diritti umani che continuamente avvengono nel Mediterraneo centrale", scrive la ONg.
Gli attivisti denunciano come profughi di guerra e vittime di torture continuino ad essere lasciati morire nelle acque del Mediterraneo. Proprio in queste ore la marina tunisina ha recuperato 22 cadaveri in mare, dopo il naufragio di un barcone con a bordo 53 persone dirette verso le coste italiane. Il Forum tunisino per i diritti economici e sociali ha accusato i leader europei di essere "disposti a tutto pur di ostacolare l'arrivo dei migranti".
Tanti altri migranti vengono invece "catturati con il coordinamento dei governi europei e riportati alle torture dei campi di detenzione libici", afferma la Ong Mediterranea. Questa notte, circa 200 persone sono state ricondotte in Libia, nonostante varie organizzazioni internazionali, tra cui anche la Nazioni Unite, continuino a sottolineare come il Paese non possa essere considerato un porto sicuro. "Torniamo in mare in uno scenario mediterraneo sempre più inquietante", ha commentato Alessandra Sciurba, presidente di Mediterranea. "I governi europei rivendicano ormai la propria connivenza con le milizie di un Paese in guerra come la Libia calpestando consapevolmente diritti fondamentali e vite umane. Essere in quel mare significa ancora una volta cercare di riaffermare dal basso che la vita di ogni persona conta", ha aggiunto. Per poi concludere: "I can't breathe è l'ultimo sussulto anche di ogni persona lasciata annegare per scelte politiche criminali".