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Meloni non ritira querela a Saviano, lo scrittore: “Mente, non viene in tribunale perché ha paura”

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha detto che non ritirerà la querela a Roberto Saviano. Il giornalista: “Meloni ha detto che l’ho accusata di essere responsabile della morte di un bambino. Falso”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Alla festa per il decennale di Fratelli d'Italia a Piazza del Popolo, lo scorso sabato, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha detto che non ritirerà la querela al giornalista e scrittore Roberto Saviano: "L'ho querelato, non da presidente del Consiglio, ma da presidente dell'unico partito di opposizione. Non si trattava di critica. Ripetutamente mi ha dato della ‘bastarda' affibbiandomi la responsabilità della morte di un bambino in mare, quando ero all'opposizione e neanche lontanamente potevo avere responsabilità. Io non politicizzo, lui sta cercando di farlo", ha detto la premier. Il processo è iniziato lo scorso 15 dicembre.

Il giornalista è accusato di diffamazione, per un suo intervento tv durante una puntata di Piazzapulita del dicembre 2020, in cui aveva definito Meloni e Salvini ‘bastardi', per le loro campagne contro i migranti e contro le Ong.

Saviano risponde così a Meloni: "Meloni ha deciso di querelarmi ma poi si sottrae al processo, mi querela ma non accetta il confronto nella stessa sede in cui lei lo ha portato. Meloni ha detto che l'ho accusata di essere responsabile della morte di un bambino. Falso". 

In un video sui social Saviano rilancia quindi il suo discorso a Piazzapulita in cui accusa Meloni e Salvini:

"Vi sarà tornato alla mente tutto il ciarpame detto sulle ong: ‘taxi del mare', ‘crociere'… Tutte quelle parole spese su questa disperazione. Viene solo da dire ‘bastardi, come avete potuto?'. A Meloni, a Salvini…bastardi. Come è stato possibile, tutto questo dolore descriverlo così? Era legittimo avere un'opinione politica diversa dall'accoglienza, ma non sull'emergenza, non su chi sta salvando persone in mare".

"Se per le falsità che Meloni ha detto io decidessi per ipotesi di querelarla, sapete come andrebbe? Come accade ogni volta che un cittadino prova a chiedere ai politici conto delle proprie parole: verrebbe schermata dalla Giunta per le immunità parlamentari, che affermerebbe, come accade sempre, che quelle sue dichiarazioni sono avvenute nell'esercizio delle sue funzioni da premier, bloccando tutto. Quindi Meloni quando querela è una privata cittadina, underdog, una svantaggiata. Ma se c'è il rischio che venga querelata è la presidente del Consiglio", sottolinea Saviano.

"Meloni mente – aggiunge il giornalista – sapendo di mentire. Mente perché può farlo, non essendo sotto giuramento. Se avesse pronunciato parole identiche a quelle che vi ho mostrato in un'aula di tribunale, ora sarebbe sotto processo per falsa testimonianza".

"Dal palco aizza la sua piazza contro di me, mi mette alla berlina, mi espone all'odio dei suoi sostenitori, allo squadrismo tipico della sua storia politica. Meloni ridicolizza me e le ragioni della mia critica politica. Questo è un comportamento disonorevole, si cui la nostra storia reca tracce evidenti, ferite profondissime".

"Meloni ha paura di questo processo – attacca ancora Saviano – perché sul banco degli imputati non ci sono io. Ma attraverso me c'è il diritto di criticare aspramente il potere, che è uno dei pilastri della democrazia".

"Il Papa che tutti questi signori citano di continuo nei loro discorsi ha definito i centri di detenzione libici che noi finanziamo ‘lager'".

"Io sono sotto processo per aver stigmatizzato le parole di odio e disumane che da anni la premier pronuncia, contro ong e migranti, volendo dire che l'emergenza migranti non è emergenza invasione, ma è emergenza umanitaria, volendo dire e ribadire che non esistono blocchi navali praticabili, e che chi salva vite in mare non può essere arrestato per puro piacere di una donna, che si presenta come un underdog, una sfavorita, ma in realtà è in Parlamento, ai vertici delle istituzioni da vent'anni. La verità è che Meloni ha paura di venire in tribunale, e fa benissimo ad averne. Questo è il motivo per cui continua a fare processi in piazza, perché la sua propaganda può esistere solo se ha certezza di non avere sanzioni, solo se può avvenire in assenza di giuramento di veridicità. Non sarebbe così se venisse a raccontare le sue fandonie in tribunale".

"Meloni oggi si trova schiacciata tra una via istituzionale, che presupporrebbe il ritiro della querela e di smettere di esporre un privato cittadino all'odio e alla gogna della sua piazza, e le pressioni di chi le chiede di avere una continuità identitaria. Ha oggettivamente paura di affrontare le conseguenze della sua propaganda".

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