video suggerito
video suggerito
Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Meloni non ha intenzione di riconoscere lo Stato di Palestina: per il governo sarebbe “controproducente”

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni vola a New York all’Assemblea generale dell’Onu, nella giornata degli scioperi per Gaza. Mentre tanti Paesi, gli ultimi in ordine di tempo sono Australia, Canada e Regno Unito, hanno deciso di riconoscere lo Stato di Palestina, il governo italiano non ha intenzione di seguire questa linea.
A cura di Annalisa Cangemi
1 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Il governo di centrodestra non cambia idea. Mentre nel mondo tanti Paesi si organizzano per dare un segnale forte a Israele, e annunciano il riconoscimento dello Stato di Palestina, nella giornata degli scioperi e delle piazze per Gaza, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si prepara a portare all'Assemblea generale delle Nazioni Uniti a New York la posizione fino a qui sostenuta: l'Italia si dichiara favorevole alla soluzione ‘due popoli due Stati', ma non vuole procedere al riconoscimento dello Stato palestinese prima che sia avviato un concreto processo diplomatico. Meloni infatti ha sempre sostenuto che una scelta del genere sarebbe "prematura" e "controproducente".

La premier insomma ha sempre detto di essere "favorevolissima allo Stato della Palestina", ma non al suo riconoscimento. Su questo l'esecutivo tira dritto. Una presa di posizione di questo tipo ha soprattutto un grosso valore simbolico e politico, perché dimostra il progressivo isolamento internazionale del governo Israele di Netanyahu, a cui non resta che aggrapparsi all'alleato americano. Una decisione del genere come dicevamo non è all'orizzonte per il governo Meloni, che però mantiene relazioni con le autorità palestinesi, tramite il Consolato Generale a Gerusalemme. Quest'ultimo, come si legge nel sito, "intrattiene con le autorità palestinesi e che si sostanziano in rapporti politici, economici, culturali, di cooperazione allo sviluppo e di dialogo tra realtà locali e tra società civili".

Nella pratica, il riconoscimento di un nuovo Stato comporta lo scambio di rappresentanze diplomatiche, e quindi l'apertura di ambasciate e consolati, con il conseguente invio di personale diplomatico. In teoria questo scambio avviene solo quando due Paesi si riconoscono reciprocamente, con qualche eccezione. Oltre all'Italia, che come abbiamo visto è intrattiene rapporti con le autorità palestinesi, anche gli Stati Uniti, che non riconoscono la Palestina, hanno avuto per anni l'Ufficio per gli Affari Palestinesi e all’interno dell’ambasciata in Israele, che è stato chiuso e ‘assorbito' dall'ambasciata americana a Gerusalemme, per volere dell'amministrazione Trump.

Ad oggi il numero dei paesi dell'Onu che riconoscono la Palestina è arrivato a 151 su 193. I Paesi dunque che hanno appena deciso, o che decideranno, di fare questo atto, simbolico e politico insieme, si troveranno ad avere come interlocutore l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), che costituisce l'organizzazione di autogoverno transitoria che esercita funzioni sovrane su gran parte della Cisgiordania e, formalmente, sulla Striscia di Gaza. Anche se quest'ultima, come sappiamo, dal giugno 2007 è sotto il controllo del movimento islamista radicale di Hamas).

A New York, dove è atteso per mercoledì l'intervento di Meloni al Palazzo di Vetro, sono dieci i Paesi che annunceranno ufficialmente il riconoscimento dello Stato di Palestina: Francia, Belgio, Lussemburgo, San Marino e Malta si uniranno a Regno Unito, Canada, Australia e Portogallo, seguendo la strada presa in precedenza da Spagna, Norvegia, Irlanda e Slovenia.

"Riconoscere oggi lo Stato di Palestina è l'unico modo di fornire una soluzione politica ad una situazione che deve finire", ha detto il presidente francese, Emmanuel Macron. Benjamin Netanyahu dal canto suo ha ribadito ieri che "non ci sarà nessuno Stato palestinese" e oggi ha detto che intende "andare avanti con determinazione" nell'operazione a Gaza "fino a quando gli obiettivi della guerra non saranno raggiunti".

In Africa, nel nome del diritto internazionale e del principio di autodeterminazione dei popoli, sono già 52 su 54 i Paesi del che hanno già riconosciuto lo Stato di Palestina. Quello che si osserva nel continente africano è un processo partito prima che cominciasse la campagna di bombardamenti dell'Idf nella Striscia di Gaza e che Israele intraprendesse la sua politica di espansione delle colonie nella Cisgiordania occupata.

Il nostro Paese non è solo in Europa: se infatti Irlanda, Spagna, Norvegia e Slovenia hanno annunciato il riconoscimento della Palestina nel 2024, l'Italia, come anche la Germania, non è intenzionata a seguire questa strada. Il riconoscimento però, lo ricordiamo, non modifica lo status di osservatore dei palestinesi presso le Nazioni Unite, la cui piena adesione è stata bloccata dagli Stati Uniti.

Lo scorso 12 settembre l'Italia aveva votato a favore della risoluzione adottata dall'Assemblea Generale Onu con 142 voti a favore (10 i contrari, tra cui Israele e Usa), che prevedeva il rilancio della soluzione a due Stati con il territorio palestinese governato dall'Autorità nazionale con un comitato amministrativo transitorio da istituire subito dopo il cessate il fuoco. Nel documento si chiede di arrivare "il più in fretta possibile" alla nascita di uno Stato palestinese, in cui Hamas non abbia più alcun ruolo di potere nella Striscia di Gaza.

1 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views
Immagine

Iscriviti a Evening Review.
Ricevi l'approfondimento sulle news più rilevanti del giorno

Proseguendo dichiari di aver letto e compreso l'informativa privacy