Meloni diffamata, la finta relazione tra la premier e l’ex deputato Fdi Messina: il gossip spinto da Corona

La presunta relazione sentimentale tra Giorgia Meloni e l'ex deputato di Fratelli d'Italia Manlio Messina, una ricostruzione del tutto falsa, è finita in tribunale.
Luca Arnaù, ex direttore (per 19 giorni) di Dillingernews.it, coimputato di Fabrizio Corona nel processo per diffamazione aggravata nei confronti della presidente del Consiglio per l'articolo pubblicato dalla testata il 20 ottobre 2023 dal titolo ‘E se il cuore di Giorgia Meloni fosse già occupato? Dalla Sicilia ci raccontato che…', è stato ascoltato ieri in Aula al tribunale di Milano.
Nell'articolo in questione, secondo la Procura di Milano, Arnaù e Corona avrebbero diffuso notizie false, anche con l'uso di immagini "modificate", su una presunta "relazione sentimentale" della premier con l'onorevole di Fratelli d'Italia Manlio Messina (ora passato al Gruppo Misto), parlando di "un intensificarsi degli incontri" fra loro dopo la rottura della relazione di Meloni con il giornalista Andrea Giambruno. La premier, che è parte civile nel procedimento ed è stata citata come testimone, sarà sentita a Palazzo Chigi in una data che verrà definita alla prossima udienza del primo dicembre. In aula, ieri, era assente Fabrizio Corona, difeso dall'avvocato Nicolò Chiesa.
Arnaù querelato: le dichiarazioni in tribunale
"Per questo articolo mi sono ritrovato 4 agenti della Squadra mobile in casa alle 6 del mattino, mia figlia di 9 anni piangeva, mi hanno portato via come un mafioso, mi hanno trattenuto per 8 ore in uno stanzone, mi hanno sequestrato computer e telefoni per un articolo di gossip. Sarebbe mai successo se la denuncia non fosse stata firmata da Giorgia Meloni?", ha detto Arnaù, rendendo dichiarazioni spontanee, e ricordando la perquisizione subita dalla squadra mobile di Milano il 2 febbraio 2024, dopo quattro mesi dalla pubblicazione dell’articolo.
"Una bambina di 9 anni ha visto portare via suo padre all'alba per un reato di stampa, cose che non succedono nemmeno in Cina", ha detto il giornalista 60enne nell'aula dell'ottava sezione penale, rilasciando dichiarazioni spontanee. "Ci rendiamo conto che in un Paese civile – ha aggiunto – un capo del governo non se la prende con un giornalista per un articolo di gossip" e che "la stampa deve essere libera di raccontare una voce, una chiacchiera, una curiosità popolare".
Parlando delle foto a corredo dell'articolo, prese dal profilo Instagram dell'onorevole Messina in cui nelle versioni originali, oltre al deputato di Fratelli d'Italia e Meloni, comparivano anche altri soggetti, ha detto che non si tratta di "foto falsificate" ma "tagliate, una cosa che fanno tutti i giornali e tutte le redazioni da sempre". Nessuno ha "taroccato" o "costruito", ha aggiunto, ma sono state "ripulite di persone che non c'entrano nulla" con il contenuto dell'articolo. "Non c'è nulla di falso in quelle foto – ha affermato -, siamo nel 2025 e se qualcuno avesse voluto si poteva farlo con qualsiasi app di Intelligenza artificiale".
"È stato Corona a volere la pubblicazione del gossip, pur sapendo che la storia era falsa"
"Un pomeriggio Corona chiama a raccolta tutte le persone in redazione: vi è una telefonata con una persona dallo spiccato accento romano, con il quale parla di questa fantomatica foto che avrebbe ritratto Meloni con il fantomatico fidanzato. Dall'altra parte questa persona tende a sminuirla, dice ‘guarda che non c'è niente di vero'. Ma lui si incaponisce e dice: ‘No, questo è il nuovo fidanzato della Meloni'", raccontato in aula un ex collaboratore di Dillinger.it, nel processo per diffamazione a carico di Fabrizio Corona e del giornalista Luca Arnaù.
A quanto testimoniato dal giornalista e da una collega che ai tempi era praticante, Corona fece la telefonata con la presunta fonte in vivavoce. Poi "ha preteso la pubblicazione con una volgarità e una blasfemia incredibile", hanno detto davanti alla giudice. Il giornalista Arnaù, allora direttore responsabile di Dillinger.it, che firmò l'articolo, ha detto che si trattava di "un pezzo di gossip scritto con cautela, con l'uso costante del condizionale, di domande e dubbi. Non attribuiva fatti certi, non formulava accuse e non usava parole che potessero offendere la reputazione di nessuno".