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Matteo Renzi: “Non voglio staccare la spina al governo, eleggeremo il successore di Mattarella”

Matteo Renzi in un’intervista sul Corriere della Sera parla anche del suo partito Italia viva: “La sfida è passare dal partito personale al partito delle persone. Se Italia viva resterà il partito di Renzi potrà puntare nei prossimi mesi a raggiungere il 10%”. E sul governo assicura: “Durerà fino al 2023”.
A cura di Annalisa Cangemi
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In un'intervista sul Corriere della Sera Matteo Renzi, fondatore di Italia viva, assicura di non voler far cadere il governo Conte bis: "Neanche per sogno. La spina l'ho attaccata io, perché dovrei staccarla? Abbiamo fatto questo governo due mesi fa per evitare l'uscita dell'Italia dall'euro, che senso ha farlo cadere oggi? La legislatura durerà fino al 2023 e questo Parlamento eleggerà il successore di Mattarella".

"Io non credo al gossip, credo alla politica. Senza di noi questo governo non sarebbe neppure nato. E il governo deve lavorare, non inseguire fantasmi. Poi se qualcuno vuole andare a votare, lo dica apertamente. Io non voglio", aggiunge. E sulle polemiche interne all'esecutivo, soprattutto su Quota 100 che i renziani vorrebbero eliminare, spiega: "La legge di Bilancio è la più importante legge dello Stato. Normale si discuta. Nel 2018 il Parlamento ha ricevuto un testo dal governo senza poter emendare alcunché. È stata una pagina vergognosa nella vita parlamentare stigmatizzata da tutte le istituzioni, a cominciare dal presidente della Repubblica. Ce ne siamo già dimenticati? Quest'anno la musica è cambiata. E il Parlamento potrà migliorare il testo del governo. Nessuno ha ‘i pieni poteri' in Italia, fortunatamente. Se uno fa proposte sulla legge di Bilancio fa politica, non ricatti: le idee non sono ultimatum". E come Italia Viva "faremo proposte con coperture puntuali, per evitare l'aumento delle tasse. Vinceremo sui microbalzelli. Su Quota 100 invece sarà più difficile perché Lega e Cinque Stelle voteranno insieme. Ma è giusto fare la battaglia: spendere 20 miliardi in tre anni per 150mila persone è un errore clamoroso. Avremmo dovuto mettere quei soldi per i giovani, per gli stipendi, per le famiglie".

Sulla lotta all'evasione ribadisce il suo punto di vista: no al "tintinnio di manette", sì ad un sistema che come la patente a punti premi o penalizzi i cittadini. "Ho dubbi – premette – sull'utilizzo del decreto quale strumento di intervento sulle norme penali. Se il Quirinale riterrà di controfirmare il testo, andremo nel merito in Parlamento come prevede la Costituzione: in commissione Giustizia ci sono fior di garantisti, di tutti gli schieramenti. Facciamo lavorare le Camere e avremo una buona legge".

"Il populismo – prosegue il leader di Italia viva – semplifica ogni concetto. Il carcere per gli evasori c'è già, previsto da anni. E anche la custodia cautelare per reati minimi. Qui hanno solo alzato le soglie. La vera sfida è rovesciare il ragionamento e introdurre un sistema premiale, una patente a punti fiscale. Se paghi e fai bene per anni, quando commetti un errore veniale, ti sanziono ‘togliendoti qualche punto'. Chi sbaglia paga. Ma bisogna anche graduare l'errore e usare il buon senso. Con noi gli incassi dalla lotta all'evasione sono aumentati in modo vertiginoso".

"Quanto alle misure preventive e cautelari invito sempre alla prudenza: è di ieri la notizia che Mafia capitale perla Cassazione non è mai esistita. Eppure quanto ha influito quella indagine sulla vita del Paese? Abituiamoci ad aspettare le sentenze della Cassazione: lo prevede la Costituzione, facciamolo".

"Conosco Bonafede da quando ci siamo sfidati nel 2009 per la carica di sindaco di Firenze. Già allora – ricorda l'ex premier – mi appariva per quello che è: una persona distante anni luce da me. Nel Paese del Beccaria la rivoluzione culturale non è godere se uno va in carcere ma far pagare le tasse a tutti. E per farlo servono le detrazioni, la fatturazione elettronica, lo scontrino digitale, la precompilata: il tintinnio di manette non serve, l'incrocio delle banche dati sì".

Per quanto riguarda la sua creatura, Italia viva, nata dopo la fuoriuscita dal Pd, dice: "La sfida è passare dal partito personale al partito delle persone. Se Italia viva resterà il partito di Renzi potrà puntare nei prossimi mesi a raggiungere il 10%. Ma se Italia viva sarà uno spazio liberale, aperto, generazionale composto da persone con storie diverse, questa casa può diventare la vera novità della politica italiana". 

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