video suggerito
video suggerito
Manovra 2026

Manovra, la Bce boccia la tasse sulle banche del governo: “Effetti negativi su istituti e famiglie”

Le misure a carico delle banche potrebbero avere “una serie di effetti negativi sul comparto del credito italiano”. In particolare, il rischio riguarda l’erogazione del credito, gli utili, ma anche patrimonio e liquidità. È quanto si legge nel parere della Bce che boccia la tassazione delle istituzioni finanziarie prevista in manovra.
A cura di Giulia Casula
0 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

La Banca centrale europea torna a mettere in guarda il governo. Dopo le perplessità attorno all'emendamento sulle riserve auree di Bankitalia, questa volta sotto la sua lente è finita la tassa sugli istituti di credito prevista dalla manovra 2026. Le misure a carico delle banche potrebbero avere "una serie di effetti negativi sul comparto del credito italiano in termini, fra gli altri, di erogazione del credito, utili, patrimonio e liquidità", si legge nel parere "relativo alla tassazione delle istituzioni finanziarie".

Come vi abbiamo raccontato nei giorni scorsi, il governo ha leggermente corretto la proposta sui contributi delle banche rispetto alla prima versione contenuta in manovra. Nella nuova riformulazione resta al 2% l’aumento dell’Irap per istituti di credito e assicurazioni (nonostante la volontà iniziale di portarlo al 2,5%), ma vengono escluse le società finanziarie più piccole. In particolare, non saranno toccate dal rialzo i soggetti con minore base imponibile introducendo una franchigia di 90mila euro. Lo sconto comunque si applicherà solo per i periodi d’imposta 2027 e 2028.

Un'altra modifica inoltre, riguarda l'abbassamento delle soglia di deducibilità sulle perdite che possono essere compensate con maggior reddito: le percentuali passeranno dal 43% al 35% nel 2026 e dal 54% al 42% nel 2027. Aggiustamenti che secondo le previsioni dovrebbero portare nelle casse dello Stato 305 milioni nel 2026 e 300 nel 2027.

Nel pacchetto dedicato al settore creditizio rientrano anche il rinvio delle Dta per altri due anni e il taglio dell'aliquota prevista per la distribuzione degli utili messi a riserva nel 2023. Il giudizio della Bce però, non è positivo. "Nonostante spetti agli Stati membri progettare i propri regimi fiscali e distribuire l’onere fiscale – viene premesso – introdurre in modo ricorrente disposizioni ad hoc in materia fiscale aumenta ingiustificatamente l’incertezza politica riguardante il quadro fiscale, danneggiando la fiducia degli investitori e incidendo potenzialmente anche sul costo del finanziamento degli enti creditizi". Inoltre, "la percezione di un quadro fiscale incerto può dar luogo a un ampio contenzioso, creando problemi di incertezza giuridica".

"Complessivamente si prevede che le misure di cui aumentino il carico fiscale effettivo sul settore bancario" si legge. "Sebbene gli enti creditizi presentino ancora una buona solidità finanziaria e una prima valutazione dell'impatto del disegno di legge suggerisca che la situazione non cambierebbe dopo la sua adozione, il previsto aumento della pressione fiscale potrebbe pregiudicare l'erogazione del credito all'economia", viene spiegato.

Nel suo parere di sette pagine Francoforte analizza i diversi provvedimenti e bacchetta il governo per non averli accompagnati  "da alcuna relazione illustrativa che ne illustri la ratio" all'interno del ddl bilancio. Inoltre, la documentazione tecnica presentata al Senato in merito al disegno di legge "contiene una sintesi delle principali disposizioni legislative, ma non fornisce alcuna spiegazione circa la ratio alla base del disegno di legge".

Nel dettaglio per l'istituto centrale l'affrancamento delle riserve di capitale istituite nel 2023 e per il quale la Manovra prevede un regime di tassazione speciale, al 27,5% anziché il 40%, "inciderà in particolare sugli enti meno significativi, che tendono ad essere più concentrati sull'erogazione del credito, mentre gli enti significativi tendono ad avere una quota maggiore di reddito basata sulle commissioni". "Tuttavia – prosegue la Bce – alcuni intermediari possono ora trovarsi in una differente posizione finanziaria rispetto al 2023 e questo onere aggiuntivo potrebbe comportare delle sfide. Per effetto dell'applicazione generale dell'affrancamento, gli enti creditizi con minore solvibilità o più concentrati sull'erogazione del credito (come, ad esempio, le banche di piccole dimensioni) o che hanno proiezioni patrimoniali impegnative potrebbero vedere ridotta la loro capacità di assorbire potenziali rischi al ribasso di una recessione economica". In altre parole, le banche più piccole rischiano di essere penalizzate dalla misura.

Per quanto riguarda l'aumento dell'Irap e le ridotte deduzioni o esclusioni di alcune poste dal reddito imponibile, queste misure faranno calare "gli utili netti del sistema bancario italiano nel breve periodo", si legge. Le misura sull'Ires "potrebbe incentivare gli enti creditizi a rinviare oppure ad abbassare l'ammontare di svalutazioni riconosciute sui prestiti nel primo e nel secondo stadio degli anni influenzati dalla modifica della tassazione, in quanto essi diventano più costosi rispetto alla situazione attuale" inoltre "avere effetti negativi sulla liquidità degli enti creditizi, in quanto potrebbe stimolare gli enti creditizi a ridurre gli interessi pagati sui depositi per abbassare le imposte e così ridurre le riserve di liquidità".

La Bce inoltre, raccomanda, al fine di valutare se l'applicazione della Manovra "ponga dei rischi alla stabilità finanziaria e, in particolare, se sia potenzialmente idoneo a pregiudicare la resilienza del settore bancario e causare distorsioni nel mercato", che il disegno di legge "sia affiancato da un'analisi approfondita delle eventuali conseguenze negative per il settore bancario", conclude.

0 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views