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Ponte sullo Stretto di Messina

Manovra, il Ponte sullo Stretto non si farà nel 2025: emendamento Pd per liberare i soldi destinati ai lavori

Dopo lo stop della Corte dei Conti al Ponte sullo Stretto di Messina, il Pd intende presentare un emendamento alla manovra 2026, per chiedere di destinare le risorse del Fondo di sviluppo e coesione impegnate per il Ponte su progetti e infrastrutture d’interesse per Calabria e Sicilia.
A cura di Annalisa Cangemi
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Dopo l'Alt della Corte dei Conti, che la scorsa settimana ha di fatto bloccato l'iter per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, il progetto ha subito l'ennesima battuta d'arresto. La tabella di marcia che nel tempo è stata più volte modificata dal ministro dei Trasporti Matteo Salvini è stata rivista ancora una volta: è stato indicato il mese di febbraio per l'inizio dei lavori.

Il vicepremier è convinto di poter rispondere a tutti i rilievi sollevati dalla Corte, e in attesa delle motivazioni con cui i magistrati contabili hanno negato il visto di legittimità alla delibera Cipess, in Consiglio dei ministri oggi ha informato i colleghi della maggioranza sui prossimi step. L'obiettivo, ha ribadito Salvini, "è far partire i lavori al più presto".

Quindi, una volta pubblicate le motivazioni della Corte, il ministro risponderà punto su punto a tutte le questioni sollevate, che, lo ricordiamo, sono sia formali che sostanziali, e toccano aspetti procedurali, tecnici ed economici. Se il governo, nonostante la contrarietà della Corte, deciderà di andare avanti comunque con la costruzione dell'opera, rischia di esporsi a un danno erariale, come abbiamo spiegato in questo articolo: non appena la Corte dei Conti apporrà un ‘visto con riserva' alla delibera (procedura contemplata dalla legge), viste le spese già lievitate nel corso dell'ultimo anno, i membri dell'esecutivo rischiano di dover rispondere in prima persona in caso di annullamento dell'iter. Sia a causa dell'indennità di risoluzione dei contratti di collaborazione fin qui sottoscritti, sia per l'avvio immediato degli espropri. Due effetti automatici che si verificheranno immediatamente superato l'ultimo scoglio della Corte.

Salvini ha anche assicurato che l'esecutivo intende mettere in sicurezza tutti i fondi già stanziati in legge di Bilancio. Con la manovra dell'anno scorso si è raggiunta la copertura completa per l'infrastruttura, e il costo complessivo è arrivato a 13,5 miliardi, grazie a un emendamento alla legge di Bilancio dell'anno scorso, che ha aggiunto ulteriori 1,5 miliardi.

Sintetizzando, le risorse sono così ripartite:

  • 6.962 dal bilancio statale
  • 4,6 miliardi dai Fondi di Sviluppo e Coesione dell'Amministrazione Centrale
  • 1,6 miliardi dai Fondi di Sviluppo e Coesione per le due Regioni coinvolte, di cui 300 milioni dalla Calabria e 1,3 miliardi dalla Sicilia
  • 370 milioni risorse di risorse della ‘Stretto di Messina S.p.A' (SdM)

Il totale è 13.532 miliardi. Le opposizioni, con il Pd in testa, chiedono ora di sbloccare quelle risorse, in modo da destinarle su altre voci. E se è vero che lo stesso Salvini ha detto che per motivi di tempo i cantieri non potranno più partire nel 2025, secondo i dem la priorità è ricollocare le risorse che erano vincolate all'avvio dei lavori per quest'anno.

Cosa dice l'emendamento del Pd alla manovra sui fondi del Ponte sullo Stretto

Il senatore Antonio Nicita, componente della Commissione Bilancio, intende presentare un emendamento alla manovra, per la quale domani si chiudono le audizioni in Senato, per spostare i fondi che sono stati stanziati per la costruzione dell'opera, su infrastrutture d'interesse per il Mezzogiorno, come strade e ferrovie, ma anche per finanziare la Sanità e la Scuola. L'obiettivo di un secondo emendamento è poi quello di specificare le condizioni di gestione dell'infrastruttura, in modo che non pesi sulle casse dello Stato.

In particolare il testo del primo emendamento, visionato da Fanpage.it, chiede di eliminare dalla legge di Bilancio 2023 i riferimenti normativi che autorizzavano l'utilizzo delle risorse del Fondo di Sviluppo e Coesione (periodo di programmazione 2021-2027) per la copertura del progetto, pari a 3,8 miliardi di euro, e di riassegnare questa quota interamente al Fondo Sviluppo e Coesione per il Mezzogiorno. Inoltre ulteriori 500 milioni di euro previsti per le opere connesse all'opera, come strade ferrovie (strade, ferrovie, e interventi di adduzione al Ponte) andrebbero riassegnate, entro trenta giorni dall'approvazione della legge di Bilancio, alla Sicilia e alla Calabria per interventi per la mobilità, marittima e ferroviaria, per il completamento di autostrade come la Siracusa-Gela, per l'edilizia sanitaria e scolastica, per la transizione energetica, per il sostegno delle imprese.

Il secondo emendamento, sempre a firma Nicita, è relativo alle condizioni di gestione dell'infrastruttura, e recita:

La manutenzione ordinaria annuale e straordinaria pluriennale del Ponte sullo Stretto di Messina, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, è posta interamente a carico del soggetto gestore. L'equilibrio economico-finanziario della gestione è garantito esclusivamente dalle tariffe stradali e ferroviarie applicate alla struttura.

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