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Manovra 2024

Manovra 2024, su quali prodotti aumenta l’Iva e di quanto

Il 2024 ha segnato un aumento dell’Iva su alcuni prodotti: saltano all’occhio quelli per l’igiene femminile e per l’infanzia, ma ci sono anche altri rincari da considerare.
A cura di Tommaso Coluzzi
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La manovra 2024 è sicuramente caratterizzata dalla conferma del taglio del cuneo contributivo, principale misura voluta dal governo Meloni, ma anche da alcuni rincari sulle imposte. Le parole della presidente del Consiglio, che ha presentato la legge di Bilancio puntando tutto sul "taglio delle tasse", sono vere fino a un certo punto. In primis perché, a differenza di quanto detto da Meloni, non è stata tagliata la spesa pubblica per investire sulla riduzione delle tasse, ma è stato fatto principalmente debito, e poi perché – in alcuni casi – le imposte sono aumentate. Il più famoso – vista la grande polemica che ha generato – è quello che riguarda i prodotti per l'igiene femminile e quelli per l'infanzia, alcuni dei quali torneranno dal 5% al 22%.

Lo schema dei rincari Iva nel 2024 è il seguente:

  • pannolini e latte in polvere dal 5% al 10%
  • seggiolini per il trasporto di bambini in auto dal 5% al 22%
  • assorbenti, tamponi, coppette mestruali e altri prodotti simili per l'igiene intimo femminile dal 5% al 10%
  • gas dal 5% al 22%
  • pellet dal 10% al 22%

La fine degli sconti Iva sul gas avrà un impatto sulle bollette già da gennaio, a cui si unirà anche – per milioni di famiglie – la fine del mercato tutelato dell'energia. Per quanto riguarda i prodotti per l'igiene femminile e per l'infanzia, invece, negli ultimi anni si era passati rapidamente dal 22% al 5%. Nell'illustrare la manovra, però, Meloni ha detto che la riduzione delle tasse è stata resa inutile dall'aumento dei prezzi al dettaglio, dovuto principalmente all'inflazione. Perciò il governo ha deciso di ripristinare un'Iva più alta. La strategia, in teoria, dovrebbe essere la seguente: se il governo riduce il prezzo di una scatola di assorbenti tagliando l'Iva e passa da 4 euro a 3 euro, ma con l'inflazione l'esercente lo riporta a 4 euro, allora è tutto inutile. Insomma, il punto è che ora o i negozi e i supermercati abbasseranno i prezzi, o si finirà per registrare un aumento al dettaglio, come accaduto con la benzina un anno fa.

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