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Covid 19

Manca il personale sanitario per l’emergenza Covid, ma i medici stranieri non possono lavorare

Mancano i medici per curare i pazienti Covid, ma le amministrazioni di Ospedali e Azienda sanitarie non danno la possibilità ai medici stranieri di partecipare ai bandi, perché non hanno la cittadinanza italiana o di paesi dell’Unione Europea. Il deputato di Leu Erasmo Palazzotto presenta un’interrogazione al premier Conte, e ai ministri Speranza e Dadone.
A cura di Annalisa Cangemi
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È allarme in tutta Italia per la carenza di medici. Preoccupa la carenza dei sanitari, mentre le strutture ospedaliere sono alle prese con la seconda ondata di coronavirus. Ma ai medici stranieri, che potrebbero sopperire in parte a questa mancanza, non viene data la possibilità di lavorare. Un paradosso. Per loro è precluso infatti l'accesso ai bandi regionali. Ne dà notizia l'Asgi, denunciando questo grave impedimento: chi ha un regolare permesso di soggiorno non può prestare servizio e dare una mano per arginare l'emergenza sanitaria.

Secondo i dati forniti dallAssociazione medici stranieri in Italia nel nostro Paese ci sarebbero circa 77.500 persone con cittadinanza straniera che hanno qualifiche sanitarie: si parla di 22mila medici, 38mila infermieri, e poi fisioterapisti, farmacisti, odontoiatri e altri professionisti della sanità. Ma tra questi solo il 10% riesce ad accedere a posti di lavoro nell’ambito della Sanità pubblica.

In Lombardia l'assessore Giulio Gallera e il presidente della commissione regionale Sanità del Piemonte, Alessandro Stecco, si sono rivolti espressamente alle ong, agli specializzandi e ai medici in pensione. Secondo l'articolo 13 del decreto Cura Italia varato a marzo 2020, convertito in Legge n. 27/2020, possono essere assunti "alle dipendenze della pubblica amministrazione per l’esercizio di professioni sanitarie e per la qualifica di operatore socio-sanitario… tutti i cittadini di Paesi non appartenenti all’Unione europea, titolari di un permesso di soggiorno che consente di lavorare, fermo ogni altro limite di legge".

Ma gli ospedali di tutta Italia – succedei in Lombardia, Lazio, Piemonte, Basilicata, Molise, Sicilia e Calabria – continuano a ignorare queste disposizioni, e bandiscono concorsi per medici che tra i requisiti abbiano la "cittadinanza italiana o di paesi dell’Unione Europea". E lo stesso, denuncia Asgi, succede per il restante personale sanitario (infermieri, OSS) che deve essere in possesso dei requisiti previsti dall’art. 38 Testo Unico del pubblico impiego: quindi i cittadini extra UE che non siano soggiornanti di lungo periodo non possono concorrere.

Per questo il deputato di Leu Erasmo Palazzotto ha presentato un'interrogazione al presidente del Consiglio Conte, al ministro della Salute Speranza e all ministro per la Pubblica amministrazione Fabiana Dadone, chiedendo di intervenire con urgenza affinché venga garantito il rispetto dell’articolo 13 del Cura Italia.

"Apprendiamo, da Asgi che a centinaia di operatori sanitari stranieri, pronti a dare il proprio contributo per scongiurare il rischio collasso degli ospedali per l'emergenza Covid, è impedito l'accesso ai bandi regionali", scrive in una nota il deputato di LeU Erasmo Palazzotto. "Nelle sole terapie intensive, è di circa 9.000 il fabbisogno di medici e infermieri e il requisito del possesso della cittadinanza italiana ne impedisce l'accesso ai concorsi".

"L’art. 13 del ‘Decreto Cura Italia', convertito in Legge n. 27/2020, prevede peraltro che possano essere assunti ‘alle dipendenze della pubblica amministrazione per l'esercizio di professioni sanitarie e per la qualifica di operatore socio-sanitario tutti i cittadini di Paesi non appartenenti all'Unione europea, purché titolari di un permesso di soggiorno che consente di lavorare. E fermo ogni altro limite di legge'. Appare quindi inspiegabile che le amministrazioni di Ospedali e Aziende sanitarie stiano sistematicamente ignorando questa disposizione. Ritengo che si debba revisionare con urgenza questa prassi garantendo l'accesso ai più capaci e meritevoli. Senza alcuna distinzione di cittadinanza".
"In questa fase – conclude il parlamentare di Leu – dobbiamo compiere ogni sforzo utile a ottimizzare l'impiego di persone preparate e tutte le risorse a nostra disposizione al fine di uscire rapidamente dalla morsa stretta del virus".

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