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Macché responsabili, il problema è Conte: ora al Paese serve un governo di coesione nazionale

Gregorio De Falco – ex M5S e ora nel gruppo Misto – è stato indicato da alcuni retroscena come uno dei senatori disponibili a entrare nella pattuglia dei responsabili pronti a sostenere un nuovo governo Conte, nella sempre più probabile eventualità di un addio dei renziani alla maggioranza. Ma dalle colonne di Fanpage, De Falco critica duramente l’operato del premier e dice: ora al Paese serve un governo istituzionale che raccolga il massimo del consenso possibile in parlamento.
A cura di Redazione Cultura
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  • di Gregorio De Falco

In questi giorni si alternano previsioni sugli sbocchi della crisi di Governo oramai conclamata. Si sostiene tra l’altro che il presidente del Consiglio potrebbe fare ricorso ad alcuni parlamentari, di provenienza eterogenea, subito ribattezzati "responsabili", pronti ad appoggiarlo per sostituire i renziani e proseguire, così, l’esperienza di Governo in corso. Questo rabbercio sarebbe davvero poca cosa a fronte della serietà che richiede il momento storico.

In realtà i giochi non sono così scontati come si vorrebbe far credere. Giuseppe Conte, infatti, è chiaramente una persona inadatta a proporre l'ulteriore “discontinuità” richiesta, oltre che dalla impellente necessità dei fatti contingenti, da più parti, compreso il Pd. Il vicesegretario dem Orlando ad esempio ha chiesto di prefigurare una nuova idea di Paese, non solo di consolidare quella attuale. D'altra parte, la discontinuità rispetto al governo gialloverde era stata la premessa e la promessa fondativa, ma deludente, del secondo gabinetto Conte. Questa discontinuità, posta alla nascita del Conte 2, si è vista pochissimo in più di un anno di Governo giallorosso e molto pallidamente, nel decreto Lamorgese sull’immigrazione.

L'indecisionismo al governo

Nel frattempo, tra roboanti annunci e continui rinvii, dalle concessioni autostradali alla vicenda Arcelor Mittal, da Alitalia alle altre crisi aziendali, Conte ha scelto la tattica di rimandare sempre, della permanente indecisione. Alla fine, quando per molti di quei dossier è stato impossibile continuare a traccheggiare, si è resa necessaria una decisione tardiva, che è sempre stata la peggiore. Ci troviamo, ad esempio, di fronte all'ennesima dilapidazione di risorse pubbliche per Alitalia, a fronte del dimezzamento della compagnia. Altro che rilancio!

E ancora, sempre a carico dei contribuenti e tramite il factotum Arcuri, ci siamo comprati metà dell'Ilva. Ma, poiché questa era debitrice verso lo Stato e si era impegnata a mantenere 10700 occupati, in realtà ci siamo comprati il 50% del debito di Mittal  e metà dei suoi impegni: proprio una genialata, se è vero che Arcelor rimarrà comunque al timone della società!

Emergenza Covid: tra errori e accentramento del potere

Altrettanto disastrosa la gestione dell‘emergenza Covid, a partire dalla mancata attuazione del piano anti-pandemia, che sta alla base della mancanza degli stock di materiali e della confusione di competenze tra Stato, Regioni e Comuni, conseguente all'incapacità di mettere in moto la prevista catena di comando e controllo. Ancora, le decisioni sempre tentennanti, incerte e confuse – come la mancata chiusura tempestiva di Alzano e Nembro – si sono rivelate micidiali.

Dopo la prima ondata, inoltre, l'assoluta inerzia del Governo e degli enti locali, nella convinzione errata che il peggio fosse passato, è stato l’ennesimo catastrofico errore di cui paghiamo ora le conseguenze. Infine, ecco la gestione per ora fallimentare della campagna di vaccinazione, che si sta rivelando lentissima. Questa inefficacia avrà conseguenze materiali e morali, poiché il vaccino era atteso come uno strumento salvifico per ritornare gradualmente alla normalità e per affrontare la crisi economica causata dal Covid, senza fare conto sempre e soltanto sulle chiusure, socialmente ed economicamente disastrose. Invece, quanto sta accadendo in queste ore dà prova ulteriore dell'incapacità del Governo e del Commissario, e rende sempre più cupe le prospettive, per tutti.

Di tutto questo, ovviamente, Conte porta la responsabilità politica maggiore, così come sua è la responsabilità per aver delegittimato lo stesso Governo e le Amministrazioni, tramite il ricorso alle task Force realizzate o a quelle solo immaginate, come ad esempio, quella per la gestione del Recovery Fund. Un accentramento personale di potere, costituzionalmente inaccettabile, che si era già manifestato nell’uso costante dei DPCM, strumento amministrativo solitario del presidente del Consiglio che esautora Parlamento, Presidente della Repubblica, Corte Costituzionale e lo stesso esecutivo.

Non sono mancati anche atteggiamenti di sgrammaticatura istituzionale. Per citarne solo uno, il premier il 30 dicembre scorso, invece di essere in Senato durante la discussione (già ridotta al minimo per colpa del Governo stesso) della Legge di Bilancio, ha presenziato a  una conferenza stampa solitaria, che certo poteva e doveva, essere rinviata a dopo il voto del Parlamento.

Ora serve un governo istituzionale

È fin troppo chiaro che il Governo presieduto da Conte manca totalmente di coesione interna, come dimostra il fatto che quasi ogni decisione del Consiglio dei Ministri è assunta, con la poco seria formula del “salvo intese”. La maggioranza è introvabile, avvilita anche dal ruolo egemone del presidente del Consiglio; un ruolo che si traduce in puro indecisionismo, come dimostra anche il progetto per il Recovery Fund, un compitino senza visione e senza tempistiche chiare. Non si tratta di un vero progetto esecutivo sulla cui base di credibilità ottenere i fondi dall'Europa: il piano manca di elementi che quest'ultima vuole, giustamente, conoscere.

Ed allora, non basta sostituire qualche ministro, poiché il vero problema è e resta il presidente del Consiglio, che non appare in grado di garantire tempestivamente il cambio di passo necessario in questa drammatica situazione. È, invece, indispensabile l’ingresso in ruoli decisivi, di personalità istituzionali di provata capacità, in grado di rendere concreto l’auspicio del presidente Mattarella alla coesione, alla collaborazione, ed all’azione per il bene comune.

Un governo istituzionale, insomma. Non si tratta di fare i nomi di chi potrebbe presiederlo, ma di capire quali siano le cose da fare, e di farle raccogliendo il massimo consenso possibile nel Parlamento e nel Paese. Ed è altrettanto necessario superare la tendenza alla tattica, ai giochetti da prima Repubblica, inaccettabili in una situazione tanto critica come quella attuale. Si deve correre lungo i binari indicati dal presidente della Repubblica, quelli della serietà, per fare investimenti utili che solo le attuali irripetibili condizioni consentiranno. E quelli della solidarietà verso coloro che drammaticamente stanno per perdere tutto, anche la speranza, nell'ambito di un modus operandi basato sulla coesione nazionale.

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