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Opinioni

Ma a che serve una legge speciale (e soprattutto a chi)?

Dopo i disordini e gli scontri del 15 ottobre si torna a parlare di leggi speciali, di “pacchetti sicurezza” e si rispolvera finanche la legge Reale: insomma, la storia (recente e passata) sembra proprio non aver insegnato nulla…
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Indignados-polizia

Mettiamola così, tanto per essere chiari fin da subito. Sei un Ministro dell'Interno in rampa di lancio per la successione alla guida del terzo partito politico italiano e devi sorbirti ogni giorno provvedimenti e dichiarazioni che provocherebbero l'ulcera anche al più fedele dei tuoi sostenitori. Sei chiamato a vigilare su una manifestazione "a rischio" e la situazione degenera a tal punto che sono in molti ad accusarti di non aver saputo gestire la cosa (del resto, a meno che non vi sia una specificità tutta tricolore nell'antagonismo radicale). Nello stesso periodo un collega di Governo brontolone e pignolo ha pensato bene di tagliare fondi proprio al tuo Ministero. E dunque, quale occasione migliore per proporre e sostenere con forza una "legge speciale" che dia nuovi strumenti alle forze dell'ordine, che preservi la sicurezza in pericolo dei cittadini e ti consenta di mostrare i muscoli davanti all'elettorato?

Oppure diciamo che sei il leader di un partito politico che negli ultimi anni ha cavalcato l'onda del malcontento popolare fino a proporsi come forza alternativa al "regime". Ipotizziamo che tu abbia appoggiato negli ultimi anni tutti i movimenti di contestazione, strizzando l'occhio anche alla parte più radicale e sostenendo con forza la "giusta indignazione popolare". Certo, da buon ex magistrato sai come funzionano le cose nella realtà, ma di fronte alle camionette che bruciano il tuo elettorato storico potrebbe finanche storcere il naso (e non sia mai detto, proprio ora che a sinistra ti stanno abbandonando in direzione di altri e più coerenti lidi). E dunque, meglio proporre una legge speciale, magari sul modello della legge Reale e a chi importa se la storia ha mostrato gli effetti nefasti della repressione cieca e muta del dissenso?

Oppure ancora diciamo che sei il Sindaco integerrimo di una città devastata dall'idiozia di un migliaio di teppisti travestiti da antagonisti. La tua popolarità è tornata a salire dopo che hai alzato la voce sui tagli di quel pignolo e scorbutico Ministro (la gente dimentica in fretta scandali ed inchieste, in effetti…) e sei realmente colpito dallo sfregio di quei delinquenti alla straordinaria bellezza della tua amata città. Ecco che magari un'ordinanza speciale che vieti i cortei e preservi l'incolumità dei tuoi concittadini non potrebbe che trovare consenso unanime. E in fondo a chi importa ricordare il tuo passato da antagonista, i tuoi precedenti giudiziari ed il tuo attivismo "sul filo di lana" (e figuriamoci se ci si scandalizza ancora per una svastica o un saluto romano…). Anche perché sei d'accordo col Ministro padano, "bisogna essere in grado di prevenire la violenza"…poi come questo si traduca in pratica non è che un aspetto secondario, almeno per te.

Oppure infine sei un duro e puro degli scontri di Roma, uno di quelli che non si domanda dove finirà il sanpietrino lanciato, uno che non soffre nel vedere Roma ferita, uno di quelli che davvero crede che alla fine del 2011 un Suv bruciato possa essere un "simbolo". In fondo che gusto c'è ad essere antagonisti senza repressione? Che cosa sarebbe la tua vita senza quel manicheismo primordiale e tutto sommato banale che ti fa sentire soddisfatto nello scrivere ACAB su una saracinesca? E a chi importa sostenere con la forza delle idee e con la pratica quotidiana rivendicazioni sacrosante come quelle del 99% degli individui? In effetti, meglio una bella legge speciale che ti faccia sentire un perseguitato, un martire che lotta quando il resto del mondo china la testa.

Insomma, tanto per parafrasare una frase celebre, che tu sia Ministro o oppositore, Sindaco o black bloc, poliziotto o studente una "legge speciale" non può che essere una soluzione "pragmatica e conveniente, immediata ed efficace", proprio per continuare quel trito e ritrito gioco delle parti che da decenni va in scena tra gli sguardi sempre più assuefatti degli italiani. E quanto questo sia stucchevole è finanche inutile dirlo. Ecco perchè davvero non si può far altro che convenire con Rodotà, lucido e per fortuna non isolato nel rammentarci che in fondo, meritiamo altri e ben più nobili argomenti.

Qualche memoria in questo senso dovremmo averla, a cominciare da quella legge Reale così incautamente evocata. E dovremmo aver capito, proprio perché abbiamo attraversato il dramma del terrorismo, che la forza della democrazia sta nella capacità di utilizzare fermamente la legalità ordinaria, senza precipitarsi ad invocare leggi eccezionali appena ci si trova di fronte a qualche difficoltà. La fuga nella legislazione eccezionale è stata troppe volte la via per apprestare alibi, per coprire inefficienze. Ed è stata pagata assai cara, perché le istituzioni hanno presentato una inutile faccia feroce, mentre tardavano nel mettere a punto le adeguate misure organizzative. Scrivere una norma è facile. Ben più arduo, ma indispensabile, è proprio predisporre strutture in grado di fronteggiare tempi mutati e difficili.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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