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Lodo Mondadori, Marina Berlusconi: “E’ uno schiaffo alla giustizia”

“Lascia sgomenti l’accanimento della magistratura contro mio padre, aggredito su tutti i fronti” dice il presidente di Fininvest, commentando la sentenza della Cassazione sul Lodo Mondadori. Reazione ovviamente opposta da parte di De Benedetti: “Acclarato lo scippo nei miei confronti”.
A cura di Biagio Chiariello
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Per Marina Berlusconi è uno “schiaffo alla giustizia”, per Carlo De Benedetti è una sentenza che "acclara lo scippo”.  La Corte di Cassazione ha confermato la condanna inflitta alla Fininvest dalla Corte d'Appello di Milano nell'ambito del procedimento sulla vicenda del Lodo Mondadori, data la corruzione di un giudice da parte di Cesare Previti per conto di Berlusconi. È l'ultima tappa della cosiddetta "guerra di Segrate", il caso giudiziaria sulla casa editrice milanese, che porterà ad un risarcimento da parte dell'ex premier pari a 564,2 milioni di euro nei confronti di De Benedetti. "Da 20 anni certa magistratura, con il gruppo di Carlo De Benedetti, tenta di eliminare dalla scena politica mio padre aggredendolo su tutti i fronti", Marina, figlia del Cavaliere, non usa mezzi termini per definire la sentenza che "non è giustizia, è un altro schiaffo alla giustizia. Rappresenta la conferma di un accanimento sempre più evidente. E la sua gravità lascia sgomenti". Con la sentenza di oggi, prosegue, "La magistratura ci impone definitivamente di finanziare proprio il gruppo De Benedetti, per un importo spropositato, infinitamente superiore al valore della partecipazione Fininvest nella Mondadori. Tutto ciò é compatibile con la democrazia? Davvero si può far finta di niente di fronte ad una simile anomalia?".

 Carlo De Benedetti: è una sentenza che "acclara lo scippo”- Reazioni diametralmente opposta da parte della ‘vittima' della vicenda giudiziaria: "Prendo atto con soddisfazione che dopo più di vent'anni viene definitivamente acclarata la gravità dello scippo che la Cir, attraverso la mia persona, subì a seguito della accertata corruzione di un giudice da parte della Fininvest di Berlusconi, il quale, a quel tempo, era ancora ben lontano dall'impegnarsi in politica", dice Carlo De Benedetti. "“La spartizione del Gruppo Mondadori-Espresso – sottolinea De Benedetti – avvenne a condizioni per me molto sfavorevoli per un grave motivo che all’epoca nessuno conosceva. Ci sono voluti sei gradi di giudizio, tre penali e tre civili, per arrivare a questa inappellabile decisione”. Quanto alla cifra stabilita dai giudici – oltre mezzo miliardo di euro, “è importante, ma occorre tener conto che essa è composta per meno di un terzo dal danno riconosciuto e per più dei due terzi dal semplice meccanismo di interessi e inflazione dovuto ai vent’anni trascorsi”. Una cifra, continua l’ingegnere, “destinata alla Cir e non a me, neanche indirettamente, avendo recentemente donato ai miei tre figli il controllo del Gruppo. A me rimane la grande amarezza di essere stato impedito, attraverso la corruzione, di sviluppare quel grande gruppo editoriale che avevo progettato e realizzato”.

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