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Lettera delle Sardine a Conte: “C’è sete di partecipazione. Costruiamo insieme un’Italia migliore”

“Smettiamola di considerarci solo come elettori e politici. Iniziamo  a onorare i nostri ruoli di cittadini e amministratori. Ognuno faccia la sua parte ma torniamo a dialogare. Crediamo possa essere questo il primo nodo da sciogliere, il primo passo verso un’Italia migliore”: così le Sardine nella lettera a Giuseppe Conte, in cui gli attivisti hanno aperto a un percorso condiviso insieme al presidente del Consiglio.
A cura di Annalisa Girardi
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Le Sardine hanno scritto una lettera al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, aprendo a un percorso condiviso in grado di sciogliere i nodi del Paese. Gli attivisti si sono rivolti a Conte in una lettera pubblicata su Repubblica, e si sono messi "a disposizione della buona politica". Hanno scelto di scrivere al presidente del Consiglio in quanto "massimo esponente del potere esecutivo ed espressione di una maggioranza parlamentare", mettendo tuttavia in chiaro come sia difficile "provare a parlare per conto di una moltitudine di storie soggettive che hanno riempito le piazze di tutta Italia".

Proprio queste storie, però hanno sottolineato come ci sia una "sete di partecipazione" contro un "panorama immobile della politica italiana". Le Sardine ammettono di non fidarsi della classe politica, ma si dicono pronte a mettersi in discussione in quanto affermano di credere "nel processo di riavvicinamento intrapreso". Tuttavia, proseguono, ciò non dipende solo dai cittadini. E qui l'appello a Conte. "Vediamo tanta confusione, sia nel Paese, sia nel Parlamento, ma ci piace pensare che la matassa da sbrogliare possa diventare una rete di salvataggio. Noi di reti ci riteniamo abbastanza esperti e ci piacerebbe trovare con Lei i fili giusti, per tessere percorsi e provare a sciogliere nodi".

E cominciano quindi a elencare queste difficoltà da affrontare. In primis la questione del Sud, "il luogo  in cui tante giovani menti, e persone nella loro interezza, crescono, si formano, ma poi vanno via". Poi il problema della sicurezza, ma non come siamo stati abituati a intenderlo nell'ultimo anno: "sicurezza di un lavoro e sul lavoro, sicurezza di assistenza sanitaria, sicurezza di accesso ad un’istruzione di qualità". Infine, gli attivista parlano di dignità della democrazia, "quell'arteria vitale che ogni giorno, nella vita di ogni cittadino, collega la libertà al rispetto delle regole, la vita reale a quella virtuale, e che può aiutare a capire la differenza tra la politica con la P maiuscola e i suoi innumerevoli surrogati".

E nonostante si tratti sicuramente di tematiche già trattate, secondo le Sardine c'è un problema di fondo che riguarda l'interpretazione. E quindi scrivono:

Le parole sono importanti. Quando il concetto di Sicurezza viene messo in contrapposizione al salvataggio di vite umane, alla tutela dei diritti fondamentali della persona dentro e fuori i confini nazionali o di percorsi d’integrazione e cittadinanza, si generano eclissi della ragione e sonni della civiltà. Quando il problema del Sud diventa l’invasione degli stranieri e non la fuga degli autoctoni o l’assenza di opportunità, si esclude ogni possibile sinergia tra l’accoglienza e la permanenza. Quando una certa politica si ciba della contrapposizione tra salute e industria, si mina ogni possibilità di sviluppo e di lavoro e si logora la reputazione dello Stato. Quando le campagne elettorali divengono un ring senza regole né limiti alla decenza si accentua la distanza tra i cittadini e la Res Publica. Non siamo esperti, né tuttologi, ma siamo a disposizione, prima di tutto come individui e poi con le tante competenze che abbiamo al nostro interno.

Infine, le Sardine concludono con un appello: "Smettiamola di considerarci solo come elettori e politici. Iniziamo  a onorare i nostri ruoli di cittadini e amministratori. Ognuno faccia la sua parte ma torniamo a dialogare. Crediamo possa essere questo il primo nodo da sciogliere, il primo passo verso un’Italia migliore".

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