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L’ennesima crociata della Lega contro il velo è pura propaganda islamofobica: non ha nulla a che fare con la libertà della donne

Ancora una volta la Lega lancia lo spauracchio dell’isalmizzazione e propone di vietare il velo a scuola per le bambine. Ma la libertà e l’autodeterminazione delle donne qui non c’entrano nulla: è pura propaganda xenofoba.
A cura di Annalisa Girardi
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È successo di nuovo, la Lega ha lanciato la sua crociata estiva contro un presunto pericolo di islamizzazione. E grida al lupo, raccontando un Occidente in declino che rischia di essere fagocitato dall'avanzata musulmana. Siamo di nuovo alle teorie del complotto sulla sostituzione etnica e identitaria. Ancora una volta il terreno dello scontro è la scuola: il Carroccio vuole vietare il velo per le bambine e lo fa attraverso una risoluzione presentata alla Camera dal deputato Rossano Sasso, a cui ha subito dato man forte l'europarlamentare Silvia Sardone, da poco vicesegretaria del Partito. Che ha affermato: "Non credo che una donna libera abbia la voglia con la temperature che abbiamo in questi giorni di andare in giro con un sacco dell'immondizia addosso".

Sembra proprio un'ossessione, quella della Lega per il velo: solo alcuni mesi fa il partito di Matteo Salvini aveva lanciato una proposta di legge per vietare il velo nei luoghi pubblici. Ora, nessuno mette in dubbio il fatto che ci siano dei luoghi al mondo dove le donne sono costrette a coprirsi, dove mancano libertà e l'autodeterminazione. Ma chiariamolo, non è mai stato questo il punto della proposta leghista. Anzi: vietare il velo nei luoghi pubblici in Italia vuol dire, ancora una volta, dire alle donne quello che possono o non possono indossare. Vuol dire rendere il loro corpo un terreno di scontro politico, per portare avanti una propaganda volta solo a criminalizzare una precisa comunità, alimentando nei suoi confronti odio e xenofobia.

Nella risoluzione contro il velo a scuola si chiede anche che tutte le iniziative che possono riguardare l'Islam devono essere prima sottoposte all'autorizzazione delle famiglie, in modo che "non diventino occasione per propagandare ideologie in contrasto con il nostro ordinamento". Presentando l'iniziativa, Sasso ha anche spiegato che l'obiettivo è quello di evitare la "integrazione al contrario". Ed ecco che torna lo spauracchio dell'islamizzazione, che esiste solo nella retorica, non certo nei dati o nei numeri. Tanto basta per ritirare fuori un vecchio cavallo di battaglia del Carroccio.

A raccontare il caso, su La Stampa, è Eleonora Camilli. "Sasso elenca una serie di episodi presi dalla cronaca che, a suo giudizio, sarebbero «forme di sottomissione all'Islam, spacciate per inclusione e rispetto». Come ad esempio, le «scuole chiuse per il Ramadn, bambini portati in gita in moschea, predicatori musulmani invitati in classe, recite e canti di Natale vietati per non infastidire le famiglie di fede musulmana, bambine col velo a scuola e insegnanti che improvvisano lezioni su come si indossa»". La giornalista ha anche riportato alcune reazioni dall'opposizione. Reazioni che si sono infiammate soprattutto alle parole dell'eurodeputata Sardone, che ha definito il velo come "spazzatura". Ad esempio: "Per Ouidad Bakkali, deputata del Pd, «Sasso e Sardone dovrebbero smettere di inseguire fantasmi, come già fatto per il gender». «Vorrei capire quali numeri hanno in mano per evocare il rischio di una islamizzazione – si chiede la parlamentare dem – A oggi meno di un alunno ogni venti proviene da famiglie musulmane. Parliamo di una minoranza di una minoranza e di un allarme ingiustificato: smettessero di fomentare odio e islamofobia»". E ancora: "Anche per Elisabetta Piccolotti di Avs gli esponenti della Lega «vogliono solo scatenare la guerra di religione». 

Su La Repubblica, Matteo Pucciarelli sottolinea: "Gli articoli 8 e 19 della Costituzione tutelano la libertà di culto e quella di professare la propria fede religiosa, ma qui sembrano sottigliezze". Poi torna su Sardone, per cui "la logica dell'integrazione non è di buonsenso; non vogliamo arretrare sui nostri valori e tradizioni giudaico cristiane". Per non urtare i musulmani ci stiamo annullando". Pucciarelli poi continua: "Nata politicamente in Forza Italia ai tempi di Silvio Berlusconi, cresciuta nella battaglie contro la cosiddetta immigrazione incontrollata in zone popolari come via Padova a Milano, Sardone è eurodeputata dal 2019. Qualche settimana fa sui suoi canali social aveva condiviso un video dispotico, frutto dell'intelligenza artificiale, di una futura Milano colonizzata dall'Islam radicale. «Le ordinanze anti-velo – replica il deputato di Sinistra Italiana Marco Grimaldi – sono spesso pensate a scopo intimidatorio per un po' di consenso low cost. Mirano a limitare la libertà di scelta e di espressione delle donne che a parole vogliono difendere: vietare il velo significherebbe negare la loro identità e cultura. Sicurezza e coesione sociale si costruiscono attraverso il rispetto e l'inclusione, non con la repressione e la stigmatizzazione»".

Sull'articolo della Costituzione che tutela la libertà di culto, citato da Pucciarelli, torna anche Simone Alliva su Domani. Che prima cita le parole di Sasso, per cui la sua iniziativa non ha molto a che fare con l'articolo 8 – perché "l'unica religione che non ha sottoscritto un'intesa con lo Stato italiano è quella islamica" – e poi sottolinea: "Eppure l'articolo 8 della Costituzione garantisce libertà di culto anche in assenza di intesa con lo Stato: nessuna religione può essere discriminata per questo. Dire che l'Islam è «incompatibile» con l'ordinamento italiano significa ignorare che la legge si applica a tutte le confessioni, purché rispettino le regole comuni".

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A Fanpage.it sono vice capoarea della sezione Video. Scrivo, realizzo video e podcast su temi di attualità e politica, provando a usare parole nuove per raccontare il mondo di sempre. 
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