L’assessore antifascista della Lega insultato per aver ricordato Gino Strada

Quando la Lega si è confermata in Veneto – uno dei bacini storici di voto del Carroccio – con la rielezione di Luca Zaia a presidente di Regione arrivata con una sorta di plebiscito (superò il 75%), subito dietro il governatore per numero di voti ottenuti c'era Roberto Marcato, assessore allo Sviluppo Economico della giunta veneta. In questi giorni, però, è tornato al centro dell'attenzione per un motivo molto semplice: essere antifascista. In pochi giorni l'assessore ha preso posizione, ripetutamente e duramente, su due questioni: prima la frase del sottosegretario leghista Claudio Durigon – già al centro dell'inchiesta Follow the Money di Fanpage.it – dal palco di Latina su Mussolini, poi la morte di Gino Strada, con il suo post Facebook sommerso di insulti per lui e per il fondatore di Emergency.
Era stato lo stesso Marcato a rispondere agli haters che si sono riversati sul suo profilo dopo la morte di Strada: "Trovo intollerabile la mancanza di pietà cristiana di fronte alla morte di una persona – ha risposto – Trovo intollerabile la violenza di alcuni commenti a questo post. Trovo intollerabile che si debba avere pietà solo per chi la pensa come noi". L'assessore leghista ha spiegato al Corriere la sua visione del partito e i suoi ideali, in parte ben diversi da quelli che oggi porta avanti Salvini nel testa a testa con Meloni e Fratelli d'Italia: "Io mi sono iscritto alla Lega nel 1992 perché era autonomista, nordista o meglio venetista, e antifascista", ha raccontato.
Secondo l'assessore, quello della Lega di destra "è un cortocircuito tutto italiano", dettato probabilmente dalle "posizioni nette, giustissime, sulla sicurezza e l’immigrazione" prese dal Carroccio. "Ma che c’entriamo noi col fascismo, il centralismo, il culto di Roma, il nazionalismo? Assolutamente nulla", ha messo in chiaro Marcato. "Noi siamo alternativi alla proposta politica di Fdi, se uno ha certe idee, meglio vada lì o cerchi altri lidi, nella Lega non c’è posto". E sulle parole di Durigon, che nell'immediato aveva definito un "colpo di sole", ha puntualizzato ancora: "Un partito dal consenso vasto come la Lega deve tenere insieme tante sensibilità, anche con un dibattito interno vivace, ma Mussolini, quello no".