L’ambasciatore Usa alla Nato stoppa Salvini: il Ponte sullo Stretto non può rientrare tra le spese militari

AGGIORNAMENTO: Doccia fredda per Salvini: il progetto di far rientrare il Ponte sullo Stretto di Messina all'interno delle spese militari Nato, nell'ambito dell'accordo firmato alla fine di giugno dai Paesi dell'alleanza, potrebbe saltare. L'ambasciatore americano alla Nato, Matthew Whitaker, durante il Forum strategico di Bled in Slovenia, ha avvertito i membri dell'alleanza atlantica, e quindi anche il governo italiano, affinché evitino "la contabilità creativa", per raggiungere il nuovo obiettivo Nato del 5% del Pil, con un escamotage.
La notizia è stata data ieri da Bloomberg, che ha citato appunto un'intervista al diplomatico Usa. "Ho avuto conversazioni anche oggi con alcuni Paesi che stanno adottando una visione molto ampia della spesa per la difesa", ha detto Whitaker. L’obiettivo del 5%, ha sottolineato, deve riferirsi "specificamente alla difesa e alle spese correlate" e l’impegno deve essere assunto "con fermezza". L'allusione esplicita al progetto italiano è arrivata poco dopo: "Non si tratta di ponti privi di valore strategico-militare. Non si tratta di scuole che in qualche immaginario mondo di fantasia sarebbero state utilizzate per qualche altro scopo militare".
Stando alle dichiarazioni dell'ambasciatore, per raggiungere l'obiettivo di un aumento della spesa militare al 5% del Pil nei prossimi dieci anni, come vorrebbe Donald Trump, non potrebbe dunque essere considerato anche il Ponte sullo Stretto, opera da almeno 13,5 miliardi di euro, che ha recentemente ottenuto il via libera da parte del Cipess sul progetto definitivo.
Ad aprile il governo italiano ha pubblicato la relazione IROPI (Imperative reasons of overriding public interest), per sancire i motivi di imperativo interesse pubblico dell'opera, un modo per giustifica davanti all’Ue la deroga ambientale necessaria per costruire il ponte, nonostante la negativa Valutazione di Incidenza Ambientale (Vinca), che era arrivata a novembre.
Ma come ha fatto notare anche il deputato Angelo Bonelli in un'interpellanza al governo, a cui ha risposto il sottosegretario per l’Interno Emanuele Prisco lo scorso 4 luglio, nella relazione IROPI, tra le considerazioni relative ai motivi imperativi di rilevante interesse pubblico dell'opera, vi sarebbero anche quelli legati al miglioramento della mobilità militare. Nella stessa relazoone si dice che il ponte sullo Stretto di Messina è previsto anche nel Military mobility action plan del 2024 dell'Unione europea, che ha lo scopo di migliorare la "resilienza" delle infrastrutture europee e favorire una mobilità sicura e rapida di truppe e mezzi militari in caso di necessità, in raccordo con le esigenze NATO. Ma in realtà, come ha potuto accertare Avs con l'ufficio legislativo e l'ufficio Studi del Parlamento europeo, non risulta che il ponte sia mai stato inserito nel Military Mobility Action Plan del 2024.
Il vicempremier Salvini, invece, all'inizio di agosto, aveva rilanciato il progetto, parlando della possibilità di un uso militare dell'opera: "Non voglio invadere il campo di Giorgetti e Crosetto, saranno loro a decidere cosa rientra nell'aumento delle spese militari, è chiaro che può essere attraversato da qualsiasi mezzo, compresi mezzi di soccorso, con risparmio di tempo. Dio non voglia e non sia mai usato per questi motivi ma l'utilizzo per scopi non turistici e di lavoro e civili c'è. Il ponte può essere utilizzato per tutto quello per cui viene costruito".
Ma mentre il governo sta valutando se conteggiare o meno il Ponte all'interno delle spese militari Nato, dagli Usa arriva l'Alt: Anche oggi — sottolinea l’ambasciatore, secondo quando riportato da Bloomberg — ho avuto conversazioni con alcuni Paesi che stanno adottando una visione molto ampia della spesa per la difesa". Ma per gli Usa è fondamentale che l’obiettivo del 5% si riferisca "specificamente alla difesa e alle spese correlate", come artiglieria o carri armati.
Per avviare i cantieri dell'infrastruttura, lo ricordiamo, mancano ancora alcuni importanti pareri, come quello della Commissione europea sul superamento dei vincoli ambientali, oltre al giudizio della Corte dei Conti. E resta il tema ricorsi, visto che, come vi abbiamo raccontato in quest'articolo, secondo molti esperti, se l'opera dovesse davvero essere classificata come opera militare, e non come infrastruttura civile, il progetto andrebbe rifatto, perché "se sul ponte passano i treni è una cosa, se passano i carri armati è tutta un'altra storia", ha spiegato il professor Domenico Marino in un'intervista a Fanpage.it.
La replica del ministero delle Infrastrutture di Salvini
"Il Ponte sullo Stretto è già interamente finanziato con risorse statali e non sono previsti fondi destinati alla Difesa. Al momento, l'eventuale utilizzo di risorse Nato non è all'ordine del giorno e – soprattutto – non è una necessità irrinunciabile. L'opera non è in discussione", si legge in una nota del Mit. Il dicastero guidato da Salvini però non risponde sul punto sollevato dal diplomatico americano, che non si riferisce chiaramente alle risorse per la realizzazione dell'opera, ma piuttosto alla possibilità di includerla nel conteggio delle spese militari, ai fini dell'accordo Nato.