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L’accusa delle associazioni: “L’Ue finanzia programmi di respingimento dei migranti in Libia”

“L’Unione Europea dovrebbe sospendere il finanziamento al programma attraverso cui i migranti vengono bloccati in Libia, poiché tale programma viola le norme di diritto finanziario dell’Ue”: così un esposto presentato da alcune associazioni alla Corte dei Conti chiede chiarimenti in merito all’utilizzo dei fondi europei impiegati nel programma di gestione integrata delle frontiere, accusando l’Unione di contribuire al respingimento dei migranti nel Paese africano, teatro di abusi e violenze più volte documentate.
A cura di Annalisa Girardi
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Alcune associazioni hanno depositato un esposto per chiedere chiarimenti in merito all'utilizzo dei fondi europei impiegati nel programma di gestione integrata delle frontiere (IBM), accusando l'Unione di contribuire con i suoi finanziamenti al respingimento dei migranti in Libia: "L’Unione Europea dovrebbe sospendere il finanziamento al programma attraverso cui i migranti vengono bloccati in Libia, poiché tale programma viola le norme di diritto finanziario dell'Ue", hanno sottolineato il Global Legal Action Network (GLAN), l’ Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI) e l’ Associazione Ricreativa e Culturale Italiana (ARCI).

L'esposte è stato presentato il 27 aprile alla Corte dei Conti, l'organo che si occupa appunto di controllare come vengono utilizzate le finanze dell'Ue, e chiede un'analisi straordinaria del programma IBM finanziato attraverso il fondo fiduciario per l'Africa che supporta le autorità libiche. In poche parole, le associazioni sostengono che la Commissione sostenga economicamente di progetti che risultano nel respingimento dei migranti in Libia. E che, così facendo, contribuisca agli abusi e alle violazioni dei diritti umani che queste persone subiscono nei campi di detenzione del Paese.

Per questo si chiede di sospendere il programma finché non saranno portate a termine le revisioni necessarie imposte anche dal diritto dell'Ue. A sostegno dell'esposto anche le opinioni di alcuni esperti di diritto finanziario e politiche di cooperazione allo sviluppo dell'Ue, tra cui i professori Phillip Dann, Michael Riegner e Lena Zagst. Nel documento si legge che l'Unione ha stanziato circa 90 milioni di euro per il programma IBM. Soldi che sono stati spesi per aumentare le capacità di operazione della guardia costiera libica: in altre parole, per il contrasto delle partenze dalla Libia.

Inoltre, l'esposto sottolinea come i fondi a cui fa riferimento il fondo fiduciario per l'Africa siano destinati allo sviluppo: in quanto tali potrebbero finanziari solamente operazioni con scopo di sviluppo, non di sicurezza e controllo delle frontiere come invece avviene. Già questa sarebbe una violazione del diritto Ue. Ma non è tutto: i fondi per lo sviluppo devono sottostare ai principi di buona gestione finanziaria, che prevedono un sistema di valutazione e monitoraggio volto a verificare continuamente l'impatto delle operazioni sui diritti umani.

Ma il fondo fiduciario invece delega i controlli al beneficiario della somma, un sistema che si è rivelato inadeguato nel caso dell'Italia, ad esempio: "Come sostenuto dal Comitato Onu contro la tortura, la cooperazione tra Italia e Libia acuisce il rischio dell’esercizio di forme di tortura da parte delle autorità libiche". Il programma IBM non prevede il monitoraggio dell'impatto sui diritti umani. L'Ue continua in questo modo a permettere che si verifichino situazioni di abusi e violenza sui rifugiati intrappolati in Libia. L'esposto sottolinea che inoltre le istituzioni Ue, rifiutandosi di fornire informazioni sui finanziamenti utilizzati per ridurre i flussi migratori dalla Libia, violano anche i loro doveri in materia di trasparenza finanziaria.

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