La versione di Giorgetti sul caso Mps-Mediobanca: “Il governo ha agito in modo trasparente”

Non c'è niente di improprio, opaco o anormale nelle operazioni che sono sotto inchiesta su Monte dei Paschi di Siena e Mediobanca. Almeno, niente per quanto riguarda le responsabilità del governo Meloni e, in particolare, il ministero dell'Economia. Lo ha detto il ministro Giancarlo Giorgetti, intervenuto alla Camera per un'informativa richiesta dalle opposizioni. Giorgetti ha difeso l'operato del suo ministero affermando che tutto sia stato perfettamente a norma. Anche se il ministero, nell'ultimo anno e mezzo, ha evidentemente spinto per sostenere Caltagirone e Delfin, due dei gruppi al centro delle indagini della procura di Milano.
Il ministro ha iniziato il suo intervento con una lunga retrospettiva sui legami tra il Mef e Monte dei Paschi. Ricordando, ad esempio, quando nel 2021 fallirono improvvisamente le trattative per cedere le azioni a Unicredit. Poi ha elencato le tre operazioni con cui, da quando è in carica, il governo Meloni ha ceduto la propria quota di Mps.
All'attenzione degli inquirenti è finita l'ultima di queste tre operazioni, avvenuta a novembre 2024. È stato lì che il gruppo Caltagirone e Delfin (la holding che controlla Luxottica e che è guidata da Francesco Milleri) hanno ottenuto una fetta importante di Mps, sufficiente a prenderne – di fatto, anche se non formalmente – il controllo. Controllo che poi gli ha permesso di acquisire Mediobanca e, con essa, una quota di Generali Assicurazioni, che secondo gli inquirenti sarebbe stata l'obiettivo finale.
Ma Giorgetti ha sostanzialmente tralasciato la parte del caso che riguarda Mediobanca, su cui pure gli era stato chiesto di riferire. Si è limitato a dire che il Mef ha appoggiato quell'acquisizione, perché era "coerente le finalità di garantire un polo bancario di rilevante struttura" e non c'erano "oneri a carico della finanza pubblica".
Tornando a quell'operazione di novembre 2024 il cui il ministero dell'Economia mise in vendita il grosso delle proprie azioni di Mps, il ministro ha ripercorso molti dei passaggi tecnici. Ad esempio, la scelta della banca che ha gestito la vendita: Banca Akros, un istituto piuttosto piccolo e senza grande esperienza in operazioni di questo tipo. Gli inquirenti hanno sottolineato che Akros è controllata da Banco Bpm, ente vicino a Caltagirone-Delfin, e che sarebbe poi stato tra gli acquirenti. Ma per Giorgetti, la scelta è stata semplicemente dovuta al fatto che Akros aveva offerto "le migliori condizioni".
"Il Mef non ha conosciuto, prima della presentazione del documento finale delle offerte, né il numero degli investitori individuati da banca Akros, né la modalità di selezione", ha specificato il ministro. Come ad allontanare le accuse di aver favorito Caltagirone e Milleri, escludendo ad esempio Unicredit. Proprio la banca milanese aveva detto di aver chiesto informazioni per un'offerta, e di essersi vista chiudere la porta. Ma il ministro l'ha smentita: "Secondo quanto comunicato da Akros, nessun investitore che ha presentato offerte è stato escluso".
Giorgetti ha accennato anche all'accusa che il ministero abbia fatto pressione ai ‘propri' membri del Cda di Monte dei Paschi, per spingerli alle dimissioni e fare spazio a nuovi consiglieri, scelti invece da Caltagirone e gli altri. Per il ministro, le dimissioni di questi consiglieri sono state semplicemente "coerenti" con l'obbligo che il governo aveva, cioè quello di "perdere il controllo" della banca.
Al termine dell'informativa, che ha lasciato diversi passaggi poco chiari, tutti i gruppi parlamentari sono intervenuti. Per il Partito democratico Virginio Merola ha attaccato: "Il vostro è stato un intervento a favore di interessi di parte e cordate che vi interessava sostenere. Potete nascondervi sotto la presunta correttezza formale, che è sotto inchiesta della magistratura e sotto procedura d’infrazione della Commissione europea. Vedremo quali saranno i risultati. Al di là di questo, per noi è chiaro come avete interferito nel mercato".