
"No uterus, no opinion" è uno slogan femminista che esprime un concetto semplice: gli uomini non dovrebbero avere voce in capitolo sulle questioni legate alla salute sessuale e riproduttiva delle donne. In realtà, potremmo definirla anche solo come una frase di buon senso (o di buon gusto, a seconda dei punti di vista), quello che agli assessori di Fratelli d'Italia della Regione Piemonte sembra evidentemente mancare.
Già, perché ieri, al Grattacielo, si è tenuta una riunione per riscrivere la convenzione della cosiddetta Stanza dell’Ascolto, chiusa in seguito a un’ordinanza del TAR che ne ha disposto lo stop immediato, dichiarandola illegittima. Un nome rassicurante per indicare, in realtà, lo spazio concesso agli assai meno rassicuranti movimenti antiabortisti all’interno dell’ospedale Sant’Anna e che cercavano di convincere le donne a non abortire. La riunione ha visto seduti intorno al tavolo l'assessore regionale alle Politiche sociali Maurizio Marrone, l'assessore alla Sanità Federico Riboldi, il Direttore della Sanità della Regione Piemonte Antonino Sottile, il Commissario dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Città della Salute di Torino Thomas Schael, il Direttore Sanitario dell’Ospedale Sant’Anna Umberto Fiandra e il presidente regionale della Federazione del Movimento per la Vita e del CaV Rivoli Claudio Larocca.
Se avvertite un senso di disagio, è comprensibile: è normale provare malessere di fronte a un gruppo di uomini che non si interrogano minimamente sull’opportunità di arrogarsi il diritto di decidere in merito alla salute sessuale e riproduttiva delle donne. E che di fronte alla loro autodeterminazione tentano, con un colpo di coda, di risalire sullo scranno del potere, di ristabilire il loro dominio. Lo fanno nel modo che conoscono, provando a concentrare il potere nelle loro mani quando sentono che gli sfugge. E quale forma di potere può essere più significativa di quella che permette di esercitare controllo sui corpi degli altri?
Il patriarcato non è morto e sepolto, questa foto ne è la rappresentazione. Da sempre gli uomini cercano di regolare il ruolo delle donne nella società controllandole sotto i vari aspetti, da quello sessuale a quello economico/lavorativo, passando ovviamente per quello riproduttivo. Le donne sono corpi da disciplinare, il modo attraverso cui possono essere mantenute in un ruolo subalterno all'interno della società. Sono viste in modo paternalista, come soggetti che non sono in grado di prendere decisioni per sé. La perdita di controllo e di potere decisionale è qualcosa che l'ultra destra non è disposta ad accettare: da questo nasce l'ossessione per il corpo femminile, che diviene strumento nelle loro mani di autoregolazione e disciplina.
Costringere una persona a portare avanti una gestazione quando non vuole, è violenza. Vietare l'aborto è un abuso. È paradossale che a decidere per le donne sia chi non avrà mai a che fare con le implicazioni fisiche, psicologiche, sociali ed economiche di una gravidanza. Essere contro l'aborto non vuol dire essere dalla parte della vita: è sopraffazione, dominazione, controllo forzato. Con la vita non avete nulla a che fare.
