La riforma della Corte dei Conti è legge, ok del Senato: perché ci saranno meno controlli sulla politica

Il Senato ha approvato in via definitiva la riforma della Corte dei Conti: i voti a favore sono stati 93, i contrari 51 e gli astenuti cinque. Il centrodestra aveva fretta di arrivare all'approvazione prima del 31 dicembre, perché dall'anno prossimo sarebbe scaduto lo scudo erariale che protegge le amministrazioni dalle responsabilità contabili in caso di colpa grave. Così, invece, viene sostituiti da due strumenti permanenti. Scatta anche un tetto massimo ai risarcimenti, così come diversi modi per evitare che la Corte controlli gli atti politici. Duramente critica l'opposizione, mentre Italia viva si è astenuta.
Cosa cambia con la riforma della Corte dei Conti
Tra le misure più criticate dall'associazione dei magistrati della Corte dei Conti c'è il nuovo tetto massimo ai risarcimenti che chi viene trovato colpevole di danno erariale deve pagare. Gli amministratori dovranno risarcire al massimo il 30% del danno che hanno causato. In alternativa, se è una cifra più bassa, saranno tenuti a versare il doppio del proprio stipendio. Il resto rimarrà come buco nelle casse pubbliche, quindi a carico dei cittadini.
In più, se un'amministrazione chiede un parere alla Corte dei Conti e questa non risponde entro 30 giorni, scatterà il silenzio-assenso. Sarà come aver ricevuto un parere positivo, e quindi l'amministratore che firma non avrà alcuna responsabilità.
In più, il silenzio-assenso si applicherà anche per tutti gli atti politici e amministrativi che devono essere sottoposti a controllo preventivo. Passata la scadenza, sarà via libera automatico. La conseguenza è che aumenterà parecchio il numero di richieste presentate alla Corte, che però avrà sempre le stesse risorse (personale, tempo…) per rispondere. È probabile molti riusciranno ad aggirare direttamente le verifiche, grazie al sovraccarico dei magistrati, e si libereranno così delle responsabilità legali.
Infine, un altro punto contestato è che il cosiddetto controllo concomitante – cioè quel controllo esercitato dalla Corte già in corso d'opera – sparirà quasi del tutto. O meglio, sarà attivo solo se l'amministrazione o gli organi politici lo richiederanno. Il controllo concomitante esiste dal 2009, e il governo Meloni lo aveva già eliminato per tutti gli atti legati al Pnrr.
FI esulta, Pd-M5s-Avs: "Vendetta del governo contro la magistratura"
Ad esultare per la riforma è stato soprattutto Forza Italia: secondo i forzisti, oggi "troppe amministrazioni sono paralizzate" dalla "costante paura di incorrere in richieste di risarcimento abnormi", e per questo era necessario "fare chiarezza". Nel Partito democratico, invece, il senatore Alfredo Bazoli ha criticato la "de-responsabilizzazione degli amministratori e della burocrazia" e la "demolizione dei controlli sul potere, sugli apparati del potere". Il senatore Antonio Misiani ha parlato di un "attacco frontale ai controlli di legalità e all'equilibrio dei poteri", dicendo che la Corte dei Conti "viene colpita perché ha fatto il suo lavoro".
Negli ultimi anni non sono mancati gli attacchi del governo alla Corte. L'ultimo, in ordine di tempo, dopo le decisioni sul Ponte sullo Stretto. Per Giorgio Salvitti, senatore di FdI, è però "sconcertante" che il Pd si sia schierato "contro questa norma", dato che "tra le sue fila annovera amministratori locali. La riforma ha un solo obiettivo: velocizzare le pratiche. contrastare quel blocco dei progetti dovuti alla paura della firma".
Il Movimento 5 stelle ha attaccato, parlando di "vendetta politica" del governo verso la Corte e di "tana libera tutti" per gli amministratori, con la senatrice Ada Lopreiato. Per Alleanza Verdi-Sinistra, il senatore De Cristofaro ha commentato: "L'ossessione della destra colpisce la magistratura contabile. Alla destra infastidiscono i controlli, li considerano un freno. Dopo l'abrogazione del reato di abuso d'ufficio, oggi un ulteriore tassello per indebolire in maniera strutturale le funzioni della Corte dei Conti".
Chi ha scelto di astenersi, invece, è stato Italia viva. "Sarebbe necessario un atteggiamento meno ideologico. Siamo d'accordo con l'intuizione del provvedimento, ma siamo costretti ad astenerci perché la sua declinazione ha problemi strutturali e debolezze enormi. Per poter funzionare, questa riforma dovrebbe attribuire alla Corte dei Conti risorse aggiuntive e strumenti per esercitare le funzioni che le attribuisce", ha dichiarato il senatore Scalfarotto.
L'associazione magistrati: "Passo indietro nella lotta contro sprechi di denaro pubblico"
"Oggi si scrive una pagina buia per tutti i cittadini", ha dichiarato l'associazione magistrati della Corte dei Conti. "Un passo indietro nella tutela dei bilanci pubblici", che "inaugura una fase in cui il principio di responsabilità nella gestione del denaro dei cittadini risulta sensibilmente indebolito".
I magistrati hanno citato le misure più controverse, aggiungendo: "La riforma incide negativamente sui principi di legalità, responsabilità e buon andamento dell’amministrazione, sanciti dalla Costituzione, e solleva un tema centrale di equità: le risorse pubbliche appartengono a tutti e la loro tutela richiede forme di responsabilità effettive e credibili. Una maggiore efficienza dell’amministrazione non si ottiene riducendo il ruolo della magistratura contabile, ma valorizzando il presidio indipendente e imparziale a garanzia del corretto utilizzo del denaro pubblico".