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La povertà in Italia è ai massimi: il rapporto Caritas smentisce la propaganda di Meloni

In Italia quasi 6 milioni di persone vivono in povertà assoluta e il lavoro, quando lo si ha, non è più una garanzia perché spesso precario o sottopagato. Lo certifica l’ultimo rapporto Caritas, che restituisce una fotografia in contrasto con le cifre record più volte vantate da Meloni.
A cura di Giulia Casula
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In Italia vivono in povertà assoluta 5 milioni e 694 mila persone, pari al 9,7% della popolazione. Lo rileva il nuovo report statistico 2025 di Caritas italiana, che racconta di un Paese in cui oltre 2,2 milioni di famiglie non riescono a sostenere una vita dignitosa e in cui il numero di persone che si sono rivolte ai centri d'ascolto è cresciuto del 63%. Una fotografia che stride con la narrazione, spesso portata avanti con toni trionfalistici dal governo, sulla situazione economica italiana. I dati mostrano infatti, che l'Italia è il settimo Paese europeo per incidenza di persone a rischio povertà o esclusione sociale (23,1%), in aumento rispetto al 2023. Peggio fanno solo Bulgaria, Romania, Grecia, Spagna, Lettonia e Lituania.

I numeri della povertà in Italia

Aumentano i poveri assoluti ma salgono drammaticamente anche coloro che pur avendo un lavoro – per lo più intermittente, precario o in nero – non riescono ad arrivare a fine mese. Nell'ultimo anno, sempre più persone si sono rivolte alla Caritas. Parliamo di oltre 277mila, a cui corrispondono altrettanti nuclei familiari, che hanno chiesto aiuto ai centri d'ascolto. Di queste, il 56,2% è di nazionalità straniera, mentre il 42,1% è italiana (la percentuale rimanente è apolide o con doppia cittadinanza). Allarmante è poi l'aumento dei casi di cronicità, cioè di persone che da tempo vivono nella povertà: oltre un assistito su quattro (26,7%) si trova in una condizione di disagio stabile e prolungato.

Lavorare non è più una garanzia

Lavorare, come dicevamo, non è più una garanzia. Il rapporto certifica che possedere un impiego ha smesso di rappresentare una protezione efficace: il 21% dei lavoratori italiani ha un reddito troppo basso per vivere in modo adeguato e il 16,5% degli operai è in condizione di povertà assoluta. Tra i 35-54enni la percentuale dei ‘working poor', cioè di coloro che lavorano ma sono indigenti, supera addirittura il 30%. Una dimensione che è inevitabilmente legata a quella degli stipendi. Dal 2008 al 2024, i salari reali in Italia hanno perso l'8,7% del potere d'acquisto e questo rappresenta il peggior dato tra i Paesi del G20. Tra il 2019 e il 2024 le retribuzioni reali si sono ridotte del 4,4%, mentre il caro vita ha inciso pesantemente sulle spese quotidiane nonostante il rallentamento dell'inflazione.

Il dramma colpisce anche gli anziani: se nel 2015 gli over 65 accolti dalla Caritas erano solo il 7,7%, oggi rappresentano il 14,3% (il 24,3% tra gli italiani). Il report, sottolinea il direttore, don Marco Pagniello, "ci consegna le storie di persone che ogni giorno incrociamo nei nostri servizi. Non si tratta solo di numeri, ma di donne e uomini che appartengono alle nostre comunità. I dati ci aiutano a capire, ma non bastano da soli. Ci chiedono di andare oltre una lettura superficiale, oltre l'analisi sociologica. In gioco c'è la vita di chi resta ai margini ed è spesso invisibile. Tra le pieghe di una realtà segnata da contraddizioni e fragilità, si fa spazio un appello alla comunità tutta, interpellata in profondità nella sua vocazione alla corresponsabilità. Scegliamo di stare sulle soglie, di abitarle, di prenderci cura, di favorire processi che non si fermino all'emergenza, ma aprano strade di cambiamento possibile. È questa la nostra responsabilità, ma anche la nostra speranza".

Povertà sanitaria e disagio abitativo

Tra le conseguenze più gravi della povertà dilagante, c'è la rinuncia sanitaria e il disagio abitativo. Nel primo caso parliamo di  circa 6 milioni di italiani che hanno rinunciato a prestazioni sanitarie essenziali per costi o attese eccessive, nel secondo di quasi il 23% di persone che attualmente vivono una condizione di grave esclusione abitativa: ovvero si ritrovano senza casa, in dimore inadeguate e insicure, senza tetto o alla meglio, ospiti nei dormitori.La povertà sanitaria, osserva il report, "si intreccia quasi sempre con altre forme di bisogno (nel 58,5% se ne cumulano 3 o più) in un circolo vizioso: casa, reddito, salute, istruzione e relazioni si condizionano a vicenda, rendendo difficile ogni percorso di uscita".

Le cose non stanno come dice Meloni

I numeri elencati finora, non solo rappresentano delle persone, ma smontano il racconto di un'Italia che è tornata a crescere e in cui le cose vanno a gonfie vele. Di fronte alle cifre record vantate da Meloni, che fino a qualche giorno rivendicava l'aumento "del lavoro di qualità" nel nostro Paese, i dati della Caritas sembrano andare in direzione del tutto contraria.

Il leader di M5s, Giuseppe Conte, ha puntato l'indice contro il governo: "I dati diffusi oggi dalla Caritas parlano chiaro: abbiamo il record di 5,6 milioni di poveri assoluti e, con i tagli al Reddito di cittadinanza, migliaia di cittadini e famiglie in difficoltà abbandonate al loro destino". Così pure Marco Furfaro, responsabile welfare del Partito Democratico: "Da quando è a Palazzo Chigi Giorgia Meloni ha fatto una scelta chiara: invece di combattere la povertà, ha combattuto i poveri. Ha cancellato il reddito minimo garantito, affossato il salario minimo, aumentato le pensioni minime di appena 1,80 euro, tagliato il welfare e la sanità pubblica". Per Angelo Bonelli, deputato Avs e co-portavoce di Europa Verde, "mentre milioni di persone non riescono a curarsi o a pagare una bolletta, il governo trova miliardi per aumentare la spesa militare, portandola fino al 5% del Pil per rispondere alle richieste della Nato. Un'assurdità assoluta: si indebolisce lo Stato sociale per arricchire l'industria delle armi. Serve un'inversione radicale. Non bastano le promesse: serve un piano nazionale contro la povertà – sottolinea Bonelli -, che rimetta al centro la dignità del lavoro, l'equità, i diritti sociali e ambientali".

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