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Guerra in Ucraina

La Polonia nega l’aborto alle profughe ucraine stuprate dai soldati: “L’Italia le protegga”

La deputata del Movimento Cinque Stelle Maria Edera Spadoni ha presentato un’interrogazione al ministero degli Esteri, chiedendo che l’Italia faccia di più proteggere le profughe ucraine stuprate dai soldati che, fuggite in Polonia, non possono abortire.
A cura di Annalisa Girardi
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Da quando è iniziata la guerra in Ucraina moltissime donne hanno raccontato le violenze subite dai soldati. Molestie, abusi sessuali, stupri: purtroppo durante i conflitti il rischio di violenza di genere è sempre altissimo, ma ora diverse ucraine che sono riuscite a fuggire, dopo aver sopportato tutto questo, si trovano di fronte a un'ennesima costrizione. Le donne che sono rimaste incinte in seguito agli stupri subiti e sono poi scappate in Polonia non riescono ad abortire nel Paese. "Ho depositato un’interrogazione a mia prima firma rivolta al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Di Maio per chiedere in che modo l'Italia si stia adoperando per tutelare le donne ucraine che sono rimaste incinte in seguito alle violenze da parte dei russi e che sono scappate in Polonia dove viene loro negato il diritto all'aborto", ha comunicato la deputata del Movimento Cinque Stelle Maria Edera Spadoni, vicepresidente della Camera.

Una richiesta, insomma, affinché l'Italia faccia di più per tutelare queste donne, dopo che nel gennaio 2021 in Polonia è entrata in vigore una normativa severissima in materia di aborto, che praticamente vieta l'interruzione volontaria di gravidanza in qualsiasi momento, unica eccezione il caso di incesto, pericolo di vita per la madre oppure stupro. Ma qui arriva il problema: è complicatissimo per le donne ucraine riuscire a dimostrare a un giudice di essere rimaste incinte dopo essere state stuprate dai soldati: "Essendo state violentate durante la guerra, non hanno alcuna possibilità di ricevere la «conferma» che il crimine è stato commesso contro di loro. In Polonia, non hanno l'opportunità di dimostrare di aver attraversato l'inferno", si legge nell'interrogazione.

Spadoni ha richiamato anche quanto denunciato da alcune organizzazioni pro aborto, secondo cui alcune donne avrebbero talmente paura di non riuscire ad abortire in Polonia da preferire rimanere in Ucraina nonostante la guerra. Nel loro Paese, infatti, l'interruzione volontaria di gravidanza continua a essere possibile fino a 12 settimane. "Purtroppo la situazione è drammatica: le donne ucraine fuggite in Polonia sono confuse e spaventate. Mi auguro che il nostro Paese, in sinergia con la comunità internazionale, possa intervenire affinché questa situazione possa essere superata quanto prima", ha concluso la deputata.

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