La parità di genere nel mondo è ancora lontanissima: ci vorranno 123 anni per raggiungerla

Per la parità di genere nel mondo dovremo aspettare ancora almeno 123 anni. Lo riferisce il Global Gender Gap 2025, l'ultimo rapporto del World Economic Forum, che annualmente valuta lo stato attuale e l'evoluzione della parità di genere a livello globale.
Il rapporto tiene in considerazioni quattro dimensioni chiave (partecipazione economica e opportunità, risultati scolastici, salute ed empowerment politico) e sulla base di queste traccia i progressi di 148 Paesi nell'accorciare i divari di genere, assegnando loro dei punteggi, pari alla percentuale di gap che è stata colmata da ciascuna economia.
Nel 2025, il divario di genere si è leggermente ridotto, passando dal 68,4% nel 2024 all'attuale 68,8%. Se si considera la velocità di progresso collettiva delle economie mondiali – spiega il rapporto – ci vorranno 123 anni per raggiungere la piena parità a livello globale. Target che ad oggi non è stato raggiunto da nessun Paese.
La classifica dei Paesi: l'Italia resta in fondo
L'Islanda (92,6%) continua a guidare la classifica, con il 92,6%, mantenendosi l'unica economia ad aver colmato di del 90% il suo divario di genere. Nella top 10 ci sono diverse potenze europee, tra cui Finlandia, Novergia, Svezia, Regno Unito, ma anche Germania e Irlanda, che si attestano tutte sopra l'80%. Non è il caso dell'Italia, che pur avendo guadagnato due posizioni rispetto all'anno precedente, resta abbastanza giù nella classifica, all'ottantacinquesima posizione.
Com'era prevedibile, la situazione è migliore nelle economie ad alto reddito, che hanno colmato il 74,3% del loro divario di genere, rispetto a quelle a basso reddito (66,4%). Tuttavia, i Paesi a basso reddito che hanno ottenuto i migliori risultati hanno colmato una quota maggiore di gap rispetto a oltre la metà dei Paesi appartenenti al gruppo ad alto reddito.
Se per raggiungere una piena parità dovremmo aspettare più di un secolo, i tempi si allungano quando si parla di emancipazione politica, dove gli anni da attendere – a partita di condizioni – sono 162, e di partecipazione e opportunità economiche, che richiederanno altri 135 anni.
Le donne restano sottorappresentate
Nonostante i progressi, "gli sforzi per raggiungere la parità di genere rimangono limitati, imponendo una tassa nascosta ma pesante sulla crescita globale", si legge nel report. Un costo che si misura in "talenti sottoutilizzati, perdita di produttività, innovazione più lenta e coesione sociale logorata", prosegue il rapporto. Guardando all'ambito occupazionale e in particolare ai dati sulle donne che ricoprono ruoli apicali, "persiste una segregazione settoriale basata sul genere, con le donne ancora concentrate in settori meno remunerati e incentrati sulle persone, come la sanità e l'assistenza (58,5%) e l'istruzione (52,9%)". Inoltre, nonostante sempre più spesso le donne superano gli uomini quanto a istruzione, restano sottorappresentate, con appena il 29,5% dei dirigenti donna.
Anche per quel che riguarda i percorsi di carriera, le lavoratrici continuano a essere le più penalizzate, con il 55,2% di probabilità in più rispetto agli uomini di fare interruzioni di carriera e "per periodi più lunghi (19,6 mesi contro 13,9 mesi), soprattutto a causa delle responsabilità genitoriali". A livello globale, "le donne restano significativamente sottorappresentate nella sfera politica, compresi gli organi legislativi, dove rappresentano meno di un terzo dei parlamentari", ma anche nei portafogli dei gabinetti, come quello dell'economia, delle infrastrutture e della difesa. Il che ha delle "conseguenze economiche tangibili nella definizione delle priorità nazionali e degli investimenti pubblici", osserva il rapporto.
Uno dei principali ostacoli al progresso è il "divario di attuazione", ovvero il divario tra le leggi sulla parità di genere e le infrastrutture necessarie per applicarle, che in tutte le economie analizzate nel report resta universale. "L'adozione di standard legali elevati da sola non è sufficiente a colmare i divari di genere", si legge. In conclusione, "solidi meccanismi di attuazione sono fondamentali per tradurre le politiche in risultati reali di parità di genere".