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La metà delle frodi al bilancio Ue arriva dall’Italia: cosa dice il report della Procura europea

Nel report annuale della Procura europea si legge che nel 2023 sono state aperte 556 indagini per quanto riguarda l’Italia, con un danno stimato di oltre sei miliardi di euro (6.02 per la precisione): si tratta della metà di quello totale registrato a livello europeo, pari a 12.28 miliardi.
A cura di Annalisa Girardi
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L'Italia è il primo Paese europeo per danni finanziari al bilancio dell'Unione, con la metà delle frodi che arriva proprio dal nostro Paese. Lo mette nero su bianco l'ultimo rapporto annuale della Procura europea (European Public Prosecutor’s Office, EPPO). Guardando ai dati raccolti nel documento, emerge che nel 2023 sono state aperte 556 indagini per quanto riguarda l'Italia, con un danno stimato di oltre sei miliardi di euro (6.02 per la precisione), su un totale di 12.28 miliardi a livello europeo. Le indagini attive, quindi non sono quelle relative al 2023, sono 618, con un danno stimato di 7,3 miliari di euro. A livello europeo si segnalano 1.927 indagini attive per 19,2 miliardi di euro.

Il 59% del totale europeo (quindi 11,5 miliardi di euro, corrispondenti a 339 indagini) è legato a gravi frodi transfrontaliere in materia di Iva. "Questo tipo di frode coinvolge spesso organizzazioni criminali sofisticate ed è quasi impossibile da scoprirlo da una prospettiva puramente nazionale", commentano dalla Procura europea.

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La Procura è un ufficio indipendente e decentrato dell'Unione europea, che ha sede in Lussemburgo. I magistrati europei hanno il compito di individuare, perseguire e rinviare a giudizio gli autori di reati a danno del bilancio dell’UE, come la frode, la corruzione o le gravi frodi transfrontaliere in materia di Iva.

Nell'ultimo report i magistrati hanno sottolineato che anche "i nuovi canali di finanziamento europei sono nel mirino dei truffatori". Del totale delle indagini attive, infatti, ben 206 erano relative ai progetti del Next Generation Eu, con un danno stimato di 1,8 miliardi di euro: si tratta del 15% di tutti i casi di frode di spesa che ha coinvolto fondi Ue gestiti dalla EPPO durante il periodo di riferimento, ma in termini di danno stimato corrisponde a quasi il 25%. "Questo numero non potrà fare altro che crescere, nel contesto dell'attuazione accelerata dei finanziamenti dei Piani nazionali di ripresa e resilienza".

Secondo i magistrati europei l'entità delle frodi non può che spiegarsi con il coinvolgimento di gruppi connessi alla criminalità organizzata: "Nelle nostre indagini vediamo come i gruppi legati alla criminalità organizzata finanziano le operazioni di frode sull'Iva con il denaro ottenuto dalle loro altre attività criminali", spiega la procuratrice capo europea, Laura Kovesi, sottolineando poi che gli stessi soggetti si occupano del riciclaggio di denaro derivato appunto dalle frodi ai danni del bilancio comunitario. Secondo Kovesi la strategia della Procura europea dovrebbe essere quella di azzoppare la capacità finanziaria di questi gruppi, paralizzandone così l'attività.

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