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La Marina italiana celebra le azioni militari della dittatura fascista

“Un’impresa eroica” e “il primo di una serie di successi”. E ancora “il coronamento di mesi di preparazione”. Viene celebrato così, dalla Marina militare italiana, l’attacco alla Baia di Suda, a Creta. Si tratta di una battaglia della seconda guerra mondiale, combattuta dall’Italia del regime fascista al fianco della Germania nazista.
A cura di Tommaso Coluzzi
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La Marina militare italiana ricorda l'attacco alla Baia di Suda e lo celebra come "il primo di una serie di successi". Viene rivendicata così una battaglia vinta dal regime fascista, nell'Italia sotto dittatura che partecipava alla seconda guerra mondiale al fianco della Germania nazista. E soprattutto si tratta di una delle battaglie che hanno portato all'occupazione della Grecia. La Marina ha deciso di festeggiare la ricorrenza degli ottant'anni dall'attacco con un lungo post sul sito, condiviso sui social. Ma non è tanto il ricordo del fatto a sembrare inopportuno, quanto i toni celebrativi utilizzati. "Quello nell'inaccessibile isola di Creta fu il coronamento di mesi di preparazione e addestramento", si legge su Twitter e nel titolo del post sul sito internet ufficiale della Marina militare italiana.

La ricorrenza è scattata lo scorso 26 marzo, quando la Marina militare italiana ha deciso di festeggiarla con un post celebrativo. "Oggi, a 80 anni di distanza, ricorre una delle più grandi imprese compiute dagli uomini della X Flottiglia MAS: l'attacco alla baia di Suda", si legge sul sito della Marina. Si parla di un grande successo che ha portato "sei, tra ufficiali e sottufficiali della Regia Marina, ad affondare un incrociatore pesante, lo York, e una petroliera, il Pericles". I nemici della dittatura fascista, in questa battaglia, erano gli inglesi.

Viene spiegato poi il funzionamento dei cosiddetti "barchini esplosivi" che vennero lanciati contro i bersagli: venivano caricati di esplosivi e lanciati contro i nemici, con i militari che, all'ultimo momento, saltavano fuori. I sei protagonisti della "eroica impresa", come viene definita ancora dalla Marina militare italiana, si salvarono tutti, ma "furono fatti prigionieri dagli inglesi". Quando furono liberati e tornarono in Italia gli fu conferita "la Medaglia d'Oro al Valor Militare".

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