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La legge sullo ius soli non può più attendere: “Il Pd mantenga le promesse”

Dopo l’approvazione ad ottobre 2015 alla Camera, la pdl di riforma risulta bloccata dal 10 febbraio 2016 in commissione Affari Costituzionali al Senato, impantanata tra ostruzionismi, lungaggini e lo spettro di migliaia di emendamenti farsa in agguato. Per questa ragione il comitato Italiani senza cittadinanza ha deciso di iniziare una mobilitazione permanente.
A cura di Claudia Torrisi
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A febbraio 2015 Renzi aveva promesso un accelerata su alcune leggi. Tra queste c'era anche la riforma della cittadinanza per i figli degli immigrati, un ddl di modifica della legge 91 del 1992. A distanza di due anni, la legge che dovrebbe allargare la platea di quanti possono diventare cittadini italiani, dopo l'approvazione ad ottobre 2015 alla Camera, risulta bloccata dal 10 febbraio 2016 in commissione Affari Costituzionali al Senato, impantanata tra ostruzionismi, lungaggini e lo spettro di migliaia di emendamenti farsa in agguato.

Per questa ragione il comitato Italiani senza cittadinanza ha deciso di iniziare una mobilitazione permanente, fino a quando non si avranno tempi certi per l'approvazione della legge: ogni martedì a piazza del Pantheon ci sarà un flash mob della campagna "L'Italia sono anch'io". Nel frattempo i promotori hanno chiesto un nuovo incontro al ministro dei rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro, per ricordarle quanto si era impegnata a fare. Una richiesta inviata anche ai capigruppo di Palazzo Madama.

Questa mattina in Senato c'è stata una conferenza stampa del comitato, durante la quale è stata presentata una lettera – l'ennesima – scritta all'indirizzo di senatrici e senatori.

"Cara senatrice, caro senatore
le scriviamo nuovamente perché nel 2017 non è possibile sacrificare bambini. Avete nelle vostre mani le nostre vite, un milione siamo gli "Italiani e le Italiane senza cittadinanza", 800mila ancora alunni nelle scuole d'Italia, costretti a vivere chiedendo il permesso per soggiornare nel Paese in cui siamo cresciuti, spesso anche nati. Sacrificati nella palude della politica italiana anche se rappresentiamo una realtà strutturale di questa nostra società, totalmente condizionati da una legge, la n. 91 del 1992 che andava modificata da anni", si legge nel messaggio.

In questi giorni abbiamo nuovamente scritto alla ministra Anna Finocchiaro, che ci aveva promesso la calendarizzazione della Riforma subito dopo il Referendum del 4 dicembre, in qualità di presidente della Commissione Affari costituzionali. E una lettera abbiamo preparato e spedito da più indirizzi anche al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, fiduciosi. Una fiducia che continuiamo a mantenere viva e che a febbraio ci porterà a scendere di nuovo in piazza a Roma, perché siamo attivi e non più fantasmi né vittime, chiedendo a voi, rappresentanti del Senato della nostra Repubblica, di avere coraggio ed essere coerenti mantenendo le promesse che avevate fatto a noi e alle generazioni a venire: pari diritti per tutti i bambini e bambine che crescono in Italia e un futuro da cittadini e cittadine.

Il movimento Italiani Senza Cittadinanza ha chiesto ai senatori "fatti e non più promesse: calendarizzazione e voto della Riforma della legge per l'acquisizione della cittadinanza italiana. Per uscire dal pantano in cui si trova il Paese che non è in grado di guardarsi allo specchio, negli occhi di tutti i suoi figli e figlie. Perché l'imperativo morale e politico deve essere: "nel 2017 non è possibile sacrificare bambini". Ai più piccoli innanzitutto va garantita la serenità di cui dovrebbero godere tutti i semi della nostra società per diventare alberi forti e rigogliosi, cittadini a pieno diritto che siano in grado di usare gli strumenti della nostra democrazia, come ad esempio la possibilità di votare, per contrastare i discorsi d'odio, che li prendono, ci prendono, sempre più come facile bersaglio solo a causa del colore della nostra pelle, la forma dei nostri occhi, i nostri cognomi o origini diversi".

"Siamo figli dell’Italia, siamo cresciuti qui, e abbiamo imparato qui il significato di democrazia e partecipazione. Fino a trentatré anni sono stata straniera e so cosa vuol dire vivere dipendendo da un permesso, per questo non voglio che i nostri figli rimangano dei fantasmi", ha raccontato Paula Baudet Vivanco, uno dei volti del movimento durante la conferenza stampa.

Lo scorso 17 gennaio la conferenza dei capigruppo al Senato ha fissato il calendario dei lavori dell'Aula fino al prossimo 2 febbraio. Il presidente del senatori Pd, Luigi Zanda, ha fatto sapere che tra i provvedimenti da esaminare con urgenza c'era anche "quello per lo ius soli". Circostanza poi confermata dal presidente Pietro Grasso che ha annunciato la discussione "ove conclusi dalle Commissioni"  i disegni di legge sulla protezione dei minori stranieri non accompagnati, sul contrasto al cyberbullismo e in materia di cittadinanza".

Il problema sta proprio in quella formula: "ove conclusi dalle Commissioni". Significa che la riforma della cittadinanza potrà essere effettivamente discussa solo se sarà licenziata dalla Commissione Affari Costituzionali, dove si trova bloccata da oltre un anno, sommersa da oltre settemila emendamenti – per la maggior parte presentati dalla Lega Nord. Proprio per questo la partita della legge sulla cittadinanza potrebbe giocarsi su un terreno molto scivoloso pur evitare contrasti in vita di altri appuntamenti, come quello della legge elettorale.

Il senatore del Pd Luigi Manconi ha definito quella del suo partito "un'assurda inerzia politica": "È un atto di autolesionismo ai danni di tutta la società italiana, tiene ai margini questi italiani non cittadini, non cambiando una legge piena di incongruenze, reazionaria e anacronistica. Eppure la riforma era al primo punto del programma che ci ha portato in Parlamento con Bersani e anche il governo Renzi l’aveva presentata come una priorità".

Secondo Manconi la legge attuale "ignora quanto è cambiata l’Italia dal 1992 a oggi, non tiene conto dell’inclusione già pienamente realizzata per centinaia di migliaia di persone che sono già italiane ma non hanno ancora le tutele  fondamentali garantite dalla cittadinanza. Questa legge non rispecchia la realtà del Paese, è un ritardo drammatico".

Questa riforma è "riduttiva rispetto a quanto chiedevamo, ma siamo pronti a votarla così com'è", ha dichiarato la senatrice Loredana De Petris di Sinistra Italiana, che ha annunciato che il suo gruppo chiederà una celere calendarizzazione in Aula della proposta di legge: "Ognuno si assuma le sue responsabilità".

Secondo De Petris "non si può ancora aspettare la Commissione che finora ha solo rinviato, la portino direttamente in Aula come hanno fatto per altri provvedimenti. Gli emendamenti non riusciranno a bloccarla, se c’è la volontà politica di approvarla".

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