
Immaginate di essere al supermercato, e che abbiate messo nel carrello una spesa di 100 euro. Ora immaginate di prendere un pacchetto di gomme da masticare alla cassa. Che peso avrebbe, questo ultimo acquisto d’’impulso, sul bilancio della vostra spesa? O meglio ancora: quanto vi cambierebbe la vita, ognuna di quelle singole gomme da masticare?
Banalizzando molto, questo è ciò di cui parliamo, quando parliamo della legge di bilancio 2026, quella che oggi passerà all’esame del Senato, e che il 24 dicembre tornerà alla Camera dei Deputati per l’ok definitivo, che arriverà presumibilmente dopo Natale. Una manovra piena di roba, certo, che sta facendo parecchio discutere i partiti politici, ma che nei fatti muove cifre talmente piccole da essere quasi una somma di simboli, di “vorrei ma non posso”. Destinati a non avere alcun impatto né sull’economia, né sulla produttività, né sull’equità sociale, né sul benessere dei cittadini.
Prendiamo il taglio dell’Irpef alla fascia di reddito tra i 28mila e i 50mila euro, la misura più onerosa di tutta la legge di bilancio. Costa 2,5 miliardi e interessa, secondo le stime, 13,6 milioni di contribuenti. In media, quindi, grazie a questa misura, ognuno di loro dovrebbe risparmiare 183 euro all’anno, circa 15 euro al mese. Per dire: solo dieci anni fa, coi prezzi di dieci anni fa, gli 80 euro al mese di Matteo Renzi – 960 euro l’anno – erano considerati una mancetta. Peraltro: questo in media. Nei fatti un operaio risparmia 23 euro, un dirigente, oltre 400.
Il resto sono, per l’appunto, piccoli contributi a pioggia destinati a tanti piccoli gruppi sociali, elargiti come fanno le fondazioni bancarie di provincia con le bocciofile e i circoli di Paese, per poter dire di aver pensato a tutti, dalle famiglie con più di tre figli alle pensioni minime. Il tutto, peraltro, finanziato in prevalenza con tagli alla spesa per 7 miliardi, qualche nuova tassa qua e là, e con le risorse che arrivano dal PNRR.
La prima cosa buffa è che a proporre la manovra più timida degli ultimi trent’anni – il celeberrimo “Salva Italia” di Mario Monti fu da 30 miliardi, per dire – sia stata la coalizione di governo che alle ultime elezioni ha promesso la qualunque, dalla flat tax all’abolizione della Legge Fornero sulle pensioni, roba che di miliardi ne sarebbero serviti 100 all’anno, non 18.
La seconda cosa buffa è che una manovra inutile e ininfluente come questa, avrà l’unico obiettivo di farci uscire dalla procedura d’infrazione per deficit eccessivo e permetterci di accedere ai fondi per aumentare la nostra spesa in armamenti, così come desidera Trump. Per una legge di bilancio davvero generosa, forse, toccherà aspettare il prossimo anno. Casualmente, quello in cui ci saranno le elezioni. Ma questa, perlomeno, non è una novità che possiamo imputare a Giorgia Meloni.