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La Corte Costituzionale contro i Cpr: “Non rispettano la libertà personale dei migranti”

Per la Corte Costituzionale il trattenimento dei migranti nei Cpr implica un “assoggettamento fisico all’altrui potere incidente sulla libertà personale del migrante”. Nella sua sentenza, la Consulta ha bocciato la disciplina sui Cpr in quanto viola la riserva di legge in materia di libertà personale, e ha chiesto al Parlamento di intervenire integrandola.
A cura di Giulia Casula
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Il trattenimento dei migranti nei Centri di permanenza per i rimpatri implica un "assoggettamento fisico all'altrui potere", che ricade sulla libertà personale del migrante. Così si è pronunciata la Corte Costituzionale, che dichiarando inammissibile il ricorso del giudice di pace di Roma, ha bocciato la disciplina vigente sul trattenimento nei Cpr in quanto viola la riserva di legge in materia di libertà personale. Nella sentenza la Consulta ha chiesto al legislatore e quindi al Parlamento, di intervenire, integrandola.

Le questioni di costituzionalità erano state rimesse dal Giudice di pace di Roma che, chiamato a convalidare provvedimenti di trattenimento di stranieri in un cpr, aveva denunciato la violazione della riserva assoluta di legge prevista dalla Costituzione. Il giudice aveva anche lamentato l'assenza di standard minimi di tutela giurisdizionale rispetto ai detenuti in carcere, che invece usufruiscono delle garanzie dell'ordinamento penitenziario.

La Consulta ha dichiarato inammissibili le questioni di legittimità perché "non è ad essa consentito porre rimedio" al vuoto normativo riscontrato ma al legislatore, che dovrebbe introdurre "una normativa compiuta, la quale assicuri il rispetto dei diritti fondamentali e della dignità della persona trattenuta". I giudici infatti, hanno riscontrato che la disciplina sui Cpr sia "inidonea a definire, con sufficiente precisione, quali siano i ‘modi' della restrizione, ovvero quali siano i diritti delle persone trattenute nel periodo, che potrebbe anche essere non breve, in cui sono private della libertà personale, disciplina rimessa, quasi per intero, a norme regolamentari e a provvedimenti amministrativi discrezionali".

Per Riccardo Magi, di +Europa, la sentenza suona come una conferma. "I Cpr sono luoghi di coercizione fisica, in cui non si rispetta la libertà personale né gli standard minimi dei diritti umani e rimanda al legislatore affinché colmi questo vulnus".  I giudici di pace "non dovrebbero fare finta di niente e, alla luce di questa Pronuncia, dovrebbero sospendere le convalide di trattenimento nei Cpr mentre il Parlamento dovrebbe immediatamente seguire l'indicazione della Corte e correre ai ripari", ha dichiarato. "Tra Corte Costituzionale, Corte di Cassazione (che recentemente ha espresso dei dubbi sulla costituzionalità del Protocollo Italia-Albania, ndr), Tar e singoli tribunali, tutte le misure varate da questo governo su migranti e sicurezza sono state demolite sotto il profilo giuridico: Meloni si fermi perché sta calpestando il diritto e la legalità", ha concluso.

Anche secondo Marco Grimaldi, di Avs, quanto si legge nel pronunciamento della Corte è "l'ennesima prova di un delitto alla luce del sole. Nel mondo in cui i tagliagole e i criminali sono accompagnati a casa, e i migranti consegnati a loro, gli attivisti che li vogliono salvare sono un nemico", ha proseguito, denunciando che "i Cpr sono un buco nero del diritto. Di soldi pubblici. Di disumanità. Non rispettano la carta Costituzionale, non rispettano il diritto internazionale. Luoghi di segregazione e di sospensione del diritto che vanno chiusi", ha rimarcato.

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